Brand e creatività: Massimo Riggio (Nice Group)

Come si parla oggi al cliente? Qual è il ruolo della creatività per lanciare e consolidare un brand sul mercato? Dopo il confronto con Giuseppe Mastromatteo di Ogilvy, Manageritalia continua ad approfondire il tema coinvolgendo sette marketer con una lunga carriera manageriale alle spalle che sono osservatori attenti dei mutamenti in atto. A tu per tu con Massimo Riggio, chief marketing officer Nice Group

Oggi, in tempi di digital e big data, quanto conta la creatività per i brand e perché?

Proprio perché siamo immersi in un mondo digitale e di big data, sono fondamentali per un brand la visibilità e la reputazione, un marchio che sappia distinguersi e comunicare in maniera efficace i prodotti, i servizi e i valori dell’azienda.  

Il mondo della comunicazione e la vita si stanno sempre più digitalizzando, è l’evoluzione tecnologica, ben evidenziata dai numeri 2019 di una recente ricerca di mercato: trascorriamo 3h e 40 minuti al giorno consultando lo smartphone, 2h e 24 minuti al giorno sui social media, ci sono 3,8 miliardi di utenti attivi sui social media, la maggior parte del tempo è trascorsa guardando video, in diversi formati e contesti.

Si legge sempre meno e si guarda di più, per questo la creatività è fondamentale per trasferire i valori del brand e creare coinvolgimento e memorabilità. Penso ora al detto orientale che mi accompagnava negli anni di espatrio in Cina: “un’immagine vale più di mille parole”.


Cos’è oggi per voi e per il vostro settore la creatività? È quella che serve davvero alle aziende per stare e posizionarsi sul mercato e nella mente dei clienti? E come? 

La creatività può essere uno strumento straordinario di comunicazione ma, al contrario, non deve essere un puro esercizio estetico: deve inserirsi coerentemente nella strategia di marketing, che comprende i prodotti e servizi per il cliente – il cuore della proposta e del business – la distribuzione, ormai omnichannel. 

Proprio David Ogilvy diceva “se non vende, non funziona”, riferendosi alle campagne pubblicitarie, quindi deve essere uno strumento forte ed efficace, soprattutto nel medio periodo, per supportare le performance di vendita.

Come e quando chiedete aiuto alla creatività nel costruire un rapporto con i clienti?

In Nice abbiamo l’esempio quotidiano dell’efficacia di una campagna pubblicitaria e creatività di successo nei nostri social media (realizzata con Ogilvy), in un settore che richiede una certa abilità nell’essere comunicato in maniera semplice e attraente all’end user ed anche alla rete distributiva e di installatori (la smart home e l’home automation): abbiamo iniziato una presenza attiva gestita dall’headquarter sui principali social media solo a metà del 2019 ed abbiamo già avuto un ottimo riscontro, molte reazioni, richieste di contatto, al di sopra del benchmark. La forza del marchio, i prodotti e la creatività hanno creato una mix efficace. Mantenere “ingaggiati” i clienti è la sfida successiva, e ancora una volta la creatività può portare ad un coinvolgimento unico e irripetibile del pubblico, con uno stile diverso e irripetibile, unico per quella marca. In fondo la stessa parola creatività nasce dal verbo “creare”, che porta con sé il senso dell’unicità nella generazione di idee e immagini. 


Per un marketing director la creatività è la ciliegina o il lievito della torta e quindi del brand? 

È il lievito della torta, la materia prima sono i prodotti, i servizi, i clienti e la missione dell’azienda. 


Nel dare un’anima al brand quanto conta oggi andare oltre un rapporto di consumo/fruizione passando a condividere situazioni e valori? 

Il brand è sia anima che corpo, è una persona, con il suo carattere e le sue azioni, i suoi sogni. Coinvolgere in questo unicum i clienti e, in generale, tutte le persone che vengono in contatto con la marca e l’azienda, è indispensabile per una relazione duratura con essi. 


Quando e quanto un brand può e deve mettere in campo un activism che tocchi aspetti politico-sociali? 

Sicuramente ci sono settori e businesses più sensibili a queste tematiche, in base alla loro offerta e al pubblico che coinvolgono. In generale, il brand deve riferirsi a una missione sostenuta da valori positivi ed etica. 

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