Nasce food4minds

Un progetto del gruppo Donne manager di Manageritalia Milano per evidenziare l'importanza delle competenze per crescere e far dialogare scuola e aziende

Da anni i manager segnalano i gap formativi dei giovani che entrano oggi nel mondo del lavoro, una grave inefficienza per le imprese e il sistema. Per questo Manageritalia da tempo ragiona su cosa fare, soprattutto oggi in un contesto dove le competenze e le professionalità diventano in parte obsolete in pochi anni. A pochi giorni dalla fine di Expo, poi, è bene ribadire che l’istruzione, intesa anche come necessità di nutrire le menti, è l’unico modo per assicurare che dopo aver colmato la fame fisica si operi anche per avere una vera crescita economica e sociale.
Sulla base di queste premesse nasce il progetto “food4minds: formare per crescere”, ideato dal Gruppo Donne Manager di Manageritalia Milano per dare risposte a un paese, l’Italia, dove il livello d’istruzione, mai eccelso, sta oggi addirittura regredendo. Ma soprattutto per avere risorse fresche in linea con le richieste del mercato, aumentare occupabilità dei giovani e competitività delle aziende.

food4minds: formare per crescere
L’obiettivo del progetto? Avvicinare la scuola e il mondo del lavoro, sempre più competitivo, aumentare dialogo e sinergia tra queste due realtà mettendo i manager a fare da ponte. Il programma, a cui collabora anche la società di consulenza 4PValue, si articola su due piani che procedono in sinergia, uno per le aziende e uno per le scuole. L’attività per le aziende prevede una valutazione organizzativa che produce come esito l’analisi delle competenze e una gap analysis su uno o due processi/ruoli critici. L’attività per le scuole parte dall’analisi delle competenze e dalla gap analysis svolte in azienda per definire i loro progetti formativi.
Per le aziende, la gap analysis è il modo per individuare le competenze richieste dal mercato, mettere a confronto una o più funzioni aziendali, sviluppare piani formativi interni, definire le caratteristiche dei ragazzi da prendere in stage e indirizzare la formazione dei prossimi giovani da assumere. Per la scuola, invece, la gap analysis dà indicazioni su come arricchire e orientare corsi e insegnamenti opzionali, scegliere le testimonianze dei manager e gli stage dei ragazzi in azienda. Le scuole, inoltre, grazie a una partnership tra Manageritalia e la società di formazione Master Coder, potranno sviluppare corsi di programmazione informatica attraverso i quali apprendere competenze di logica e problem solving.

Progetti pilota
Nel corso dell’anno scolastico 2015-2016 partiranno tre progetti pilota in Lombardia. Le aziende, con risorse manageriali e competenze proprie, sono Nadella Italia, Enterprise Hotel e Prodotti Gianni; tra le scuole abbinate alle aziende troviamo l’Istituto d’istruzione superiore Leonardo da Vinci, l’Istituto alberghiero Carlo Porta e molte altre ancora in fase di verifica e approvazione. Il coordinamento del progetto pilota è garantito da un gruppo di manager volontari del Gruppo Donne Manager e l’obiettivo futuro è diffondere il progetto in tutto il territorio italiano.

Formazione fa rima con crescita
Il lancio di “food4minds: formare per crescere” è avvenuto lo scorso 2 ottobre a Milano, nel corso di un convegno in cui sono state presentate indagini internazionali e una specifica su un campione di nostri manager.
Le ricerche internazionali presentate da Daniele Checchi, docente di Economia del lavoro all’Università Statale di Milano, non lasciano dubbi: la crescita economica di un paese è fortemente correlata al livello di competenze misurato su studenti e adulti, più che al numero di quanti terminano gli studi superiori e universitari. Un elevato tasso di scolarità superiore e universitaria è la condizione necessaria ma non sufficiente, perché oltre alla quantità di anni passati a studiare, è fondamentale la qualità della formazione ricevuta. Oltre alla crescita, l’elevata scolarità incide su coesione ed equità: benessere della popolazione, qualità della partecipazione sociale e innalzamento del capitale sociale. Chi fa training on the job ha livelli di competenza più elevati, non basta scegliere un indirizzo professionale nella scuola secondaria. Gli studi sulle competenze evidenziano anche che la possibilità di accountability (per esempio attraverso esami centralizzati), combinata con autonomia gestionale delle scuole, produce esiti migliori e la stratificazione precoce degli indirizzi di scuola secondaria riduce la media e aumenta la variazione degli esiti in termini di competenza. La scolarizzazione precoce (frequentazione della scuola materna) accresce la capacità di apprendimento e quindi la formazione delle competenze.

Cosa dicono i manager
Nell’indagine di AstraRicerche per Manageritalia effettuata a settembre su quasi 1.200 dirigenti italiani del settore privato e presentata durante il convegno da Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche, i manager bocciano il sistema formativo italiano, giudicandolo non meritocratico e incapace di valorizzare le qualità degli studenti migliori (68,3%). Il 40% degli intervistati nega che la scuola prepari i giovani in modo valido, secondo le necessità del mondo del lavoro.
Esprimendosi invece su ciò che occorre al Paese, i manager mettono in risalto la formazione continua durante tutta la vita professionale (97,5%): servono più diplomati che entrano nel mercato del lavoro ma poi ampliano la loro formazione in base alle necessità delle aziende e le loro attitudini (94,3%). Dicono con forza che serve più dialogo tra il mondo della scuola/università e il mondo del lavoro per seguirne meglio le esigenze (97,7%) e maggiore qualità dei docenti, anche tramite nuovi criteri di selezione (97,1%) e aggiornamento e qualificazione (97,1%).
Ai giovani, per i manager carenti sul fronte delle soft skill (proattività, gestione del tempo e capacità di decisione) e delle capacità relazionali e manageriali, ma anche di competenze linguistiche e digitali, suggeriscono soprattutto di svolgere piccoli lavori, anche non coerenti con il tipo di studio, durante la scuola superiore/università per capire il mondo del lavoro (74,3%) e di studiare all’estero, anche solo con l’Erasmus, durante l’università (71,6%). Quasi la metà suggerisce di non fermarsi alla laurea, ma di scegliere un master/formazione post universitaria.

La tavola rotonda
Dopo la presentazione nel dettaglio del progetto da parte di Claudia Lucarelli del Gruppo Donne Manager e di Roberto Cucumazzo, fondatore della società partner 4PValue, attiva nella consulenza di direzione e organizzativa per migliorare prestazioni e profitti, il convegno di Milano si è concluso con una tavola rotonda moderata dalla consulente di carriera e giornalista Luisa Adani.
Per Gabriele Toccafondi, sottosegretario al ministero dell’Istruzione, università e ricerca, «il progetto di Manageritalia è lodevole e in linea con i principi cardine della Buona Scuola. La riforma è infatti incentrata sull’alternanza e sul dialogo scuola e mondo produttivo».
Secondo Irene Tinagli, commissione Lavoro Camera dei deputati, «dobbiamo lavorare sulle competenze che serviranno tra qualche anno, perché il mondo del lavoro sta cambiando in modo vorticoso e l’uso delle tecnologie muta molti paradigmi».
Per Enrico Loccioni, presidente di Loccioni Group, il dialogo con la scuola e la crescita dei giovani in sinergia con i senior rappresenta un vantaggio competitivo. Laura Bruno, hr director Italia e Malta di Sanofi, ha testimoniato come la multinazionale lavori da anni con le scuole, benché i ragazzi manchino ancora oggi di capacità espositive, di relazione e di fare squadra. Secondo Livio Marchiori, amministratore delegato Nadella Italia (una delle aziende pilota del progetto), svolgere con professionisti e in modo strutturato progetti come “food4minds: formare per crescere” rappresenta la via più efficace per permettere alle aziende di comprendere quali aree richiedano nuove risorse e attirare di conseguenza nuovi talenti, mentre per Giorgio Rembado, presidente Associazione nazionale presidi, i numeri dell’alternanza fanno ben sperare sulla strategia per combattere la disoccupazione giovanile e l’iniziativa di Manageritalia è un programma concreto per mettere in pratica quanto previsto dalla riforma della scuola.
«Manageritalia» ha chiarito Marisa Montegiove, presidente Manageritalia Servizi e responsabile del Gruppo Donne Manager, «ha lanciato il progetto di sinergia scuola-azienda spronata dai manager associati, che vedono i giovani entrare in azienda privi delle giuste competenze e provano sulla loro pelle come poi questo freni la competitività delle loro aziende sui mercati globali».
«Questo impegno dei manager per migliorare il sistema formativo e i suoi output è un dovere sociale, ancor prima che l’egoismo di avere risorse valide da plasmare per competere e crescere», ha concluso Roberto Beccari, presidente di Manageritalia Milano.

Anche la riforma della scuola punta al dialogo con le aziende
La riforma della scuola (legge 13 luglio 2015, n. 107 – Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione), nota come la Buona Scuola, intende preparare meglio i ragazzi al mondo del lavoro con stage e materie di studio più vicine alle richieste delle imprese, introducendo gli insegnamenti opzionali e i periodi di alternanza scuola-lavoro. Tutti gli studenti tra i 15 e i 19 anni dovranno dunque fare un’esperienza di lavoro: si tratterà di un totale di almeno 200 ore per i licei e 400 ore per gli istituti tecnici e professionali, da svolgersi nell’ultimo triennio, a scelta durante l’anno scolastico o nel periodo di vacanza, in Italia o all’estero.
Ogni scuola dovrà inserire nel proprio piano triennale di offerta formativa (Ptof) dei corsi opzionali, che possono utilizzare fino al 20% del monte ore annuale. I corsi potranno essere dei potenziamenti e approfondimenti delle materie obbligatorie, oppure degli insegnamenti su materie extra, vicine alle richieste delle imprese, puntando a far acquisire agli studenti competenze nuove, spendibili nel mondo del lavoro. Gli eventuali insegnamenti opzionali scelti e le esperienze di alternanza scuola-lavoro verranno inseriti nel curriculum dello studente, daranno diritto a crediti formativi e concorreranno al voto finale dell’esame di Stato (maturità o diploma).
Rispetto al passato, l’alternanza diventa obbligatoria solo per le terze classi, per poi riguardare le quarte e le quinte. Per l’anno scolastico 2015-2016 coinvolgerà 500.000 ragazzi, mentre a regime gli studenti coinvolti saranno circa 1 milione e mezzo.Un modello a cui ispirarsi è quello della scuola tedesca, dove le aziende investono risorse di tempo importanti sugli studenti, perché hanno capito che si tratta di investimenti redditizi. La sfida è realizzare programmi che davvero portino benefici alle imprese, progetti in grado di mettere a frutto la voglia di fare dei ragazzi, orientando le scuole a svolgere progetti di interesse delle aziende e utilizzando i laboratori come banco di prova per identificare i giovani più in gamba.

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