Donne: entriamo nel merito (con Luisa Quarta)

Lavoro, famiglia e società. Ripartiamo da e con le donne. Ne parliamo con Luisa Quarta, coordinatrice Gruppo Donne Manager Manageritalia

Com’è essere donna oggi nel mondo del lavoro?
Purtroppo non è cambiato molto rispetto agli ultimi anni. Sono stati fatti dei piccoli passi avanti, ma l’occupazione femminile in generale rimane molto bassa e purtroppo abbiamo visto come le donne siano state quelle più penalizzate dalla crisi che stiamo vivendo. A dicembre scorso su 101.000 persone che hanno perso il lavoro, 99.000 sono donne. Credo che questo basti per descrivere la condizione attuale della donna nel mondo del lavoro.

Cosa non va, cosa manca… per arrivare al fatto che il genere non impatti sulle possibilità di lavorare?
Bisognerebbe lavorare sugli stereotipi di genere. Ancora oggi nei libri di scuola la mamma viene associata ai lavori domestici e il papà al lavoro in ufficio. Diventa così difficile lavorare sulle aspettative delle giovani donne, che non intraprendono percorsi formativi storicamente destinati agli uomini; pensiamo all’ambito tecnologico, dove le donne sono ancora poco presenti (sono poco più dell’1,4% del totale). Ma siamo anche carenti nella comunicazione e nella condivisione di modelli femminili. Quante volte nel riportare i successi di una donna i nostri giornalisti si lasciano condizionare dagli stereotipi di genere? Nel 2019 una coppia ha vinto il Nobel e la giornalista si chiese come fa la moglie, e solo la moglie, a conciliare vita familiare e lavoro. Come se le cure familiari non fossero un problema di entrambi.

Quali ostacoli ha incontrato nella sua vita lavorativa addebitabili solo all’essere donna e che permangono anche oggi?
Fortunatamente ho sempre lavorato in aziende illuminate dove l’essere donna aveva poca importanza rispetto ai risultati ottenuti. Ciò non toglie che nell’ambito finanziario in cui opero sono sempre stata circondata prevalentemente da uomini e, soprattutto all’inizio, non è stato facile inserirsi e far risaltare le competenze.

Ci racconta un’esperienza personale positiva che ha vissuto nel suo lavoro dove il genere non ha influito negativamente?
In tutto il mio percorso di carriera il genere non ha mai realmente influito, anzi, se penso al ruolo di responsabile del Gruppo Donne Manager di Manageritalia, credo che il genere sia stato un elemento importante.

Le donne: non occupate o mediamente pagate meno, quali le cause?
La differenza retributiva tra uomo e donna è ancora oggi del 17%. A causa dei carichi di cura e dell’asimmetria nell’uso del tempo, le donne hanno di fatto minori opportunità degli uomini di sviluppare le competenze acquisite prima di formarsi di una famiglia.

Anche nella situazione di emergenza che abbiamo vissuto le donne hanno patito maggiormente l’incertezza lavorativa e alla ripresa sono stati soprattutto gli uomini a rientrare in ufficio delegando ancora una volta i carichi di cura dei bambini orfani della scuola alle donne. Come Gruppo Donne Manager abbiamo lavorato proprio nell’ultimo anno a una proposta di legge volta a dialogare con l’azienda e aiutarla, attraverso le consigliere di parità, a cambiare la cultura del lavoro in Italia.

La maternità pare essere ancora una causa di abbandono o perdita del lavoro o di freno alla carriera. È così e che fare?
Lavorare sulla cultura della distribuzione dei carichi di cura e riconoscere ai papà lo stesso periodo di astensione dal lavoro che è richiesto alla mamma, visto che la famiglia che va costruendosi si basa su due genitori.

Nel nostro progetto Un Fiocco in Azienda incontriamo diverse aziende che riconoscono già tre mesi di paternità pagata al 100% al papà, ma spesso gli uomini non ne approfittano per paura di essere esclusi da percorsi di carriera o discriminati dagli stessi colleghi. Credo che questo dica tutto. Occorre che siano obbligati ad astenersi dal lavoro, così come succede per le donne. Solo così potremo ripartire alla pari.

Cosa può e deve fare un manager per includere veramente e alla pari donne in azienda e nell’organizzazione del lavoro?
Valutare le persone solo ed esclusivamente in base al merito e per gli obiettivi raggiunti e non per il tempo che si passa in ufficio, a maggior ragione dopo che quest’ultimo anno ci ha insegnato che chi lavora da remoto può portare gli stessi risultati (se non migliori) di quando lavorava in presenza. Se poi si è una donna manager, credo che farsi affiancare e nel momento opportuno cedere il passo a giovani donne meritevoli sia un obbligo morale.

Cosa pensa di quello che Manageritalia ha fatto in questi anni con il Gruppo Donne Manager e in generale per dare alle donne le stesse possibilità degli uomini sul lavoro?
Il nostro Gruppo si è sempre impegnato nel proporre azioni concrete a supporto della maggior inclusione delle donne nel mondo del lavoro e per consentire loro non solo di partire alla pari ma anche di non perdere terreno post maternità. Progetti come la legge sulla maternità delle dirigenti, la proposta di legge sul pay gap e il Fiocco in azienda sono solo alcune delle concretizzazioni del lavoro del nostro gruppo a cui quest’anno è stato riconosciuto il premio Parità Virtuosa promosso da Regione Lombardia.

Guardando avanti cosa serve da parte di Manageritalia e in generale per arrivare a neutralizzare il genere sul lavoro e partire tutti alla pari?
Continuare a lavorare con le istituzioni sui temi più strategici e sensibilizzare le aziende attraverso i propri manager affinché si possa davvero invertire la tendenza e attuare quel cambio culturale che consentirebbe al nostro paese di riprendersi e competere ai massimi livelli.

Una parte significativa dei fondi del Recovery fund è destinata all’occupazione femminile. Una svolta per un futuro più “rosa”?
Sicuramente è importante non sprecare questa occasione, ma non basta avere fondi. Occorre avere un piano strutturato e una buona strategia per destinarli correttamente. Quella che noi chiamiamo comunemente “questione femminile” in realtà sta diventando un handicap per il nostro paese. Non possiamo permetterci di lasciare in panchina oltre la metà del paese. La parità di genere non rappresenta solo un traguardo femminile ma un’opportunità per tutti ed è fondamentale lavorare fianco a fianco, uomini e donne, per raggiungere questo obiettivo.

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