Stato dell’arte e ripresa di alcuni settori chiave dell’economia italiana: quali strade percorrere? Ne parliamo con i nostri partner contrattuali. Intervista a Donatella Prampolini, vicepresidente Confcommercio-imprese per l’Italia.
Come arriva il vostro settore alla fine del 2020?
Il 2020 è stato l’anno peggiore per l’economia italiana almeno dal 1944. Le perdite di pil (-9,1%) e consumi (-10,8%) sono state concentrate in gran parte proprio sul terziario di mercato, dal commercio non alimentare, al turismo, alla convivialità, lo sport e la cultura.
Cosa serve per ripartire?
Sono necessarie tre azioni distinte, ma complementari. La prima riguarda la sistemazione definitiva delle perdite dovute ai provvedimenti restrittivi dell’attività economica. Serve un indennizzo basato sui risultati complessivi del 2020, esteso a tutti i lavoratori indipendenti – imprenditori e lavoratori autonomi – a prescindere dai codici di attività, tenendo conto, ovviamente, dei ristori già ricevuti. La seconda iniziativa riguarda le riforme di contesto indicate nel Recovery Plan: fisco, giustizia, burocrazia. Difficilmente le imprese torneranno vitali senza un ambiente migliore in cui produrre e prosperare a beneficio di tutti gli stakeholder. Il terzo pilastro della ripresa è l’innovazione tecnologica di massa, mediante incentivi alle imprese, anche quelle piccolissime, per ottenere una maggiore produttività strutturale.
Quale è il vostro ruolo come organizzazione di rappresentanza?
Questa pandemia ha evidenziato – se ce ne fosse bisogno – che i corpi Intermedi svolgono una funzione sociale insostituibile. Lo dimostrano i numerosi accordi, gli avvisi comuni, le iniziative congiunte in materia di ammortizzatori sociali, bilateralità e formazione che si sono succedute in questi mesi.
Come possiamo fare sinergia per rilanciare il settore e l’economia?
Esercitando la funzione di cui sopra (corpi intermedi) utilizzando gli strumenti che ci sono propri, raccogliendo e rappresentando i bisogni delle imprese e dei manager con proposte ai livelli istituzionali.
Quale è il ruolo di managerialità e innovazione?
Senza esagerare, direi che agli imprenditori ed ai manager è affidato il 99% del successo dell’operazione di rinascita della nostra economia (l’1% dipende dalle ingenti risorse europee). Bisogna essere chiari e precisi sul punto: l’innovazione non è una manna che coincide con le risorse da spendere. Va selezionata, applicata, valorizzata dentro il processo di offerta dei beni e dei servizi. Tocca ai manager farlo, assieme agli imprenditori, utilizzando anche la leva della formazione e dei Fondi Interprofessionali. Viceversa, tra 12-18 mesi torneremo agli asfittici tassi di variazione del pil osservati prima della pandemia. Quando eravamo già avviati lungo un percorso di declino.
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