Prosegue il format di Manageritalia che interroga alcuni manager associati su come stanno vivendo e gestendo l’emergenza coronavirus. Domenico Fortunato è direttore generale Franchising – Cash&Carry Tatò Paride spa e associato Manageritalia Puglia, Calabria e Basilicata e ci racconta la sua esperienza.
Come avete affrontato nell’immediato l’emergenza Coronavirus nel vostro gruppo?
«Come tutti nel nostro settore, abbiamo dovuto modificare sensibilmente il modo di lavorare in pochissimo tempo. Abbiamo attivato una procedura di smart working, riducendo le presenze negli uffici al minimo indispensabile e garantendo così la continuità di tutte le attività».
In quest’emergenza come prosegue un business come il vostro?
«L’emergenza sanitaria ha avuto un impatto immediato sui nostri consumatori, modificando il loro comportamento d’acquisto. Abbiamo registrato un incremento di fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con un aumento dello scontrino medio, a testimonianza di una tendenza generale dei consumatori a fare scorta di generi alimentari. Ci siamo da subito organizzati per garantire in maniera costante il rifornimento della merce in tutti i nostri punti vendita».
Cosa avete fatto per garantire salute e sicurezza del personale e dei clienti?
«Abbiamo retto l’onda d’urto grazie, soprattutto, al forte senso civico, di responsabilità e professionalità di tutti gli operatori di vendita, la nostra prima linea maggiormente coinvolta sia emotivamente che come carichi di lavoro. Abbiamo adottato tutte le misure di prevenzione e sicurezza in linea con le direttive dei Dpcm emanate, per alleviare e sostenere il personale e per rendere più sicuri i punti di vendita, ad esempio, abbiamo installato pannelli di protezione in plexiglass alle casse, regolato la distanza interpersonale tra clienti e dipendenti, incrementato le operazioni di sanificazione e pulizia, anticipato gli orari di chiusura e chiuso le domeniche per garantire il giusto riposo e disincentivare la gente a uscire».
Cosa è cambiato nella filiera produttiva?
«Fino a che i nostri fornitori riusciranno ad evadere gli ordini i consumatori non correranno rischi, ci potrebbero essere rallentamenti, ma queste settimane hanno dimostrato che con una buona organizzazione e uno sforzo in più i centri di distribuzione riescono a soddisfare le richieste dei punti vendita. Se però i nostri fornitori dovessero venir meno o bloccare la produzione, a catena anche le centrali di distribuzione potrebbero avere problemi. Tuttavia ritengo che il Governo stia lavorando affinché tutta la filiera produttiva rimanga operativa ed efficiente».
Qual è il ruolo di un manager in questi frangenti?
«Gestire l’emergenza, la complessità e l’execution, essere punto di riferimento per colleghi, team e clienti offrendo tutto il supporto possibile».
Nonostante la difficoltà dell’emergenza in atto, riesce a vedere opportunità da cogliere per il vostro business in ottica futura?
«Alla fine di questa partita che vinceremo, sono certo che capitalizzeremo gli insegnamenti di questa straordinaria vicenda vissuta da tutti, uscendone più forti di prima. L’esperienza dello smart working, la capacità dell’organizzazione di rispondere in maniera immediata ed efficace, lo spirito di squadra tra colleghi di diverse funzioni rinforzato e più solidale che mai e infine alcuni progetti, come ad esempio, l’e-commerce e la comunicazione digitale che dimostrano in questi giorni le loro potenzialità anche qui nel Mezzogiorno».
Che ruolo hanno in questo momento le associazioni di categoria?
«Il ruolo fondamentale di raccogliere e sintetizzare gli interessi di un sistema economico variegato, ponendosi quale interlocutore verso le istituzioni, per supportare, aiutare, semplificare e velocizzare i processi e le necessità del mondo delle imprese e dei lavoratori».
In particolare come manager cosa si aspetta da Manageritalia?
«Manageritalia ha un osservatorio privilegiato su tutte le aziende che fanno parte dell’associazione, raccogliere e mettere a disposizione di tutti le best practice dei vari settori del mondo del lavoro è già una interessante opportunità. Deve essere un punto di riferimento e orientamento credibile per il futuro, navigare su rotte programmate, creando valore attraverso iniziative e strumenti necessari, digitalizzazione, corsi di formazione, supporto agli associati in difficoltà e soprattutto per restare in tema, potenziare tutte le iniziative che riguardano il tema della sanità».
Ci sarà da ricostruire, quando sarà ora. Da dove ripartiremo e come?
«Ripartiremo dalle nostre aziende, dalle persone e dal loro mindset, da quello che abbiamo imparato, dagli errori, costruendo un percorso di cambiamento strutturato e da quello che saremo capaci di imparare e di reinventare nel corso del futuro. Stiamo sperimentando un nuovo modo di vivere, di comunicare, di relazionarci e rapportarci con gli altri e con l’azienda, sarà solo questione di tempo».
Intanto cosa si può fare per prepararci al meglio e limitare i danni?
«Innanzitutto non fermarsi, capitalizzare l’esperienza, reinventarsi quando serve, non arrendersi, guardare avanti, essere innovativi, condividere, avere un approccio positivo cercare e provare soluzioni alternative. Avere una vision e un pensiero strategico per il futuro, sforzandosi di fare sempre meglio il nostro lavoro».
L’Italia riuscirà a sfruttare gli investimenti per la ripresa per colmare il gap che ha in termini di trasformazione digitale con i principali competitor?
«Penso che l’esperienza che stiamo vivendo ha anticipato forzatamente le prove generali verso un cambiamento di trasformazione digitale. Il telelavoro, l’utilizzo dei servizi online, nuove forme di comunicazione e tecnologie sono strumenti già disponibili. Se pensiamo a una ripresa sostenibile, il nostro paese, rispetto agli altri, ha una strada più lunga da percorrere ed è per questo che serve una concreta politica industriale per il rilancio, strutturando adeguatamente servizi e infrastrutture».