Social o asocial? 5 modi di scrivere da evitare sui social network

In questo nuovo post, sempre ispirato al libro “Assertività & scrittura” (Franco Angeli / Trend, 2016), vorremmo condividere con voi alcuni suggerimenti sulla scrittura che vanno nella direzione dell’“evitare” negli ambienti social.

  1. Evitare il commento “a gamba tesa” quando siamo degli estranei

    Come nella realtà non ci sogneremmo di intrometterci da estranei nella discussione di un gruppo di persone che si conoscono e stanno conversando tra loro, così dovrebbe accadere anche sul social network. È vero che il carattere “pubblico” e apparentemente disinibito di un social network “autorizza” implicitamente l’intromissione come estranei in una discussione in corso ma il galateo della comunicazione scritta dovrebbe ricordarci almeno di salutare, esprimerci argomentando in modo assertivo e non in modo sarcastico, acido se non addirittura volgare o aggressivo. Infine, riflettere sul fatto che, se non sono “amico” di chi ha lanciato la discussione e quindi ai suoi occhi risulto essere un perfetto sconosciuto, il mio commento potrà essere percepito come non richiesto, inopportuno e invadente.
  2. Evitare l’effetto “gelato sulla pizza”

    Vi capita di leggere commenti assolutamente privi di nesso logico e di congruenza semantica con un commento o uno stato di partenza? “Ma questo che c’entra?”, è la prima reazione a caldo che proviamo leggendo alcuni di questi “strani” commenti. Lo definiamo effetto “gelato sulla pizza” proprio per la sua totale insensatezza e, in molti casi, sgradevolezza. Spesso si tratta di commenti compulsivi postati come personale riflesso narcisistico o più semplicemente come una sorta di “automatismo da social network” che porta qualcuno a commentare sempre e comunque su tutto quello che capita a tiro.
  3. Evitare la comunicazione come “passatempo”
    WhatsApp sembra diventato il “passatempo” preferito da molti per “comunicare”. Siamo in più gruppi contemporaneamente e trascorriamo molto tempo a scrivere, inviare foto e video. Il problema nasce quando la comunicazione diventa appunto un “passatempo” perdendo quindi il senso di quello che scriviamo, della sua utilità per chi legge o la congruenza con l’obiettivo iniziale per il quale il gruppo era stato costituito. Ricordiamo anche che in un gruppo su WhatsApp ogni singolo messaggio è una notifica a tutti, quindi è facile che il gruppo viva ogni volta un vero bombardamento comunicativo, a cominciare dall’aspetto acustico. Suggeriamo anche di evitare ripetuti messaggi vocali dei propri figli o degli adulti, il gossip fuori luogo e la ridondanza comunicativa di infiniti “Grazie!” “Prego” “Fantastico!”, “Figurati!”, “Sei gentilissima!”, “Buon giorno a te!”
  4. Evitare post lunghi
    Twitter ci obbliga a esprimerci in un massimo di 140 caratteri. Facebook e Whatsapp no, ma i limiti dobbiamo porceli noi: la brevità è imprescindibile quando siamo sui social. Post molto lunghi vengono letti a metà o per nulla: chi naviga si aspetta concetti, stati d’animo e notizie riassunti in pochi caratteri. Stessa indicazione per quanto riguarda le chat, che per loro natura richiedono scambi di poche battute: Whatsapp non si presta a ospitare “papiri”! Andiamo subito all’essenziale, ponendoci l’obiettivo di dire quel che vogliamo servendoci del minimo numero di parole che occorre.
  5. Evitare errori di ortografia
    In passato si distingueva tra due forme di comunicazione: “in presenza” e “in assenza”. La prima, in cui le persone erano di fronte, era orale e immediata. La seconda, in cui gli interlocutori erano distanti, scritta ed elaborata con tutta calma. Oggi invece molte comunicazioni in assenza richiedono quasi la stessa immediatezza del parlato: dietro il display c’è qualcuno che scrive e attende una risposta nello stesso momento. Ciò ci porta a dover sempre essere veloci, sacrificando la forma. Quel che però non possiamo proprio permetterci di sacrificare è l’ortografia: prima di inviare controlliamo che tutto sia ok. Attenzione, ad esempio, alle “h”, alle doppie, alle parole straniere. Commettere errori di questo tipo ci rende, agli occhi di chi legge, distratti o ignoranti. Spesso, entrambi.

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