La rivoluzione della carriera manageriale

I cambiamenti in atto nella carriera e nelle modalità per muoversi ed essere sul mercato. Ne parliamo con Giulio Bertazzoli, AD di Spinlight Counseling

Avete presente il modo di dire “è in carriera”? Una rappresentazione dello stato professionale di qualcuno, o qualcuna, che rappresenta positività e crescita. Ebbene, in carriera dobbiamo esserlo tutti, ma per provarci dobbiamo capire come stanno le cose oggi. Per questo abbiamo sentito Giulio Bertazzoli, che dopo un lungo percorso come hr e manager ai massimi livelli in grandi aziende è passato a curare la carriera delle persone da fuori con la sua società Spinlight Counseling.

Venerdì 18 febbraio, dalle 12 alle 13, Giulio Bertazzoli sarà il protagonista del prossimo appuntamento sulla carriera di Friday’s Manager, organizzato da XLabor, divisione di Manageritalia dedicata al mercato del lavoro manageriale.

La carriera per tutti, ma in particolare per i manager, c’è ancora? Com’è cambiata e come diventerà?
«La carriera è profondamente cambiata in questi ultimi 5 anni, non solo nel periodo Covid. Dall’interno della propria azienda si è orientata verso l’esterno, il mercato del lavoro. Questa accelerazione è avvenuta e avviene per due motivazioni principali: le condizioni economico-finanziarie delle aziende, che non permettono di far crescere con continuità i manager al loro interno, e la velocità dei cambiamenti, che ha reso più breve la permanenza dei dipendenti nella stessa azienda».

Il Covid ha inciso e inciderà sui mutamenti già in atto nei percorsi di carriera?
«Questo è ancora da vedere, per ora i mutamenti hanno segnato più gli aspetti dell’organizzazione del lavoro, nei percorsi di carriera le aziende tendono a implementare cambiamenti in maniera molto più lenta».

E cosa serve oggi per fare carriera, quali i primi tre must?
«Capacità di prendere decisioni velocemente, competenze di team building e team managing e, infine, forte orientamento ai risultati».

Una volta si parlava di aziende scuola, di maestri e mentori: ci sono ancora e hanno lo stesso ruolo e peso?
«Le situazioni economiche finanziarie di buona parte delle aziende e la competitività del mercato hanno notevolmente ridotti gli investimenti in formazione, oggi si cercano sempre di più persone già formate».

Forse serve sempre più avere un progetto e cambiarlo spesso, come si fa con quelli aziendali, per rispondere, anzi, anticipare il mercato?
«Oggi è fondamentale conoscere il proprio posizionamento sul mercato sia in termini retributivi che di capacità e competenze e quali skill richiedono le aziende per non rimanere tagliati fuori dalle opportunità di miglioramento. Il progetto non è più solo orientato alla propria azienda, ma verte sulla costruzione di capacità e competenze spendibili sul mercato, sull’autoformazione e sulla conoscenza delle dinamiche e degli interlocutori del mercato».

E chi ci può dare una mano e come?
«Il primo che deve dare una mano è il manager stesso, che deve uscire dalla propria comfort zone aziendale e domandarsi come gestire la propria carriera. Fatto questo, il resto è in discesa».

Come abbiamo medici e trainer per gestire al meglio il benessere psicofisico, servono consulenti anche per la carriera?
«Esattamente, ci sono competenze e metodologie nei percorsi di consulenza di carriera che si possono acquisire e mettere in pratica solo con l’ausilio di figure competenti, il medico per capire la cura e il trainer per implementarla. I consulenti di carriera rivestono entrambi i ruoli, aiutando a sviluppare la progettualità della carriera, fornendo i mezzi per implementarla e monitorando i risultati per realizzarla».

E cosa dobbiamo aspettarci da una consulenza di carriera e da un consulente di carriera?
«Prima di tutto capire dove si vuole e si può andare, poi quali sono i mezzi e l’impegno per raggiungere il risultato e, infine, avere una guida che ci permetta di ottenere delle opportunità in linea con le aspettative e strumenti per “portarsele a casa”, ovvero superare i processi di selezione aziendale. Trovare l’azienda giusta è strettamente legato ad essere la persona giusta per quel ruolo, il consulente deve essere la figura di riferimento nei processi di ricerca delle opportunità, ma anche di valutazione delle stesse».

Cinque consigli vincenti per gestire al meglio la nostra employability?
«Alzare gli occhi dalla propria azienda comprendendo che esiste un mercato del lavoro, valutare a quali aziende possiamo interessare prima delle aziende che ci interessano, diventare visibili, fare in modo che chi offre opportunità di lavoro ci trovi e, infine, fare networking».

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