Sostenibilità: focus con Michele Riccardi, Edenred

Storie, strategie e obiettivi: come declinare nel lavoro le sfide di un futuro sostenibile a livello economico, sociale e ambientale. La parola ai manager e a chi fa l'impresa

Per favorire lo sviluppo di un futuro davvero sostenibile a livello economico, sociale e ambientale raccogliamo esperienze, storie, risultati e obiettivi futuri dalla viva voce dei manager e di chi fa l’impresa: un modo per andare oltre la Csr, con una forte e diffusa responsabilità a tutto campo. Oggi ne parliamo con Michele Riccardi, direttore Risorse Umane & Corporate Social Responsibility di Edenred Italia.

La pandemia ha portato ancora più all’ordine del giorno il tema della sostenibilità: com’è cambiato il mondo della Csr in questi ultimi due anni?

«La pandemia non ha cambiato il mondo della Csr in sé, ma ha portato la Csr fuori dai suoi tradizionali ambienti, attribuendole un’urgenza e un’importanza totalmente nuove: la sensibilità delle nuove generazioni è fortemente indirizzata verso la sostenibilità, le priorità delle persone si sono modificate, è stato ridisegnato un nuovo modello di work-life balance dei lavoratori… questi cambiamenti hanno impattato sulle organizzazioni, costringendole a riposizionare gli investimenti per salvaguardare non solo l’efficacia e la produttività, ma anche il livello di engagement del proprio capitale umano. L’aggettivo “sostenibile” affianca oramai molti sostantivi e diventa una leva determinante per attrarre e trattenere i talenti. Si nota anche un’accelerazione anche del concetto di “sostenibilità partecipata”, attraverso progetti territoriali con diversi attori impegnati a raggiungere un obiettivo comune che distribuisce valore alla comunità».

In cosa consiste il suo ruolo, come viene declinato nel suo settore professionale e quali sono le sfide concrete del suo lavoro quotidiano?
«Sono HR e CSR Manager in Edenred Italia: insieme al mio team definisco una strategia e un piano di azione, lavorando spesso a quattro mani anche con il gruppo di Comunicazione. Una delle ultime sfide portate a termine è stata la pubblicazione del primo Bilancio di Sostenibilità di Edenred Italia: lo abbiamo chiamato Percorsi, perché traccia l’attuale strada e apre a futuri sentieri che intraprenderemo. All’interno della strategia del Gruppo, era arrivato il tempo di comunicare il nostro ingaggio su questi temi, e abbiamo scelto di farlo proprio quest’anno. Ora invece siamo concentrati nel rafforzare la consapevolezza e la cultura della sostenibilità, sia all’interno della nostra organizzazione che all’esterno: crediamo fortemente che le relazioni durature con i nostri stakeholder debbano essere basate anche su questi temi».

Quali sono i trend di settore? Quali sfide e criticità, se ci sono state, ha dovuto affrontare la sua azienda?
«Durante la pandemia abbiamo avviato il progetto RESTART, finanziato dal fondo del Gruppo, More Than Ever, che ha permesso di aiutare con azioni concrete le industry più colpite dalla pandemia. Ora siamo impegnati in attività in linea con i trend relativi al benessere delle persone e alla digitalizzazione del sistema paese: lavoriamo in particolare per lo sviluppo di una nuova mobilità, che sia davvero sostenibile, e per digitalizzare tutte le soluzioni sociali a sostegno per lavoratori e famiglie».

Perché a un’azienda conviene investire in responsabilità sociale d’impresa e sostenibilità?
«Avendo la possibilità di incidere su questioni sociali, economici e ambientali, per Edenred investire sulla sostenibilità significa contribuire attivamente allo sviluppo del sistema paese. Non solo i nostri clienti (aziende e merchants), ma anche gli utilizzatori delle nostre soluzioni ce lo chiedono oramai a gran voce».

In concreto, quali sono i principali progetti in tema di CSR e sostenibilità che avete portato a termine negli ultimi anni in azienda?
«Il Gruppo è da tempo impegnato sui temi dell’alimentazione, come il progetto F.O.O.D. promosso dall’Unione Europea (Fight Obesity through Offer and Demand): cerchiamo di promuovere la cultura di una pausa pranzo sana ed equilibrata, migliorando nei ristoranti la qualità nutrizionale offerta e, nel contempo, informando le persone. Inoltre, siamo impegnati nella lotta contro lo spreco alimentare con iniziative di sensibilizzazione verso tutto il nostro ecosistema: dalla diffusione di contenuti informativi, alla promozione delle doggy bag, fino ad arrivare alla partnership con Too Good To Go, attraverso cui, nel 2021, ci proponiamo di salvare 40.000 Magic Box, corrispondenti a 100 tonnellate di CO2, che equivalgono a 300 voli Roma – Londra. A livello locale realizziamo progetti di solidarietà volti a creare forti legami con il territorio. I nostri dipendenti sono costantemente impegnati in attività di volontariato, che culminano ogni anno in una giornata dedicata: l’Idealday».

Per quanto riguarda il prossimo biennio, in quali obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) la sua azienda sarà coinvolta? Avete già dei progetti definiti su cui intendete impegnarvi?
«La strategia del Gruppo si fonda su 3 pilastri: • People, per promuovere il benessere sul luogo di lavoro, dove abbiamo obiettivi di skills da garantire per tutti, di gender diversity in posizioni di executives, di volontariato aziendale; • Planet, per preservare l’ambiente, dove abbiamo obiettivi di riduzione delle emissioni di greenhouse gas, di servizi eco-responsabili offerti, di soluzioni eco-designed o recycled offerte; • Progress, per creare valore in modo responsabile, dove abbiamo obiettivi di consapevolezza dei nostri stakeholders sui temi di alimentazione bilanciata e lotta allo spreco alimentare, di comportamenti etici dei nostri dipendenti, di eccellenza nella gestione della data protection e di quality management. Siamo concentrati, inoltre, a raggiungere gli obiettivi che contribuiscono direttamente a 12 dei 17 SDGs».

Pubblico e privato possono collaborare per raggiungere un obiettivo comune?
«Non “possono”, devono collaborare! Soprattutto in vista della finestra eccezionale rappresentata dal PNRR. Il modello di sostenibilità che abbiamo l’opportunità di ridisegnare, infatti, passa attraverso la comunione di intenti e conseguentemente di programmi o azioni. I lavoratori, privati o pubblici che siano, sono tutti cittadini: vivono quotidianamente simili bisogni e necessità. E allargando il concetto di pubblico anche alle Istituzioni, allora diventa imprescindibile che le scelte che verranno prese nel breve e medio termine debbano essere concertate».

CSR e sostenibilità: come capire quando è solo un’operazione di marketing?
«Non è semplice in questo momento capire se chi racconta di CSR e sostenibilità lo faccia in buona fede o solo con l’obiettivo di proiettare un’immagine e un posizionamento di brand senza sostanza e strategia. Mi sembra però chiaro a tutti che l’esercizio di pubblicare un bilancio di sostenibilità rappresenti, per chi lo fa, un atto di responsabilità e ingaggio di pubblico dominio. Al di là di certificazioni ISO e/o di certificazioni di bilancio, arriverà molto presto il momento in cui nessuno si potrà permettere di fare della CSR e della sostenibilità un’operazione di solo marketing: sono troppi i segnali che portano la responsabilità sociale ad avere un ruolo centrale. È il mercato stesso che lo chiede già oggi ad alta voce».

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