Produttività & Benessere: l’opinione di Tiziano Treu

Per una vera riforma del lavoro

Cambia il Lavoro con Produttività & Benessere è un progetto che racchiude strumenti e azioni per migliorare l’organizzazione, la flessibilità e il benessere in azienda, la collaborazione, la produttività e aumentare la conciliazione della vita professionale e privata. In tutto questo Manageritalia e i manager possono recitare un ruolo importante per dare una spinta propulsiva a questi interventi di cambiamento del mondo del lavoro che vogliamo. La parola a Tiziano Treu.

“Condivido alcuni obiettivi e temi proposti dall’iniziativa di Manageritalia Cambia il Lavoro con Produttività & Benessere. Anzitutto, l’avvicinamento di produttività e benessere per un nuovo mondo del lavoro è importante e inusuale. Il contributo del lavoro alla produttività e alla performance di qualità necessaria per la competitività aziendale si gioca su un complesso di fattori, non solo materiali. Serve sempre di più un contesto che coinvolga le persone, le motivi e le faccia star bene. Per questo il welfare aziendale non è un costo ma uno strumento utile a migliorare la qualità della vita dei dipendenti e l’efficienza dell’azienda. La promozione del merito giustamente sostenuta da Manageritalia non è incompatibile con la partecipazione e con l’impegno collettivo di tutti quelli che operano nell’impresa, dagli operai comuni ai massimi dirigenti.

Politiche efficaci e regole più semplici
Ritengo importante diffondere la cultura del mercato e della partecipazione e per questo il ruolo dei manager è decisivo. Le riforme avviate dal governo riflettono la cultura europea della flexicurity e della employability, che supera la difesa, ora improponibile, del posto di lavoro, per puntare alla valorizzazione delle opportunità professionali delle persone nei diversi contesti in cui si possono trovare nel corso della vita. Per questo è importante che il disegno del Jobs act sia completato con una semplificazione delle regole e dei tipi di lavori e soprattutto mettendo in atto efficaci politiche attive del lavoro. Queste finora sono state un punto debole del nostro sistema sociale. La loro carenza appesantisce di assistenzialismo il sistema degli ammortizzatori e non sostiene i lavoratori nei processi di reimpiego e nelle transizioni fra lavori che sono sempre più frequenti nei moderni mercati.
La formula prevista del contratto di ricollocazione è utile, ma va sostenuta sia sul piano finanziario, con possibili contributi delle imprese interessate, sia soprattutto con una strumentazione da parte di soggetti pubblici e privati in grado di fornire aiuti effettivi ai lavoratori da ricollocare. Sarà decisiva al riguardo la configurazione della prospettata Agenzia nazionale del lavoro.

Superare il deficit di competenze
Alla stessa stregua è decisivo che si rafforzino e modernizzino gli strumenti per l’educazione di base e continua, perché nella società della conoscenza il miglioramento delle competenze e delle professionalità è la risorsa principale dei singoli per restare impiegabili e delle imprese per restare competitive.
Il cambiamento necessario nel mondo del lavoro e nelle sue regole è profondo, come sono profonde le trasformazioni in atto nell’economia e nella società. Per questo le risposte richieste possono venire solo da un impegno  comune: senza una mobilitazione collettiva e concorde di tutti gli attori privati e pubblici non si possono vincere le sfide della competitività e del benessere.

Il ruolo dello Stato
Lo Stato ha la responsabilità di fissare il quadro istituzionale con le riforme necessarie a favorire un sistema imprenditoriale maturo. Deve altresì favorire le regole, sia del mercato del lavoro sia della concorrenza, rendendole più certe e stabili di quanto sia stato nel recente passato. Deve sostenere le imprese nello sviluppo dei settori più innovativi (green job, manifattura intelligente, sanità) e nell’internazionalizzazione.
Ma il contributo decisivo deve venire dagli attori economici – in primis le imprese e i loro manager – perché per sostenere un cambiamento di fondo nella cultura e nelle prassi del lavoro non bastano le leggi. Occorre un coinvolgimento di chi opera nel mondo del lavoro e soprattutto di chi ha le responsabilità maggiori nella gestione. Una responsabilità simile compete al sindacato, che deve sapersi rinnovare nelle proposte e nella pratica, rendendosi disponibile a una contrattazione che contribuisca a modernizzare le regole del lavoro in azienda.”

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