Facciamo il punto e riprendiamoci il turismo

“Non ho dubbi che il turismo in Italia riemergerà più forte di prima”, ha detto ieri Draghi. Lo diciamo anche oggi che partiamo con il nostro nuovo format Riprendiamoci il Turismo, una cronaca di come la nostra bella Italia del turismo sta preparandosi a ripartire. Nel nostro numero zero facciamo il punto sul disastro che ci stiamo lasciando alle spalle

“Turismo essenziale per la ripresa, continueremo a offrire aiuti. Italia pronta a ridare il benvenuto al mondo”: questo il succo dell’intervento di Mario Draghi ieri alla conferenza stampa dopo la ministeriale del G20 sul Turismo.

E i simboli messi in campo da Draghi sono stati tanti: “Oggi i ministri del Turismo si sono incontrati, e questo è uno dei primi appuntamenti della presidenza italiana del G20. È un incontro simbolico. Il mondo vuole viaggiare in Italia, la pandemia ci ha costretto a chiuderci ma l’Italia è pronta a ridare il benvenuto al mondo”.

Assicurando che da metà maggio sarà pienamente operativo il green pass per i viaggi in Italia, Draghi ha anche detto: “Non ho dubbi che il turismo in Italia riemergerà più forte di prima. Continueremo a offrire un aiuto all’industria turistica che ha avuto tanto danno da questa chiusura così prolungata e, naturalmente, ha un ruolo preminente nel Pnrr”, trattandosi di “un caposaldo” del nostro Paese. “È arrivato il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia: non vediamo l’ora di accogliervi di nuovo”, ha sottolineato Draghi concludendo il suo intervento.

Riprendiamoci il turismo
E noi questa ripartenza la stavamo già preparando e pregustando e ve la racconteremo andando a intervistare manager e operatori del Turismo di tutt’Italia per capire da dove e come ripartiamo per uscirne più forti di prima. Questo il succo del nostro nuovo format “Riprendiamoci il Turismo” oggi ai nastri di partenza. Ora, prima di scaldare i motori, vediamo cosa è successo e dove siamo.

“Primi nove mesi del 2020: presenze dimezzate negli esercizi ricettivi”. Titola così il report più recente dell’Istat su un sensore importante del turismo le presenze in alberghi e simili. Partiamo, quindi, da quello che è stato l’anno orribile del turismo. Si legge sempre nel rapporto Istat che nel periodo estivo luglio-settembre 2020 le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono complessivamente il 63,9% di quelle dell’anno precedente. Il calo è dovuto soprattutto alle presenze dei clienti stranieri, sono soltanto il 39,7% rispetto allo stesso trimestre del 2019; per i clienti italiani sono l’86,2%. Nei primi tre trimestri del 2020 diminuiscono drasticamente i viaggi svolti per motivi di lavoro dai residenti nel nostro paese (-59%) e, in misura minore ma comunque ampia, quelli per vacanze (-23%).

Uno shock, quello del 2020, che viene dopo il record del 2019. Infatti, nel 2020, a seguito della pandemia da Covid-19, in tutti i paesi europei i flussi turistici subiscono una battuta d’arresto improvvisa. Nei primi 8 mesi del 2020 Eurostat stima che il numero delle notti trascorse nelle strutture ricettive nell’Unione europea (Ue) a 27 sia pari a circa 1,1 miliardi: un calo di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019. I dati provvisori del nostro Paese, relativi ai primi nove mesi del 2020, sono in linea con il trend europeo (-50,9% rispetto allo stesso periodo del 2019, con quasi 192 milioni di presenze in meno) ed evidenziano l’entità della crisi del turismo interno generata dall’emergenza sanitaria, dopo anni di crescita costante del settore.

Cronaca del lockdown
Per fare una cruda cronaca vediamo quanto ha pesato il lockdown più o meno stretto. Nei mesi del lockdown (in particolare, dall’11 marzo al 4 maggio) la domanda quasi si azzera e le presenze nelle strutture ricettive sono appena il 9% di quelle registrate nello stesso periodo del 2019. In particolare, il calo delle presenze è pari a -82,4% a marzo, a -95,4% ad aprile e a -92,9% a maggio. Pressoché assente la clientela straniera (-98,0% sia ad aprile che a maggio). Complessivamente, nei mesi del lockdown, la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari a -91,0%, con una perdita di quasi 74 milioni di presenze, di cui 43,4 milioni di clienti stranieri e 30,3 milioni di italiani. Nel mese di giugno 2020, in seguito alla possibilità di ripresa degli spostamenti interregionali, i flussi turistici iniziano timidamente a risalire; tuttavia, le presenze totali rappresentano appena il 21% di quelle registrate nello stesso mese del 2019: la perdita di presenze rimane particolarmente alta per la componente straniera (-93,1%) rispetto a quella domestica (-63,3%).

In attesa dei dati ufficiali, questo è il quadro statistico relativo alle sole strutture ricettive. I dati di fine anno di Banca d’Italia segnalano un calo del 60% dei viaggiatori stranieri e del 54% dei pernottamenti.

Gli stranieri evaporati
Sempre l’lstat determina in 10 miliardi di euro la spesa “mancata” degli stranieri tra marzo e maggio 2020 calcolandola sui dati dall’indagine del Turismo Internazionale della Banca d’Italia. Nel 2019 la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia ammonta a circa 44,3 miliardi euro; al suo interno la componente più consistente è quella per i servizi di alloggio, che ne rappresenta circa la metà, seguono la ristorazione con oltre un quinto del totale e, con quote inferiori, lo shopping e il trasporto. Considerando il solo trimestre marzo-maggio del 2019, tale componente è risultata pari a 9,4 miliardi di euro. Quest’anno, nello stesso periodo, la quasi totalità del normale flusso di spesa effettuato da viaggiatori stranieri è destinato a risultare nullo.

L’importanza della clientela straniera in questo periodo dell’anno è confermata anche dai dati di flusso della spesa turistica annua nella situazione pre-crisi: essi mostrano, tra marzo e maggio, un’incidenza della componente straniera (circa il 21,4% del totale annuo) significativamente più elevata di quella domestica (vicina al 16% sulla base di stime tratte dall’indagine su viaggi e vacanze).

Per avere un’idea di cosa questo voglia dire in termini di calo della domanda “turistica”, basti pensare che quando parliamo di turismo, anche in senso stretto, dobbiamo fare riferimento ad attività quali alberghi, pubblici esercizi, servizi di trasporto passeggeri, agenzie di viaggio, servizi ricreativi e culturali, commercio al dettaglio e servizi abitativi per l’uso delle seconde case di vacanza. D’altronde i dati dell’Ufficio Studi Confcommercio sull’andamento dei consumi parlano chiaro. Alloggi, servizi culturali e ristorazione hanno cali del 50% e oltre e anche se non sono solo turismo rendono conto del blocco anche di questa importante componente dell’economia nazionale.

Guardando avanti
La speranza è che il 2021 possa segnare la ripresa. Secondo recenti indagini di mercato, la voglia e l’intenzione di riprendere a viaggiare da parte degli italiani c’è ed è più forte che mai. Certo, tutto dipenderà in termini di flussi e consumi turistici in senso ampio di italiani e stranieri dall’andamento delle campagne vaccinali e dal livello di riapertura e libertà di circolazione e socializzazione.

È notizia di questi giorni che l’Europa voglia andare verso una graduale riapertura a vacanze e turismo. Infatti, la Commissione europea propone agli stati membri di allentare le attuali restrizioni sui viaggi non essenziali, come quelli per turismo, nell’Ue, tenendo conto dei progressi delle campagne di vaccinazione e degli sviluppi della situazione epidemiologica a livello mondiale. L’ingresso nell’Unione potrà essere consentito a tutte le persone provenienti da paesi con una buona situazione epidemiologica e a tutte le persone che hanno ricevuto l’ultima dose raccomandata di un vaccino autorizzato dall’Ue.

È chiaro che, come si afferma anche in un report di Oxford Economics, il futuro sta tutto nell’impatto della vaccinazione sui viaggi internazionali e sulla ripresa del turismo.

Nel rapporto si prevede che i viaggi globali in entrata torneranno ai livelli del 2019 entro il 2024. Questa tempistica coincide con una stima del 63% della popolazione mondiale che è stata vaccinata (in base ai tassi attuali). Ciò è inferiore al 70% dell’immunità di gregge a livello globale, ma la maggior parte delle principali destinazioni e mercati di origine avrebbero raggiunto questa soglia. Un grado più limitato di recupero del viaggio è possibile alla soglia inferiore del 30%, che è ampiamente indicativo di quando le persone più vulnerabili in un paese sarebbero state vaccinate. Ciò potrebbe consentire l’allentamento delle restrizioni e la ripresa delle attività di viaggio in alcuni paesi, sebbene altri richiedano soglie molto più elevate per allentare completamente le restrizioni.

Sebbene la vaccinazione sia considerata da molti epidemiologi il passo più importante verso il recupero della normalità e quindi la ripresa del viaggio, ci sono altri fattori da considerare. Una distribuzione iniqua delle vaccinazioni aumenta il rischio di varianti mutate e focolai aggiuntivi, che possono ritardare l’allentamento delle restrizioni di viaggio. Pertanto, saranno necessarie misure aggiuntive come test rigorosi e strutture di rintracciamento e la creazione di passaporti per i vaccini in tutti i paesi per facilitare il pieno ritorno del turismo internazionale. Tuttavia, dice nel report Oxford Economics, poiché il successo dell’inoculazione riduce l’incidenza del coronavirus, ci aspettiamo che il turismo si riprenda più rapidamente nei paesi con i tassi di distribuzione più rapidi.

Riprendiamoci il turismo!
Allora seguiteci nelle tappe del nostro giro dell’Italia del turismo che tanto ha sofferto, ma è pronto a ripartire. Ne vedremo e sentiremo delle belle perché sono in atto da parte di tanti operatori attività volte a gestire nell’immediato la sicurezza, cambi di strategie e delle caratteristiche dell’offerta. Tutti certi che il turismo cambierà parecchio nell’offerta e nella domanda, ma che non è morto. Anzi, da qui potrebbe nascere un nuovo turismo più sostenibile e capace di valorizzare ancor meglio i tanti punti di forza del nostro paese. Appuntamento alla prima tappa tra qualche giorno. Non mancate.

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