Quel cane di Mario: le ambiguità linguistiche

Quando le parole possono assumere un diverso significato rispetto al contesto

Ti è mai capitato di sentirti incompreso? Capita a tutti, almeno una volta nella vita.

Spesso le nostre conversazioni quotidiane sono dotate di una buona dose di ambiguità perché la maggior parte delle parole e delle espressioni che utilizziamo possono assumere funzioni e significati diversi.

La lingua italiana è molto ricca di ambiguità linguistiche. Ambiguità di lessico, quando le parole possono assumere un diverso significato rispetto al contesto. Ad esempio, “faccia” può indicare sia un volto sia le diverse declinazioni del verbo fare, ma anche “riso” può far riferimento a un comportamento di ilarità o al diffusissimo cereale.

Ci sono anche parole omofone con lo stesso suono ma sono scritte in modo diverso, come “anno” e “hanno”, “l’ago” e “lago”, “c’era” e “cera” e moltissime altre.

Altre ambiguità sono quelle sintattiche, riferite a frasi che possono avere diversi significati, come “Paola discute la relazione con Marco” o ancora “Ho visto un uomo nel parco con il cannocchiale”.

Il titolo di quest’articolo comprende sia ambiguità lessicali che sintattiche: “Quel cane di Mario”. Mario ha un cane? O è Mario ad essere un cane?

Continuando con le ambiguità lessicali, troviamo le enantiosemie, parole che possono assumere significati opposti o diversi all’interno di una frase. È il caso di “feriale” che può significare festivo ma anche lavorativo, oppure “cacciare”, che significa sia allontanare sia praticare la caccia.

Parole omonime, scritte con la stessa grafia e stessa pronuncia ma con significati ed etimo diversi, come “miglio”, che indica sia una pianta sia un’unità di misura.

Tutte queste ambiguità possono effettivamente creare qualche difficoltà di comprensione, anche se il più delle volte il contesto di inserimento chiarisce il significato.

Un altro elemento che può contribuire a creare ambiguità è la punteggiatura, che ha una sua discreta importanza anche nel linguaggio parlato.

Qualche giorno fa mi è capitato di assistere a una video conferenza con un lieve ritardo di ritrasmissione. Fra i partecipanti, circa una decina, due persone in particolare si sono fraintese e così è divampato l’incendio verbale.

Credimi, nessuno di loro aveva intenzioni bellicose, ma qualcosa è andato storto nel tono della voce, nelle parole utilizzate, qualche ambiguità linguistica, complice anche il lieve ritardo di trasmissione.

Comunicare non è un giochetto per principianti. Farsi capire ed essere certi che il nostro messaggio sia giunto a destinazione senza distorsioni non è abilità di molti.

Per terminare con un po’ di leggerezza, ti propongo un simpatico siparietto di incomprensione linguistica estratto dal film “Un’estate al mare” di Carlo Vanzina: nell’ultimo episodio, La signora delle camelie, un esilarante Gigi Proietti interpreta un attore teatrale, smemorato e un po’ naif, che mal interpreta le battute suggerite da Spartaco, generando lo scompiglio. Se vuoi vedere il video, questo è il link:
https://www.youtube.com/watch?v=asqcb21coRc  

Spartaco: La vostra vista sola
Proietti: Un’intervista sola
Spartaco: Mi piace e il cor consola

Proietti: Vi piace il gorgonzola? 

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