Il lancio dei nuovi ammortizzatori sociali e delle politiche attive, a cui sta lavorando il governo Draghi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando, probabilmente slitteranno a settembre per entrare poi nella legge di bilancio dell’autunno prossimo.
Un lavoro che ha visto il governo e il ministero interloquire anche con i manager e le loro organizzazioni, perché proprio il management è quello che ha più a che fare con questi strumenti indispensabili per gestire le crisi e le transizioni.
Pochi mesi dopo l’insediamento del governo Draghi, la segreteria tecnica del nuovo ministro del Lavoro Andrea Orlando ha iniziato un dialogo con le organizzazioni dei manager, attraverso Cida, su due fronti: ricevere proposte per tutele ad hoc per i dirigenti e suggerimenti sul sistema gestionale degli ammortizzatori.
E Manageritalia da tempo si pronuncia e agisce per un sistema di ammortizzatori sociali capace di supportare davvero le profonde trasformazioni in atto da anni e ancor più in futuro nel mondo del lavoro e nell’economia. Qualcosa che sappia migliorare l’occupabilità del lavoratore e accompagnarlo verso il reinserimento nel mercato. Quindi un sistema di vasi comunicanti tra sostegno al reddito, politiche di attivazione del lavoratore e riforma dei servizi per l’impiego.
Ammortizzatori sociali sotto la lente dei manager
Così nel mese di aprile abbiamo lanciato un’indagine e sviluppato anche interviste personali tra i manager associati che si occupano di HR. Sotto la lente il sistema generale degli ammortizzatori e i singoli strumenti utilizzati durante la pandemia. Oltre un centinaio i rispondenti e 50 le interviste personali. Alla fine, molte le critiche costruttive al sistema e diversi i suggerimenti per migliorarne la gestione. Vediamo in sintesi cosa è emerso e cosa a detta dei manager serve per migliorare in termini applicativi questo determinante strumento.
Impatto occupazionale
Il sistema degli ammortizzatori in Italia ha un assetto stratificato e disomogeneo che disorienta e complica la vita agli addetti ai lavori. Per questo da più parti si invoca una riforma che razionalizzi il sistema semplificandone le procedure, la disciplina di accesso e la governance. In altre parole… più user-friendly.
Nell’intervista abbiamo chiesto innanzitutto notizie sull’impatto occupazionale della pandemia nel proprio settore in termini previsionali. A sorpresa alcuni hanno risposto che l’impatto sarà nullo o quasi, soprattutto nel settore Gdo, dove in alcune aree si è addirittura registrato un aumento del personale. Altri invece, soprattutto nel comparto retail, dichiarano che vi saranno esuberi e ridimensionamento degli organici.
Inoltre, la conversione di alcuni settori verso il digitale costringerà alcune imprese a rinnovare il capitale umano inserendo sempre più giovani e accompagnando verso la pensione personale meno disposto a innovarsi, formarsi e modificare il proprio modo di lavorare.
Verso un ammortizzatore sociale universale
Tutti d’accordo nel chiedere un’unica forma e universale di ammortizzatore sociale come necessità primaria, a patto che il nuovo strumento venga studiato nella maniera più efficiente possibile, riducendo al minimo gli adempimenti burocratici e in particolare l’invio all’Inps di informazioni già in suo possesso.
Un’unica forma di regolamentazione per tutti i lavoratori, ci hanno detto, sarebbe molto opportuna per evitare discriminazioni tra lavoratori appartenenti ai diversi settori di inquadramento delle aziende (industria, artigianato, terziario). Esistono, infatti, aziende che applicano contratti differenti e quindi ogni volta che viene adottata una decisione sul personale occorre fare attenzione a che non si determini un impatto diverso, non per il ruolo, ma per il contratto applicato.
Gli intervistati hanno suggerito comunque una procedura univoca (sia per le aziende locali sia per quelle multilocalizzate) ma differenziata tra aziende piccole (meno di 50 dipendenti) e le altre.
Le criticità dell’accesso ai trattamenti di Cig ordinaria/straordinaria/in deroga
Tra le principali criticità evidenziate c’è stata la diversità delle procedure e la parte amministrativa/documentale da inviare all’Inps con domande troppo analitiche e complicate e allegati complessi da gestire; il malfunzionamento del sito Inps, la complicata compilazione dei fogli Excel e indicazioni di compilazione differenti per tipologia di gestione; il dover costantemente monitorare l’esito dell’accoglimento delle domande di Cig; la successione delle norme relative ai periodi coperti da integrazione salariale che hanno lasciate scoperte delle settimane; l’inadeguatezza delle regioni a gestire la Cig in deroga con differenti modalità di accesso e di invio della documentazione tra regione e regione; la difficoltà nell’individuazione della corretta forma di ammortizzatore spettante e altro.
Serve un iter più rapido e semplice
Tutti chiedono un unico ente preposto a ricevere la domanda e un unico funzionario con il quale poter interloquire. È necessario semplificare la richiesta delle informazioni necessarie (pochi dati, allegati non complessi) e la stabilità delle procedure nel tempo. Si ritiene importante anche la certezza sui tempi di erogazione, avere un’unica forma di ammortizzatore o almeno prevedere un iter uguale per tutti gli ammortizzatori con procedure amministrative chiare. Dare la possibilità alle aziende grandi di effettuare una domanda sola per tutte le unità produttive.
Infine, alcuni suggeriscono di convogliare nel flusso Uniemens i dati per il pagamento delle integrazioni salariali (disposizione già prevista dall’Inps ma non ancora operativa) e semplificare i dati del cruscotto Cig al fine di garantire una più chiara interpretazione dei dati previdenziali richiesti.
Alcuni propongono di implementare il software Inps con un contatore aziendale che effettui in tempo reale l’aggiornamento delle settimane usufruite (o in futuro si auspica delle ore fruite), come ad esempio fa il sistema già in uso sul portale del Fsba (fondo di solidarietà bilaterale).
Servono procedure più snelle e rapide
Gli intervistati suggeriscono lo snellimento della procedura permettendo al datore di lavoro di indicare esclusivamente: il periodo di fruizione, il numero di ore di ammortizzatore richiesto, l’elenco nominale dei lavoratori oggetto della richiesta. Sarebbe auspicabile ottenere l’autorizzazione immediata per poter inoltrare da subito le richieste di pagamento dirette ai lavoratori o la compensazione dell’anticipo erogato dalle aziende ed effettuare i controlli a consuntivo. Non tutte le aziende possono anticipare i trattamenti integrativi, quindi la lentezza nella gestione dell’iter amministrativo ricade sui lavoratori.
Digitalizzazione e dialogo banche dati per una maggiore efficacia
Gli HR ritengono fondamentale far interfacciare le piattaforme esistenti, l’eliminazione delle deadline, l’utilizzazione di un unico database in cui sono caricati automaticamente i dati già in possesso della Pa (fortemente raccomandata è la possibilità di poter eseguire un upload di file in formato xls o xml, contenente solo i dati non in possesso) e infine la riduzione dei tempi di gestazione delle domande e, naturalmente, la tempestività nell’erogazione dei sussidi.
Ammortizzatori anche per i dirigenti
Relativamente ai manager, gli intervistati chiedono alternativamente che, essendo una categoria di lavoratori con famiglia monoreddito, venga studiato un sistema di ammortizzatori sociali specifico, anche modulato con scaglioni di reddito, o di poter utilizzare maggiormente il contratto di espansione, o che venga introdotto un Fondo di salvaguardia specifico; altrimenti consigliano di differenziare i valori dei massimali della Naspi rispetto agli altri lavoratori, oppure prevedere una percentuale fissa senza massimali, considerata l’elevata contribuzione già versata.
Concludendo, ci auguriamo che questa copiosa offerta di proposte e suggerimenti possa essere di ispirazione al ministero del Lavoro, maniera concreta e costruttiva, nella tanto attesa revisione del sistema degli ammortizzatori sociali.