Giovani e pensioni: auspici condivisibili e non ideologici

Cercare, fin da oggi, soluzioni per fronteggiare la prevedibile difficoltà dei giovani che andranno in pensione domani. Superare lo stereotipo secondo cui le pensioni calcolate con il metodo retributivo sarebbero tutte abbondanti e immeritate mentre quelle calcolate col contributivo sarebbero scarse ma giuste.


Sono alcuni degli auspici contenuti in questo articolo pubblicato su Formiche.net a firma di Giuliano Cazzola e Santo Versace, in cui si mette in discussione la logica (generalmente data per scontata) tra la “corrispettività di mero stampo assicurativo tra contributi versati e prestazioni” in un sistema che, pur essendo contributivo dipende “dal rapporto tra il numero e i versamenti dei contribuenti e le pensioni erogate ovvero dalla ‘solita vecchia storia’ dell’equilibrio tra entrate (siano esse contributive o fiscali) e uscite (la spesa pensionistica nel suo rapporto con il Pil)”.


La tesi è che, se si lavorasse per concretizzare da subito le risposte ai problemi che avremo domani, usando il tempo necessario e uscendo dagli stereotipi, si riuscirebbe a superare l’ideologia che impone una vera e propria “campagna diffamatoria nei confronti di coloro (si tratta dei titolari di poco meno del 90% delle pensioni in essere) che hanno avuto liquidato il loro assegno sulla base delle regole vigenti in quel momento, come se su di loro gravasse una sorta di ‘maledizione biblica’, un ‘peccato originale’ da scontare negli anni, una ‘responsabilità storica’ da cui discolparsi davanti alle generazioni future”.


Un’ideologia che riteniamo impedisca di immaginare una riforma davvero coraggiosa e lungimirante del sistema previdenziale. Rilancio queste considerazioni poiché le ritengo in linea con i principi che orientano l’impegno di Manageritalia per la previdenza.

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