Cosa ha pensato quando ha visto il suo nome nella classifica Forbes delle migliori donne che rappresentano la leadership al femminile nel nostro paese?
Sono stata molto onorata, è certamente un riconoscimento importante. Essere stata scelta da una rivista prestigiosa come Forbes, a fianco di donne illustri, non può che lusingarmi.
Il fatto che tra le 100 donne leader ci siano molte manager significa che questo è un ruolo chiave per esprimere competenze, creatività, tenacia e capacità di innovare?
Sì, è indicazione del fatto che l’economia è un ambito in cui queste capacità trovano terreno fertile e possono esprimersi. Questo è ancora più vero quando si ha l’opportunità di gestire aziende italiane che hanno una dimensione globale.
Secondo lei una manager donna ha degli atout specifici?
No, credo che la leadership sia una questione personale, che dipende dal carattere delle persone e non dal genere. Nella mia carriera ho visto donne con una leadership molto aggressiva e altre con uno stile partecipativo e conciliante. Idem per gli uomini, ne ho conosciuti di molto assertivi e di molto collaborativi.
Parliamo di lei: lei che leader è in tre parole?
Mi definisco pragmaticamente strategica e strategicamente pragmatica. Con un forte senso dell’etica.
Chi sono stati i suoi maestri o maestre di leadership, dentro e fuori il mondo del lavoro?
Non ho mai avuto un maestro illustre. Mi sono sempre piaciuti gli unsung heroes, le persone cosiddette normali che senza clamori, ma con grande coraggio e determinazione, sono capaci di gesti straordinari. Ne ho visti e conosciuti tanti in questi anni e cerco di imparare da ognuno di loro.
La capacità di gestire le persone è il tratto distintivo di ogni buon leader: lei cosa cerca di trasmettere ai suoi collaboratori, di persona e in remoto?
Cerco di far capire che i leader devono avere una visione di lungo termine, devono saper prendere decisioni anche difficili mettendoci sempre la faccia e trattenendo per sé la pressione. Ma cerco soprattutto di trasmettere l’importanza di anteporre il successo collettivo a quello personale e l’importanza di costruire team motivati in cui ciascuno riesca dare il meglio di sé.
Work-life balance: le due dimensioni oggi si sovrappongono spesso. Qual è la sua ricetta?
Può sembrare una provocazione ma la mia ricetta personale è non staccare mai completamente. Sono connessa e reperibile anche nei weekend e in vacanza. Questo mi permette di ritagliarmi degli spazi personali anche durante le giornate lavorative, quando ne ho la necessità per me e la mia famiglia.
Essere uomo o donna sul lavoro oggi fa ancora differenza? Come e perché?
Sì, purtroppo sì. Talento e merito sono equamente distribuiti tra uomini e donne ma le opportunità di dimostrarli no. Gli stereotipi di genere ostacolano ancora il percorso di una donna. Ma noi dobbiamo credere in noi stesse ed essere resilienti. Non dobbiamo accettare che i pregiudizi determinino chi siamo o chi vogliamo diventare.
Quali pensa siano i punti di forza di un’associazione come Manageritalia nel promuovere e sostenere la leadership manageriale?
Penso che possa rappresentare un importante punto di riferimento e di aggregazione per i propri associati, oltre che un utile canale per favorire lo scambio e l’aggiornamento comune.
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