Ripartiamo dalla prevenzione

Al via, con alcune novità, il IX Programma di Prevenzione 2021-2022 del Fasdac. Ne parliamo con Fabrizio Pulcinelli, presidente riconfermato del nostro fondo di assistenza sanitaria

Siamo arrivati al IX Programma di Prevenzione, presidente, un bel traguardo.
«Sì. Devo dirlo con un certo orgoglio perché il Fasdac è stato forse il primo Fondo sanitario a credere nella prevenzione, promuovendo dal 2005 dei programmi dedicati. Da allora è cresciuta l’attenzione da parte di tutti gli iscritti che sono stati invitati agli screening. Questo aspetto è da interpretare positivamente da due punti di vista: da una parte la prevenzione è sempre più percepita come momento di promozione della propria salute, dall’altra il modello messo a punto dal Fondo si è dimostrato valido e apprezzato, tanto da essere confermato nei vari programmi. Parlo dell’individuazione dei 7 moduli con le relative prestazioni, la facilità di accesso e la gratuità della loro fruizione».

Oggi, in particolare, con la pandemia, in molti hanno dovuto rinunciare o rinviare alcune prestazioni sanitarie. Come sta reagendo il Fasdac?
«Analogamente a quanto avvenuto per il Servizio sanitario nazionale, il Fondo ha registrato una riduzione delle prestazioni, soprattutto nei mesi di marzo e aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, invertendo la crescita che invece si era verificata a gennaio e febbraio, periodo pre-Covid. Da maggio le richieste di rimborso, sia dirette che indirette, si sono sostanzialmente attestate sui valori dell’anno precedente. A fronte di questi andamenti, il Fondo ha di recente ampliato la propria offerta introducendo il rimborso di una serie di prestazioni quali i diversi test per Covid, le sedute di psicoterapia a distanza, gli accertamenti diagnostici eseguiti in farmacia e quattro nuovi interventi chirurgici. Il consiglio di gestione ha poi stanziato 500.000 euro per il rimborso dei test per il Covid-19 eseguiti nell’ultimo quadrimestre dello scorso anno (ndr, vedi pagina 76). Ciò per andare incontro a chi, soprattutto a motivo delle diverse normative regionali, si è dovuto rivolgere al privato per effettuarli».

La diminuzione delle prestazioni ha riguardato anche la prevenzione?
«Sì. La prevenzione ha risentito della pandemia in misura maggiore. Nel periodo gennaio-settembre 2020 abbiamo registrato complessivamente una riduzione degli screening del 30%. Il fenomeno è comprensibile ed è dovuto a diverse cause: il lockdown che ha impedito alle persone di recarsi alle strutture sanitarie, il timore del rischio infettivo da parte degli assistiti, che ha scoraggiato l’accesso alle strutture sanitarie, e in molti casi la chiusura delle stesse strutture. Escluso il periodo pre-Covid di gennaio e febbraio, in tutti gli altri mesi gli screening eseguiti sono stati comunque inferiori al passato. L’inversione di tendenza è avvenuta soltanto nel mese di settembre».

Come si articola il nuovo Programma? Ci sono novità rispetto agli altri anni?
«Questo IX Programma conferma nella sostanza il modello sinora utilizzato, ma con una importante novità. Quindi 7 “moduli”, di cui due a carattere generale e 5 mirati a specifiche patologie, ai quali si accede gratuitamente sulla base dell’età e del sesso (vedi box nella pagina precedente). Nell’individuare i “moduli” ci si è attenuti alle linee guida del ministero della Salute. Con questo Programma 2021-2022 abbiamo ritenuto di introdurre a titolo sperimentale una novità: un secondo livello di prevenzione che prevede, sempre in forma gratuita, una serie di accertamenti diagnostici più mirati, quando gli esami o le visite specialistiche del I livello di prevenzione hanno evidenziato delle anomalie. In sostanza, si tratta di quegli accertamenti che di norma il medico specialista prescrive per approfondire le anomalie riscontrate».

Perché questa novità?
«Riteniamo importante favorire il “rientro” nella prevenzione di tutti coloro che, per i motivi che ho detto, non hanno potuto farla. Incoraggiare il “rientro” è di fondamentale importanza, soprattutto per gli screening oncologici (della cervice uterina, della mammella e del colon retto). Vuol dire non aver individuato per tempo lesioni tumorali con conseguenze cliniche intuibili poiché lo stato della diagnosi viene intercettato in una fase più avanzata. Il che vuol dire più invasività, più farmaci, più complicanze, più sofferenza. Può essere utile fornire un dato: il Servizio sanitario ha calcolato che fino a settembre 2020 sono stati eseguiti circa 2,2 milioni di screening in meno rispetto al 2019. Dato preoccupante e un costo indiretto in termini di salute che pagheremo a causa della pandemia. Aggiungo due aspetti particolarmente importanti per il Fondo. Una parte della minore spesa per prestazioni del 2020 viene destinata alla prevenzione, ambito per eccellenza di tutela della salute. Inoltre, il farsi interamente carico degli accertamenti di II livello è un modo concreto per il Fondo di stare accanto a chi sta seguendo con apprensione un delicato momento di approfondimento del proprio stato di salute».

Questi cambiamenti potranno consolidarsi e restare come prassi anche per le prossime edizioni?
«Come ho detto prima, la novità è introdotta a titolo sperimentale. Al termine del biennio valuteremo i risultati per un’eventuale conferma per i programmi successivi».

Come si rapporta la prevenzione del Fasdac con quella pubblica, ancor più oggi in cui la pandemia ha messo a dura prova il servizio sanitario nazionale?
«Al momento la prevenzione del Fasdac si svolge in autonomia rispetto a quella promossa dal Servizio pubblico. Proprio di recente è stato varato il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025. Il suo approccio multidisciplinare e ben strutturato è ispirato al principio della “Salute in tutte le politiche” che riguardano il cittadino in ogni fase della vita, nei luoghi in cui vive e lavora. L’ambito di azione del nostro Fondo è ben più circoscritto, in quanto riguarda la sola sanità. Però su questo possiamo fare la nostra parte, magari integrando le informazioni in nostro possesso con quelle del Servizio pubblico che, ricordiamoci, è il soggetto deputato a prendere in carico la salute di un cittadino, tracciandogli percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali». 


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