Ferrari crea innovazione: un progetto di successo

Il Gruppo di lavoro CreaInnovazione di Manageritalia Roma ha messo in piedi un’iniziativa di cui vi vogliamo parlare. Nell’ultimo anno sono state coinvolte imprese e organizzazioni in un progetto chiamato Creatività per l’innovazione.

Il progetto aveva un obiettivo preciso: verificare i risultati scaturiti dall’adozione di metodi e processi creativi in azienda, con un nuovo modo di lavorare e lo sviluppo di nuove competenze.

Il bilancio di questa iniziativa è decisamente positivo e ha che le tecniche di creatività in percorsi guidati da consulenti esperti generano un forte impatto sia nella gestione delle risorse umane sia nell’approccio manageriale all’innovazione di prodotti e servizi.

Parliamo dunque di un modo concreto ed efficace per declinare il concetto di creatività e vogliamo raccontarvi attraverso una serie di interviste ai nostri referenti delle undici aziende che hanno aderito al progetto le storie di successo legate a questo percorso.

Iniziamo oggi con Ermanno Bonfiglioli, responsabile Progettazione Motopropulsori Ferrari dal 1987 al 2008.

Cosa vi ha spinto a rivolgervi a un consulente di Creatività per l’innovazione?

Dopo aver frequentato nel 2005 con molto interesse un seminario sulla creatività, ho voluto far provare questa esperienza al gruppo di 35 progettisti che lavorano con me in azienda. Volevo che il tema della creatività trovasse una declinazione concreta nell’ambito del lavoro di progettazione.

E quale era l’obiettivo da raggiungere?

La riduzione del peso e del costo del motore partendo da un concetto estetico: la bellezza del motore stesso. Appena uno apre il cofano di una Ferrari, o addirittura, senza aprirlo, dato che molte delle nostre vetture hanno il motore a vista, questa componente avrebbe dovuto avere un impatto visivo importante.

Quale percorso avete seguito?

Tutti i progettisti sono stati divisi in due gruppi per non interrompere l’attività lavorativa e a turno sono stati isolati dal resto dell’azienda. Gli incontri avvenivano nel corso di mezze giornate, cinque in totale, durante le quali non intervenivo. Ero presente invece al briefing serale con la consulente, Raffaella Pederneschi. Tra le tecniche utilizzate è stato chiesto a ciascun progettista di impersonificare un pezzo del motore e di portare il pezzo nel workshop.

Originale.

Sì, sulle pareti della sala erano attaccati cartelloni. Il progettista, che non aveva il CAD con sé, doveva mettersi di fronte a una parete con pennarelli e generare lì delle idee.

Cosa ha prodotto questo esperimento?

Idee e soluzioni che non erano ancora state prese in considerazione, idee implementate nel breve, come la ruota fonica per la distribuzione, la scatola comando cambio con il 40% in meno del peso e la riduzione dei tempi di costruzione, i coperchi testa GDI con peso e rumore ridotti e montaggio semplificato. Altre idee sono state portate avanti nei progetti successivi. Alla fine abbiamo presentato il lavoro a tutta l’azienda, vertici compresi. Il progetto è stato pubblicato su Ferrari Magazine.

Alla fine quali sono stati i risultati che avete ottenuto?

La riduzione del peso del motore: su cinque particolari si è ottenuta una riduzione di circa un chilo. Il peso è stato ridotto senza aumentare il costo. Su altri particolari è stato diminuito il solo costo. C’è stato poi un importante cambiamento di mentalità approcciando il lavoro in maniera diversa.

Le idee sono state difficili da attuare?

L’80% di queste idee sono state realizzate senza particolari problemi. Altre erano “sfocate”, difficili da portare a termine perché avremmo dovuto cambiare il processo tecnologico della Ferrari.

Le competenze di creatività per l’innovazione possono diventare interne o è meglio che rimangano esterne all’azienda, grazie a un consulente? 

In funzione della mia esperienza cercherei di portare all’interno della azienda le competenze per poter avere una continuità garantita nel tempo.

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