3 consigli per uscire dalla comfort zone

Strategie e domande da farsi per evitare di rimanere bloccati in una condizione solo apparentemente sicura

Nella vita ci sono tante situazioni, volute o meno, positive o negative, che ci mettono davanti alla nostra paura di ricominciare. Avere degli amici è fondamentale per ricordarci chi siamo, per incoraggiarci a restare fedeli a noi stessi, per dirci, anche quando abbiamo perso la fiducia, che loro credono ancora in noi. Nulla sostituisce gli amici in questi casi, ma un po’ di allenamento e di metodo nell’affrontare i nuovi inizi possono essere utili.

Il punto di partenza per scoprire il potere di ricominciare e appropriarsene è farsi una domanda. Ma dobbiamo sceglierla bene perché non tutte sono uguali: alcune domande ci conferiscono potere, ci danno energia, aprono nuove possibilità, mentre altre ci fanno sentire impotenti, restringono le nostre possibilità e ci rendono rinunciatari. C’è chi sostiene che cambiare le domande che ci facciamo possa cambiarci la vita.

La prima domanda che viene in mente quando si deve affrontare un nuovo inizio – “Ce la farò a ricominciare?” – non è quella giusta per varie ragioni. Anzitutto perché è una domanda carica d’ansia: soltanto formularla evoca scenari preoccupanti e paure. Inoltre, non è una domanda costruttiva: non suggerisce alcuna azione utile né spinge verso l’elaborazione di un piano. La ragione più importante per cui è sbagliata, però, è che la nostra capacità di ricominciare non è fissa e immutabile, bensì si può costruire e sviluppare.

Quindi la domanda migliore da farsi è: “Come faccio ad aumentare la mia capacità di ricominciare?”. Sto parafrasando Adam Grant, psicologo e docente della Wharton School, la business school dell’Università della Pennsylvania, che esprime spesso questo concetto quando parla di resilienza, cioè della capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.


La resilienza è parente stretta della capacità di ricominciare.
Entrambe sono soggettive, nel senso che le persone ne hanno una dotazione maggiore o minore di partenza. Entrambe si possono allenare, proprio come un muscolo, e sarebbe meglio svilupparle in anticipo, in modo da essere pronti a usarle nel momento del bisogno, senza aspettare che si verifichi la circostanza che le renderà necessarie. Tuttavia, la capacità di ricominciare ha un vantaggio sulla resilienza: è più facile da esercitare perché le occasioni per farlo, nella vita quotidiana, sono molte e non necessariamente negative. Nonostante questo, la maggior parte di noi non solo non la esercita, ma nemmeno ci pensa, fino al momento in cui la vita decide di ignorare i nostri piani e di servirci sul piatto qualcosa di diverso.

Il mondo accelera e urlare di voler scendere non serve, meglio adattarsi alle nuove velocità. Le situazioni in cui si può, si vuole o si deve ricominciare sono aumentate, eppure molti di noi fanno fatica ad abituarsi all’idea e rimandano il momento del nuovo inizio fino a quando è inevitabile, urgente o imposto. Perché cadiamo in questo errore? Perché, se ci si autoconfina per tanto tempo all’interno della “riserva indiana” delle cose che sappiamo fare, si diventa incapaci di uscirne.
È utile, a questo punto, introdurre il concetto di comfort zone. La psicologia comportamentale la definisce come una condizione di “assenza di ansietà”.

Come uscire da questa pericolosa condizione? Ecco 3 consigli.

1) Tracciare i confini della comfort zone Il prezzo da pagare per essere in questa situazione, in cui ci si sente a proprio agio e non si percepiscono né pericoli né minacce, è fare cose che si conoscono, con persone che ci sono note, senza correre rischi. E più si sta in questa condizione, più si atrofizza la capacità e la volontà di cambiarla. Si rischia così la fine della proverbiale “rana bollita”: messa in un pentolone di acqua scaldato a fuoco lento, la rana non capisce che l’acqua raggiungerà il punto di ebollizione fino a quando è troppo tardi per saltare fuori.
Probabilmente non avete mai tracciato i confini della vostra comfort zone come si disegnerebbe una mappa. Se volete iniziare a conoscerne il perimetro, provate a chiedervi se sareste a vostro agio nel fare alcune cose che non fate abitualmente (per esempio, telefonare a degli sconosciuti per raccogliere fondi per una onlus, vendere prodotti porta-a-porta, parlare a una conferenza davanti a 300 persone, dare conforto a malati gravi eccetera).

La comfort zone può avere qualsiasi forma, anche stellare, con punte avanzate in certe aree e arretrate in altre. Inoltre, come è soggettiva nella forma, così lo è nella dimensione: può essere ampia per qualcuno e ristretta per qualcun altro; qualcosa che per me è fuori dalla comfort zone, può risultare, per un’altra persona, comodamente all’interno. Com’è naturale, la comfort zone è, in parte, culturalmente determinata: la società, l’ambiente specifico e l’epoca in cui viviamo suggeriscono in parte il perimetro; resta il fatto che ognuno ha la propria e all’interno di essa si sente “al sicuro”.

2) Esplorare ciò che non conosciamo Conoscere la dimensione e la forma della propria comfort zone è utile perché, per fortuna, può essere ampliata. Come? Avventurandosi al di fuori di essa, ovviamente: solo esplorando ciò che non conosciamo possiamo spingere oltre la nostra frontiera.
Venendo a noi e alla capacità di ricominciare, ecco il punto chiave: più a lungo si resta nella comfort zone e meno si è capaci di affrontare i nuovi inizi che, quasi sempre, ci scaraventano fuori di essa.

La comfort zone, in altre parole, è diventata uno dei luoghi più pericolosi in cui restare perché al suo interno non sviluppiamo la capacità di fronteggiare l’ignoto. Una volta, stando nella comfort zone si moriva solo di noia, adesso si corrono anche altri rischi.

Equivale a fare come gli struzzi, che nascondono la testa nel convincimento che questo li renda invisibili, mentre, in realtà, li rende ancora più vulnerabili perché non possono nemmeno accorgersi del pericolo che si avvicina.

3) Capire dove va il mondo e riprendere in mano la nostra vita imparando cose nuove Quello che si rivela utile e ci protegge è, piuttosto, capire in che direzione va il mondo, apprendere cose nuove, imparare a ricominciare e prendere in mano la nostra vita.

Testo tratto da Il magico potere di ricominciare, Odile Robotti, Mind Edizioni.

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