Riflessioni sull’attualità della Riforma Dini

Sono trascorsi quasi venti anni dalla data dell’emanazione della Riforma (legge 335 del 1995) che ha disegnato sostanzialmente l’attuale sistema pensionistico pubblico, con l’introduzione del metodo di calcolo contributivo, pur con la notevole gradualità rivista poi dalla Riforma Fornero del 2012.


Un interessante articolo pubblicato su Lavoce.info ed intitolato “La Riforma Dini vent’anni dopo” ci fa riflettere sulla sostenibilità dell’attuale sistema pensionistico da un punto di vista diverso dal solito, non sotto l’aspetto del suo impatto sulla finanza pubblica, ma sui lavoratori attuali ed, in particolare, sui giovani.

In sintesi, l’autore si domanda se “la sostenibilità finanziaria garantita dalla riforma del 1995 sia compatibile con la sua sostenibilità sociale”, ciò in quanto “l’onere del riaggiustamento necessario a mantenere l’equilibrio del conto previdenziale è a carico degli assicurati, anziché della fiscalità generale”.


La preoccupazione nasce dal fatto che, dei presupposti alla base della Riforma del 1995 (tasso di crescita delle retribuzioni del 2% annuo e del Pil dell’1,5% annuo) solo il terzo è stato realizzato, ovvero l’aumento dell’aliquota contributiva al 33%, ed è irrealistico ipotizzare una inversione di tendenza nel breve termine.

Quindi i lavoratori che attualmente contribuiscono alla sostenibilità del sistema con importi molto più elevati rispetto a quelli versati da coloro a cui, di fatto, stanno pagando le pensioni, si trovano paradossalmente a pagare di più per avere in futuro pensioni più di importo meno elevato (si ipotizza un tasso di sostituzione del 39,2% a 66 anni di età, invece di quello stimato dal legislatore del 1995 al 61,7%).


Poiché – conclude l’autore – “il corretto funzionamento di un sistema di finanziamento a ripartizione, in cui gli attivi sostengono il costo delle prestazioni erogate ai non attivi, si regge sul consenso. Quando l’incertezza sulla stabilità delle regole e dei criteri di calcolo delle pensioni diventa tale da avanzare dubbi circa l’adeguatezza delle prestazioni che domani saranno percepite dai contribuenti di oggi, quando i giovani sono sempre di meno e con minori redditi, quando il peso degli oneri fiscali e contributivi diventa così elevato da diventare insopportabile, allora il rischio di un conflitto generazionale con il ripudio degli impegni presi a favore dei più anziani può diventare molto concreto”.


Il Ministro Poletti ha ribadito la necessità di modificare la Riforma Fornero, riferendosi ad una revisione dei requisiti per accedere al pensionamento, effettivamente troppo severi, ma anche se dai proclami si passerà ai fatti, questo unico intervento potrà dare una soluzione immediata alle situazioni contingenti ma non risolverà, di certo, le problematiche di cui abbiamo trattato in questa sede con riferimento alle pensioni future.

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