Tutti pazzi per i web influencer

Rossella Canevari è scrittrice, giornalista, social media strategist, live streamer e publisher del magazine online Mondo Rosa Shokking. Tieni corsi dedicati allo sviluppo delle nuove piattaforme per fare comunicazione e business. Con lei approfondiamo il tema dei web influencer, persone sempre più ricercate da aziende e agenzie per promuovere brand, prodotti, servizi

Chi sono oggi i web influencer e come si riconoscono?
Come tutti coloro in grado di “influenzare le masse”, gli influencer appunto, si riconoscono dai numeri che sul web, a differenza della tv e dei media tradizionali, sono trasparenti. Gli Instagrammer, ovvero gli influencer che usano come veicolo principalmente le foto (anche se ormai IG ha aggiunto anche i video e funzionano benissimo!) li riconosci dal fatto che postano una foto e hanno visualizzazioni con numeri a molti zeri e diversi commenti. Lo stesso vale per chi utilizza i video live e non, sulle piattaforme dedicate, youtube, periscope, fb live ecc.

È possibile diventare un web influencer? Esiste una strategia, oltre alla capacità di padroneggiare i social e avere un buon numero di follower?
Tutto è possibile, ma non per chi è improvvisato! Le vittorie (non parlo di battaglie, ma della guerra) si vincono seguendo delle strategie precise. Prima di tutto, è necessario avere le idee chiare sull’obiettivo finale e su chi si è o si vuole diventare. Individuato il target, allora inizia la sfida per raggiungerlo! Principe di questa sfida è il contenuto accompagnato dalla costanza! Il segreto dei social è la freschezza, l’essere veri e amare quello che si fa. E poi una piccola importante precisazione: credo che tra il web e vita reale non ci sia alcuna differenza. È possibile diventare un opinion leder in qualunque campo, volendolo e lavorandoci nel modo giusto.

Come coinvolgere queste figure in una campagna di comunicazione? Quali budget e quale roi ci si deve aspettare?
Stiamo parlando di una figura in grado di fidelizzare seguaci attraverso un’attività più o meno quotidiana, legata alla loro specifica personalità, non ad un copione prescritto da altri. Il modo giusto per coinvolgerle dunque in campagne social è quello di rispettare l’identità del testimonial scelto, facendo in modo che crei una campagna adeguata al suo consueto storytelling. Il brand in questo caso, fa parlare di sé in modo trasversale attraverso contenuti altri, rispetto si suoi soliti. I budget sono certamente relativi ai numeri dell’influencer e alla sua fama: diverso è lavorare con una blogger conosciuta in tutto il mondo che fa già campagne per multinazionali, rispetto ad una giovane youtuber che ha grandi numeri ma è conosciuta solo in Italia, da una cerchia di millennial. Diverso ancora lavorare con una livestremer che ha numeri medi ma un’età (sua e dei suoi seguaci) tale da sostenere una spesa che per un millennial sarebbe impossibile.

Il suo ultimo romanzo, Ogni Giorno Come Fosse l’Ultimo, è anche una guida sui social: in un mondo in cui l’informazione sta cambiando faccia e in cui c’è molta incertezza sul futuro dei professionisti del settore, editori, media e giornalisti devono cambiare il loro ruolo? Come cavalcare i cambiamenti imposti dal digitale per non esserne sopraffatti?
La flessibilità e l’apertura al nuovo è il modo per eccellenza di sopravvivere. Il sistema dell’informazione e i giornalisti in particolari hanno dalla loro parte (o dovrebbero avere) cultura, esperienza, facilità nel creare contenuti di qualità. I social sono strumenti a loro disposizione, gratuiti e portata di mano. Richiedono uno sforzo mentale, costanza, ma superato il primo impatto, è fatta. Sarebbe stupido essere sopraffatti dal nuovo, invece di cavalcarlo con la forza dell’esperienza.

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