Il recente emendamento approvato in Commissione Bilancio riguarda non solo le mamme, ma anche i papà grazie a un prolungamento dell’astensione per paternità. Su questo non si può che esprimere parere positivo. I papà sono un elemento fondamentale del nuovo nucleo familiare che si va creando ed è giusto che possano vivere serenamente questi momenti.
Purtroppo ancora oggi i papà che decidono di non andare in ufficio per qualche giorno per stare accanto al proprio bambino e alla mamma vengono guardati con sospetto da alcuni colleghi.
Invece per quanto riguarda l’astensione per la mamma, credo che sia giusto lasciarle (a lei e al medico che la segue naturalmente) la decisione di lavorare fino all’ottavo o al nono mese. Se la salute lo permette e non si è impiegate in un lavoro pericoloso per il nascituro né per la mamma, credo quella offerta dal nuovo emendamento sia un’opportunità.
Oggi anche solo la richiesta di proroga all’ottavo mese è complessa e spesso si rischia di trovarsi in maternità due mesi prima quando invece si vorrebbe poter spendere questo tempo dopo con il neonato.
Del resto la maternità non è una malattia e, anzi, questo momento potrebbe essere un’opportunità per iniziare a sperimentare forme di smart working e cominciare a valutare il contributo lavorativo di una persona in funzione del raggiungimento degli obiettivi e non per le ore di presenza in ufficio.
Il contro? Il fatto che le aziende comincino a pretendere che le future mamme siano al lavoro fino al nono mese e che rimandino l’organizzazione aziendale per sopperire all’assenza della dipendente fino all’ultimo momento, rischiando di non farlo adeguatamente.
Noi, come Gruppo Donne Manager di Manageritalia Lombardia abbiamo da sempre tra i nostri obiettivi il sostegno alla genitorialità e il miglioramento del work-life balance. Lo facciamo attraverso progetti come Un Fiocco in Azienda, un programma concreto per aiutare neomamme e neopapà e aziende ad affrontare serenamente la maternità e facilitare il rientro in azienda delle lavoratrici.