È semplicistico attribuire alla crisi sanitaria l’intera colpa della crisi del settore del turismo, in quanto la perdita di competitività del nostro paese rispetto ad altri ha origini più lontane. In questo modo Roberto Saliola, presidente Manageritalia Lazio Abruzzo Molise Sardegna e Umbria, introduce l’incontro voluto per dare voce a un comparto che pesa oltre il 13% del pil in Italia e occupa il 14,9% della forza lavoro. Il turismo dipende e dipenderà sempre più dalla capacità di attrazione del sistema paese, perciò per ripartire non basta sperare nella ripresa complessiva degli investimenti lasciandosi la crisi alle spalle, ma bisogna risolvere una serie di nodi che riguardano l’offerta di prodotti turistici da una parte e la promozione e commercializzazione del marchio Italia dall’altra.
Nonostante sia un settore che traina l’economia italiana, esiste ancora un grande gap manageriale: ad oggi, per circa 140.000 aziende turistiche (ricezione, pubblici servizi, termalismo ed intermediazione) ci sono meno di 900 dirigenti e il rapporto tra dirigenti/quadri e lavoratori dei settori ricezione e pubblici servizi è pari allo 0,3%”. Conclude citando il country index di Future Brand, evidenziando il fatto che l’Italia oggi si trova al 14° posto ma, nel 2004, occupava il gradino più alto e questo deve portare l’intero sistema turistico a fare profonde riflessioni.
Successivamente, Giacomo Del Chiappa, professore di Marketing all’Università di Sassari, introduce la ricerca “Come cambierà il modo di viaggiare degli italiani dopo l’emergenza Covid-19”. “A seguito della pandemia che ha colpito tutti negli ultimi mesi, sta cambiando il modo di viaggiare degli italiani e forse proprio a causa del lockdown c’è un grande desiderio di viaggiare che verrà attuato soprattutto nel periodo estivo”. La ricerca evidenzia come il desiderio di viaggio degli italiani sia più indirizzato al momento verso una vacanza nella propria regione o al massimo in regioni di prossimità, ma meno propensi a viaggi all’estero, privilegiando – come mezzo di trasporto – la propria automobile rispetto all’aereo.
Il criterio di scelta della meta dipende in gran parte dall’igiene, dalla presenza di un sistema sanitario efficace e dalla possibilità di svolgere attività outdoor. Sono predilette località minori e meno affollate e si cerca di non optare per viaggi di gruppo organizzati. Per quanto riguarda i fattori di scelta della struttura ricettiva fondamentali saranno: igiene e sicurezza e loro trasparenza su sito web e social network, room e restaurant service e attività di responsabilità sociale della struttura ricettiva. Conclude affermando che la ripartenza sicuramente ci sarà, ma sarà una ripresa con modalità profondamente differenti rispetto al passato.
Antonella Ferro, general manager Courtyard by Marriott Rome Central Park, testimonia l’esperienza di una struttura a 4 stelle che ha ospitato le quarantene dei degenti in dimissione dell’ospedale Agostino Gemelli di Roma. “Abbiamo adeguato il modello alberghiero alla situazione, acquisendo knowhow direttamente sul campo e fortunatamente questa esperienza ci ha concesso di coprire i costi fissi di gestione. Al momento ci stiamo promuovendo con una scontistica aggressiva che arriva fino al 25%, ma i numeri sono ancora drammatici in quanto è stato registrato un crollo dei fatturati del 90% e le previsioni temporali di ritorno ai livelli del 2019 sono di almeno tre anni. Abbiamo accettato una sfida ragionata decidendo di riaprire la struttura alberghiera il 15 giugno con il 7% di occupazione ed oggi siamo arrivati al 15% e, per promuovere ulteriormente la nostra struttura, stiamo rimodulando anche tutta l’offerta congressuale attraverso un’accelerazione di utilizzo di nuove tecnologie.” Conclude evidenziando come a suo avviso la resilienza e il knowhow sono le chiavi di volta per uscire dalla crisi.
Paolo Manca, hotel manager M Hotels Arzachena, descrive la crisi del turismo sardo che ha la peculiarità di avere circa il 51% di clientela internazionale. La chiusura del mercato internazionale e l’incertezza sui trasporti, unico mezzo per raggiungere l’isola, e alcune problematiche di comunicazione della Regione Sardegna sicuramente hanno inciso pesantemente sulla crisi. Riprendendo anche i dati della ricerca del professor Del Chiappa, afferma che la prossimità in Sardegna è solo il mercato interno che è costituito da 1.600.000 abitanti con uno dei redditi pro capite più basso d’Europa e quindi non sufficiente a mantenere una macchina turistica che conta circa 900 alberghi con migliaia di posti letto.
Fortunatamente durante il lockdown non ci sono state tante cancellazioni di prenotazioni, ma al massimo riposizionamenti delle stesse. Al momento, grazie alla fidelizzazione dei clienti sono state registrate circa il 30% di prenotazioni nei mesi di giugno e luglio e forse ad agosto registreranno un’affluenza tra il 50% ed il 55%: i clienti vivono l’albergo in maniera più intensa usufruendo dei servizi e uscendo molto poco, perlopiù per fare un bagno al mare. Conclude evidenziando che il vero valore aggiunto della crisi è stato il recupero del rapporto con il cliente che si confronta maggiormente con la struttura alberghiera non solo per le informazioni sui servizi, ma come punto di riferimento per l’intera esperienza di viaggio e vorrebbe quindi che tale rapporto diventasse un trend anche nel futuro.
Gaetano Torino, general manager Sina Bernini Bristol sottolinea come la crisi attuale sia differente dalle precedenti che hanno attraversato il settore del turismo, in quanto è globale ed i bacini di utenza a cui è possibile attingere sono in gran parte fermi. Tutto ciò porta ad avere più competitor a cui bisogna far fronte essendo più innovativi e investendo tempestivamente nel marketing del nostro paese. I quattro fattori fondamentali della ripresa saranno prioritariamente la sicurezza e l’igiene, il capitale umano e quindi l’importanza della formazione continua, un marketing innovativo che evidenzi al resto del mondo l’unicità italiana e una Destination Marketing Organization che porti l’Italia all’estero attraverso professionisti. Conclude evidenziando come la crisi deve portare il sistema turismo ad essere più unito per tornare nuovamente attraente e competitivo sul mercato e come la passione sia un fattore determinante per il successo delle iniziative.
Per Gian Luca Deriu, direttore Federalberghi Sardegna, la ripresa del turismo non può essere lasciata alla cura degli operatori del settore che devono rimboccarsi le maniche, ma deve essere gestita soprattutto a livello politico. Il sistema ricettivo in Sardegna è riuscito in qualche modo a reagire nonostante il caos creato da troppi messaggi contraddittori della politica. Lui stesso ha collaborato alla stesura del “Protocollo nazionale per l’accoglienza sicura” che ha avuto due scopi fondamentali: offrire linee guida agli operatori del settore per poter riprendere a lavorare e far comprendere al sistema politico che il settore si stava organizzando e autoregolando. Conclude evidenziando come in Italia ci sia un problema importante di governance del turismo e si augura che parte dei fondi del Recovery Fund siano destinati a tale settore.
“Ringrazio tutta la struttura di Federalberghi che ha lavorato letteralmente giorno e notte per supportare il sistema alberghiero”. Esordisce in questo modo Tommaso Tanzilli, direttore Federalberghi Lazio, sottolineando la duplice attività – assistenza quotidiana alle imprese e lobby costante con le Istituzioni locali e nazionali – di Federalberghi durante il periodo di lockdown. “È necessario convincere le Istituzioni che bisogna tornare ad una regia unitaria del sistema Paese in quanto la realtà complicata – satura di burocrazia e frammentazione – dell’Italia fa in modo che le compagnie multinazionali investano nel nostro Paese nella maggior parte dei casi con formule miste, lasciando la gestione delle strutture a imprenditori che spesso non hanno competenze manageriali.
I dati relativi alla regione Lazio nella fase iniziale della crisi erano abbastanza omogenei, mentre con le aperture dapprima dei confini regionali e in seguito anche dell’area Schengen, hanno evidenziato una ripresa a “macchia di leopardo”. Roma, come del resto molte città d’arte, in questo momento è morta sotto il profilo turistico, fatto evidenziato dal dato che su 1.200 strutture alberghiere al momento ne sono aperte circa 150 e continuano le chiusure”. Conclude facendo riferimento al Recovery Fund sottolineando come potrebbe essere strategico investire su grandi progetti che siano trainanti dell’intera economia italiana e di come il turismo sia uno di questi.
“Questa crisi ha diffuso la consapevolezza – per garantire sostenibilità futura ai turismi italiani – di dover procedere a forti cambiamenti attraverso interventi di breve termine ma anche prospettici.” Così Guido Carella, presidente Manageritalia, sottolinea la difficoltà italiana nel mettere a sistema la propria offerta turistica. “L’Italia, oltre l’immenso patrimonio artistico, vanta un ecosistema che ha delle specificità non replicabili in altre parti del mondo, ma manca una visione olistica dei turismi italiani: sostanzialmente manca destination Management Organization che possa promuovere sui mercati il nostro territorio, attraverso l’aggregazione delle differenti componenti dell’offerta in un’ottica sistemica.
Tre sono i prerequisiti fondamentali per la ripresa del settore turistico in Italia: un cambiamento culturale di tutti gli attori che partecipano alla filiera dell’attività turistica, formazione e radicamento nelle politiche di sviluppo del settore turistico di Destination Manager e la realizzazione di una scuola di eccellenza del turismo per formare tutti coloro che partecipano alla realizzazione del sistema turismo.” Conclude facendo riferimento alla grande opportunità che si potrebbe sfruttare utilizzando i fondi del Recovery Fund per competere a livello mondiale e tornare a primeggiare tra i paesi che lavorano sull’incoming.