Raccontare il bello e rivedere il ccnl: queste le chiavi per stimolare l’appeal del settore turistico

Massimiliano Schiavon, Presidente di Federalberghi Veneto, non ha dubbi: la difficoltà nel trovare e trattenere i talenti nel settore turistico è una criticità importante e sempre più strutturale. Ma esistono modi per uscirne e ce li racconta in questa intervista.

L’intervista è parte del progetto di Manageritalia Veneto Turismo: giovani, imprese, lavoro – Il Veneto verso Milano-Cortina 2026, che riflette e vuole incidere sul futuro dei turismi in Veneto coinvolgendo tutti gli stakeholder del territorio, privati e pubblici.

Parliamo delle risorse umane nel settore alberghiero. In base alla sua esperienza, quali sono i motivi delle difficoltà nel trovare personale? È generale o legata a specifiche mansioni?

La ricerca di personale, soprattutto per le strutture ricettive stagionali, può rappresentare una criticità importante. Sicuramente la pandemia e una diminuzione di attrattività del settore, unitamente ad una marcata diminuzione demografica, hanno contribuito notevolmente nel complicare una già difficile situazione. Le difficoltà si riscontrano in tutte le aree lavorative, anche quelle più basilari. Forse il fenomeno è più marcato nei reparti legati al Food&Beverage, quindi in cucina ed in sala con camerieri e cuochi in primis, e nelle mansioni specialistiche.
 

E rispetto al turnover? Avete difficoltà anche a trattenere in azienda il personale, in particolare i giovani?

Nelle attività stagionali assistiamo ad un alto turnover. La difficoltà nel trattenere in azienda il personale va sicuramente ricercata nella poca disponibilità ad accettare un determinato salario mensile a fronte di una richiesta di lavoro su più turni e che si concentra in pochi mesi. Sicuramente il contratto nazionale andrebbe rivisto per stimolare l’appeal del settore.  
 

Ritiene che ci sia un’elevata disaffezione dei giovani verso il settore turistico? A cosa è dovuta?

Sì, sicuramente; è un problema di natura strutturale e non occasionale, legato alle motivazioni già esposte.

Oggi, inoltre, il settore viene raccontato molto negativamente e questo non aiuta di certo. È un po’ come nel giornalismo: la cronaca nera fa sempre più notizia. Forse è arrivato il momento di avviare una campagna di comunicazione che metta in luce i molteplici aspetti positivi di questo lavoro, le eccellenze che certamente esistono nel comparto ma che vengono ancora poco evidenziate, le realtà vincenti, che sanno stare contemporaneamente sul mercato turistico e su quello del lavoro… in questo modo si possono avviare processi di emulazione sia da parte di altre aziende che da parte dei lavoratori del nostro settore.

Un altro aspetto sicuramente fondamentale per avvicinare i giovani alle aziende e al mondo del lavoro è, poi, una reale sinergia operativa tra la formazione e le imprese.

Il turismo diventa un business sempre più sinergico e interconnesso in cui i clienti chiedono un’offerta di esperienze che integrano i servizi di hotellery, cultura, sport, mobilità… In questo contesto, quali competenze servono oggi e quali sono particolarmente scarse sul mercato?

Oggi più che mai è necessario sostenere la riconversione e l’aggiornamento delle competenze per far crescere risorse umane qualificate e per rispondere al crescente fabbisogno delle aziende, anche anticipando la domanda di nuovi profili.  Tra le nuove figure professionali più richieste ci sono sicuramente quelle con competenze specifiche (social media manager, data analyst, digital marketing manager ed esperti di digital management per prodotti e destinazioni turistiche), ma non mi limiterei solo a questi profili di alto livello.  
 

Che politiche ha portato avanti lei nella sua azienda verso le risorse umane, ad esempio in tema di recruitment e di attrattività, considerando che le persone sono fondamentali per la qualità dei servizi?

Coinvolgimento dello staff negli obiettivi aziendali, monitoraggio e condivisione dei risultati ottenuti attraverso piattaforme digitali e premialità al raggiungimento degli obiettivi.
 

Si tratta di politiche che tutte le imprese sono/dovrebbero essere in grado di perseguire oppure sono influenzate dalle formule imprenditoriali ed organizzative, dalle dimensioni, dalla diversa collocazione delle aziende nei vari contesti/aree turistiche?

Può essere una strategia vincente per qualsiasi impresa, ma certamente non è l’unica.
 

Parlando di Imprenditori Alberghieri, cosa deve cambiare nei modelli di business delle aziende del suo settore?

Al giorno d’oggi bisogna essere imprenditori in quanto la gestione manageriale è cambiata. L’imprenditore lavora SUL proprio business, non NEL business. L’imprenditore cerca di far rinascere continuamente il business che ha creato.
 

Lei è anche Presidente dell’ITS Academy Turismo Veneto. Quale apporto danno questi giovani formati alle aziende? E quali le condizioni organizzative perché lo possano fornire?

Questi ultimi due anni sono stati pieni di cambiamenti e caratterizzati da una forte incertezza sul futuro. Diventa quindi fondamentale puntare su percorsi di formazione e qualificazione mirati alla fidelizzazione dei ragazzi in modo che le risorse formate restino nel settore.  Sono mutate la struttura dei bisogni, il sistema di priorità, i processi decisionali, le modalità di comunicazione e tutti questi fattori devono trovare un porto sicuro sia in un’offerta turistica che tenga conto di questi aspetti, sia in un’offerta formativa capace di creare queste peculiarità professionali.

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