Auto aziendali: una misura sbagliata!

Il recente provvedimento penalizza economia, ambiente e dipendenti

“Una misura sbagliata e controproducente, per l’economia e per l’ambiente, perché penalizza ingiustamente i lavoratori dipendenti, disincentiva il rinnovo del parco auto italiano e frena un settore fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità del sistema produttivo”.

Così Guido Carella, presidente di Manageritalia, valuta l’ipotesi di portare dall’attuale 30 al 100 per cento la tassazione del fringe benefit sui veicoli aziendali, ipotesi contenuta nella bozza della legge di Bilancio per il 2020.



Secondo le stime di Manageritalia (vedi tabella sotto) sarebbero particolarmente colpiti dal provvedimento i lavoratori dipendenti impegnati in ruoli commerciali, di relazione, di consulenza, di supervisione e gestione manageriale. Per i dirigenti d’azienda la ritenuta fiscale sul fringe benefit dell’auto aziendale crescerebbe dall’attuale media annuale di 1.451 euro a 4.838 euro, per i quadri da 923 euro a 3.075 euro, senza considerare i maggiori oneri per le ritenute previdenziali a carico dei lavoratori e per le addizionali regionali e comunali.



“L’aumento penalizzerebbe i dipendenti non solo sul piano fiscale ma anche su quello strumentale, visto che le auto aziendali sono utilizzate principalmente nello svolgimento di attività lavorative e solo in parte minore per attività private – continua Carella. – La tassazione attuale, al 30%, riflette questa suddivisione dell’uso: oltre due terzi del chilometraggio delle auto aziendali viene percorso nell’ambito dell’esercizio di incarichi professionali e meno di un terzo durante il tempo libero. Una revisione di questi parametri si rifletterebbe sulle politiche retributive di migliaia di aziende di ogni settore, sulla semplificazione e sulla trasparenza amministrativa, incentivando l’uso di veicoli privati a fronte dei rimborsi chilometrici”.

“Oltre che colpire direttamente i lavoratori, il provvedimento avrebbe inoltre conseguenze negative a cascata su tutta la filiera automotive, con ricadute pesanti su produzione, commercio, indotto e servizi. Ricordiamo che il settore traina le immatricolazioni di veicoli con alimentazioni alternative, come rivelano anche i recenti dati Aniasa: tra il 2018 e il 2019 le auto aziendali elettriche sono aumentate del 42% e quelle ibride del 9%. Non si persegue la transizione ecologica tagliando le gambe al noleggio a lungo termine, volano per la mobilità green e sharing economy”.


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