Mobike: l’Italia si sposterà in bici

A tu per tu con il chief executive officer di Evlonet, l’azienda che ha portato nel nostro paese il colosso cinese del bike sharing Mobike, che ha da poco debuttato a Milano e a Firenze

Il servizio di bike sharing Mobike ha fatto da pochi giorni il suo debutto in due città italiane, con un progetto di forte espansione. Salutato dalla stampa come un servizio intelligente (le bici di Mobike sono geolocalizzate con un’applicazione e possono essere parcheggiate ovunque), è un segnale che qualcosa in termini di mobilità sostenibile sta cambiando anche nel nostro paese, come già avviene in altre realtà europee. Ne parliamo con Alessandro Felici, ceo di Evlonet, azienda che ha portato Mobike in Italia.

Qual è il suo ruolo all’interno di Evlonet e come avete accompagnato l’ingresso di Mobike in Italia?

Evlonet, di cui sono titolare, è partner e distributore di Mobike. Siamo una realtà nel settore e-commerce presente in Cina dal 2014. Mobike ha scelto noi in un piano di espansione globale: l’idea è di aprire filiali dirette in un numero crescente di paesi e l’Italia rappresenta in questo senso un’eccezione. Hanno puntato su Evlonet dopo aver trovato una complementarietà di competenze. Evlonet è socia di Number 1, azienda italiana leader nella logistica integrata. Le due società, partner di Mobike in Italia, gestiscono le operations dell’azienda cinese nel nostro paese. Number 1 si occupa di magazzini, riparazioni, camion, mentre noi gestiamo le attività di marketing e comunicazione.

Mobike intende affermarsi in altri paesi? Con quali presupposti?  
La realtà suggerisce che il business è molto promettente. Tutta l’industria del bike sharing va già alla grande in Cina, dove sono presenti più di 10 milioni di bici. Mobike da sola ne ha più di sei. L’azienda è presente in 160 città in Cina e l’obiettivo è l’internazionalizzazione. L’ingresso in Italia fa parte di un preciso piano di sviluppo: dopo l’Inghilterra, Singapore e il Giappone l’obiettivo è penetrare in più geografie. Abbiamo debuttato da un mese Firenze e da quattro giorni a Milano, dopo un’autorizzazione delle due municipalità. Si tratta di città dal respiro internazionale e rientrano in una fase pilota che ci aiuterà a capire il potenziale di sviluppo. L’accoglienza per il momento è stata molto positiva.

Esistono dei nodi da sciogliere?
Ci sono ancora alcune criticità. Il primo problema è di carattere culturale. Gli italiani devono imparare a utilizzare la bicicletta in modo corretto, rispettando le regole del codice della strada, a cui questi mezzi sono soggetti, come le vetture. Ci sono ancora molti investimenti per modificare la viabilità cittadina rendendola bike-friendly. Alcune città sono virtuose, ma si tratta di processi complessi. L’aspetto positivo però è che noto una volontà politica chiara.  

Nei prossimi anni i servizi di bike sharing cresceranno?
Più che cresceranno, oso dire che esploderanno. Ma non nei prossimi anni, già nei prossimi mesi.  

Ecologica e alla portata di tutti: la bici sarà il mezzo di trasporto principale delle città del futuro?
Certamente. Su questo non ho alcun dubbio.  

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