Nulla di nuovo, nel messaggio Inps 53/2017, che non fosse già noto al nostro pensiero.
Manageritalia lo sta dicendo da oltre un anno (eh sì che il tempo vola) ma adesso, con le istruzioni del 5 gennaio scorso, è ufficiale: le istanze (tante, tantissime evidentemente) di coloro i quali chiedono all’Istituto di previdenza un trattamento pensionistico adeguato alle aspettative post sentenza 70/2015 Corte Costituzionale dovranno essere respinte in maniera univoca, secondo il modello standard di risposta predisposto per tutte le regioni:
Gentile Sig./ra o Gentile Avv. in riscontro alla Sua richiesta di rivalutazione del trattamento pensionistico in godimento per gli anni dal 2012 al 2015 a seguito della sentenza n. 70/2015 della Corte Costituzionale, si comunica che la stessa non può essere accolta in quanto l’Istituto ha già pienamente adempiuto dando puntuale esecuzione alle previsioni contenute nel DL n. 65/2015 convertito in legge n. 109/2015 che disciplinano la materia.
Meglio tardi che mai, pensiamo noi.
Fra le voci che in questi giorni hanno accompagnato – come commento – il messaggio dell’Inps, la nostra, questa, sarà almeno in parte fuori dal coro: un plauso al dirigente che si è – per così dire – preso la briga di voler coordinare la comunicazione dell’Istituto di previdenza organizzandola in maniera univoca.
Se fosse stato fatto prima, avremmo risparmiato tempo prezioso; i pensionati non si sarebbero intestarditi a cavalcare questa o quella chimera, fra promettenti avvocati e associazioni, e forse tutti avremmo compreso che l’Inps, in presenza di una legge vigente (ci riferiamo alla legge 109/2015 citata nel comunicato) non può far altro che attenervisi e rigettare le domande dei pensionati.
Non può, aggiungiamo noi, fintantoché la norma non sia dichiarata incostituzionale, ed è per questo che da subito, primi fra tutti, abbiamo sostenuto la necessità di nuove azioni legali contro il cosiddetto decreto Renzi, e primi siamo stati ad ottenere l’invio della questione innanzi alla Corte Costituzionale.
Ma allora?
Se Manageritalia sapeva che quegli invii all’Inps sarebbero stati inutili alla ricostituzione della pensione – vi chiederete voi – perché ha suggerito ai pensionati di procedere con le raccomandate?
“Per interrompere il decorso del periodo di prescrizione e conservare ai pensionati la possibilità di difendersi”: questa è la motivazione dell’invio, come peraltro già ricordato sul nostro blog, al tempo.
L’Inps dunque ha scelto. Ha scelto una comunicazione pubblica e unitaria, che ci aspettiamo possa anche determinare la fine dell’arbitrio di quelle sedi territoriali che hanno risposto all’italiana, senza chiarezza, innescando tanti dubbi e timori inesistenti; risposte creative, sospese fra detto e non detto, che hanno ottenuto l’effetto contrario, prodotto cioè altre domande per altre risposte.
Per i nostri uffici, un carico di lavoro straordinario evitabile con una buona comunicazione; l’Inps che vorremmo, più efficienza nel servizio ai cittadini, maggiore consapevolezza di ruolo e senso di responsabilità. Ai nostri associati chiediamo di avere ancora pazienza, almeno sino alla prossima riunione della Consulta, quando i giudici costituzionali dovranno decidere sulla mancata perequazione dei trattamenti pensionistici superiori a sei volte il minimo Inps, dando riscontro alle tante ordinanze sottoposte dai Tribunali di tutta Italia.
Tanto premesso, la nostra “battaglia” continua! naturalmente, senza feriti…