Manageritalia Executive Professional (Lazio): Donatello Aspromonte

Ci sono spazi per un executive professional nel mercato del lavoro? Cosa fare per ampliare le opportunità di crescita del territorio? Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro? Le risposte a queste e altre domande ai responsabili regionali della nuova associazione di Manageritalia, nata a giugno dello scorso anno, che rappresenta figure chiave per la crescita e lo sviluppo del nostro tessuto economico, imprenditoriale e manageriale. A tu per tu con Donatello Aspromonte, responsabile regionale Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna e Umbria e vicepresidente nazionale Manageritalia Executive Professional

Cosa pensa della recente costituzione di Manageritalia Executive Professional e in particolare delle sfide e opportunità che le si presentano sul vostro territorio?
«È stato l’atto finale di un percorso progettuale durato 5 anni e ritengo che la nascita di Manageritalia Executive Professional come entità autonoma organizzata e con una mission chiara contribuirà sicuramente a rafforzare il senso di appartenenza degli executive professional in seno a Manageritalia, oltre a consentirci si sviluppare servizi ad alto valore aggiunto per i nostri colleghi associati».

Quali sono le tipologie di executive professional oggi più presenti localmente?
«Finanza, consulenza organizzativa e formazione meta-competenziale sono gli ambiti professionali che coprono circa il 90% della nostra base associativa».

Qual è lo stato dell’arte di presenza e cultura manageriale nelle aziende del vostro territorio?
«Ho potuto constatare un incremento di domanda di managerialità da parte delle imprese del territorio. Se fino a dieci anni fa l’imprenditore di una PMI laziale pensava di poter far da solo – magari con il supporto del fidato commercialista – oggi ha compreso che grandi fenomeni, quali la trasformazione digitale, stanno ponendo delle sfide imprenditoriali che non è possibile affrontare da soli. Ed hanno capito che senza managerialità si rischia di chiudere bottega».

Ci sono spazi per un executive professional che operi a supporto di proprietà e/o management aziendale e in particolare oggi in quali ambiti?
«Assolutamente sì! La digital transformation da un lato e il turnaround organizzativo e finanziario credo siano gli ambiti più importanti in cui un executive professional possa fornire all’impresa quel set di “soluzioni nuove e innovative” che le consentano di affrontare con successo le sfide del prossimo decennio. Il tutto inquadrato in un percorso di partnership tra imprenditore, management ed executive professional».

Lei come executive professional in che ambito opera?
«Opero in ambito organizzato-strategico e valutativo-finanziario».

Qual è una delle sue esperienze professionali più vincenti per lei e i suoi clienti che ha vissuto e/o sta vivendo attualmente?
«Seguo grandi gruppi ma anche piccole startup: l’aver accompagnato e assistito una joint venture internazionale nella fase di valutazione costi-benefici finalizzata all’ottenimento di un grant comunitario di 60 milioni di euro (Grande Progetto Europeo) e l’aver supportato un gruppo di giovani makers a disegnare, implementare e finanziarie – tramite un fondo di venture capital londinese – la propria startup le reputo le mie esperienze più significative, anche perché totalmente diverse tra loro. Ma esperienze come quest’ultima, a supporto di ragazzi che hanno solo una buona idea in testa, sono quelle che mi danno maggiore soddisfazione professionale e gioia personale».

Cosa fare per ampliare l’incontro tra gli executive professional e il tessuto imprenditoriale compresa tutta la business community e aumentare quindi le opportunità di crescita del territorio?
«Credo che le strade siano due: da un lato occorre aumentare le attività di networking sul territorio, con l’organizzazione di incontri specifici, in partnership con attori imprenditoriali locali; dall’altro, penso che l’utilizzo strumenti di certificazione adeguati possa contribuire a qualificare sempre di più lo standing professionale dell’executive professional».

Qual è stata la molla che la ha fatta entrare in Manageritalia come executive professional?
«Sono entrato in Manageritalia dopo aver partecipato a degli incontri territoriali ai quali ero stato invitato da amici. Mi è piaciuta sin da subito, sia per il livello di progettualità sia per la capacità della struttura locale di creare momenti di aggregazione e conoscenza reciproca».

Cosa si aspetta per il futuro?
«Sono fiducioso, sia per il paese che per le nostre professioni. Ci sono sfide mostruose che ci aspettano – e che aspettano soprattutto le piccole e medie imprese – in apertura di questo decennio; ma credo che, per quanto riguarda le professioni, la giusta qualificazione professionale unita alla capacità di fare sistema possano portare a risultati soddisfacenti».

Perché un executive professional dovrebbe iscriversi a Manageritalia Executive Professional?
«I motivi sono diversi e li sintetizzerei in 3 parole chiave: rappresentanza degli interessi comuni, networking e servizi. Stiamo lavorando, inoltre, anche a progetti per l’internazionalizzazione delle professioni, per favorire l’allargamento del campo di operatività dei nostri associati su scala almeno europea. Niente male, no!».

Ma quindi associandosi si entra in una community che può contare su un presidio territoriale attraverso lei e la sede di Manageritalia locale fruendo di servizi, networking ecc che si ampliano, on e offline, a livello nazionale e internazionale?
«Certo. Aderendo a Manageritalia Executive Professional si aderisce anche all’associazione territoriale ed è all’interno di questa che vengono fisicamente svolte le principali attività sul territorio. Ma si entra anche a far parte di un’organizzazione nazionale capace di sviluppare networking e servizi più ampi e di creare ponti verso opportunità internazionali».

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