I dubbi sull’Ape

Le coperture ipotizzate limitano la platea dei beneficiari

Il piano pensioni del Governo, su cui le parti sociali saranno chiamate a pronunciarsi negli incontri programmati per il mese di settembre, continua a suscitare perplessità.

Dall’incontro di venerdì scorso
è emerso che si dovrà rispettare il tetto finanziario massimo di 1,5 miliardi di maggiore spesa previdenziale, di cui solo 600 milioni sarebbero destinati all’Ape, il prestito pensionistico da restituire in 20 anni che permetterà di anticipare il pensionamento per vecchiaia di tre anni.

Pertanto, è ipotizzabile che l’intervento dello Stato volto ad alleggerire l’impatto sull’assegno pensionistico dell’anticipo del pensionamento sarà limitato ad una platea ristretta di soggetti, a basso reddito e in condizioni particolarmente disagiate (si è accennato ai disoccupati di lungo corso). Per i restanti lavoratori il ricorso all’Ape sarebbe, invece, particolarmente oneroso, considerando il tasso del prestito, la copertura assicurativa per il caso di pre-morienza e il mancato versamento di contributi negli ultimi tre anni.

Riteniamo quindi che alcune categorie di lavoratori, come quella dei dirigenti rappresentati da Manageritalia, che hanno già delle coperture derivanti dal contratto collettivo nazionale di lavoro che garantiscono loro delle fonti di reddito aggiuntive al momento della cessazione, con molta probabilità decideranno di non usufruire della nuova forma di flessibilità. Per questi soggetti, che continuerebbero a non gravare in alcun modo sulla collettività, occorrerebbe quindi prevedere maggiori certezze normative e agevolazioni legate alle loro specificità, con un’apposita norma da affiancare alle disposizioni relative all’Ape.

Infatti, tra le altre forme di flessibilità che si stanno studiando in alternativa all’Ape, solo quella relativa alle ricongiunzioni non più onerose per chi andrà in pensione anticipata di anzianità (attualmente previste solo per la vecchiaia), potrebbe interessare i percettori di redditi medio–alti.

Ma anche su questo punto permangono dei dubbi, non essendo stati ancora chiariti i criteri di calcolo dell’assegno pensionistico che verrebbero adottati in questi casi.

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