“Lavoratori fra lavoratori”, con queste parole nasceva 80 anni fa Manageritalia. Una dichiarazione di identità, di orgoglio e di responsabilità che ha attraversato i decenni, diventando oggi un sistema valoriale concreto, fatto di tutele, diritti, servizi e visione.
Era il 1° maggio 1945, l’Italia era appena stata liberata e ancora non era stata firmata la resa dei nazisti. In questo giorno cruciale, undici colleghi romani– dieci uomini e una donna – firmavano l’atto fondativo di quella che sarebbe diventata Manageritalia.
Primo presidente fu Silvio Candioli, e le sue parole, rivolte ai colleghi di tutta Italia a nome della neonata Andac (Associazione nazionale dirigenti aziende commerciali), lette oggi sembrano scritte per il presente: «Orgogliosi di essere nell’azienda lavoratori fra lavoratori, noi intendiamo portare un valido contributo all’immane opera che rende pensosi e preoccupati tutti gli italiani che vogliono la rinascita del nostro martoriato Paese.
Rinascita che sarà possibile unicamente se alla sola ricchezza che ci rimane, il lavoro, sarà dato il posto sociale ed economico che gli compete. Coscienti che senza il nostro diretto concorso l’opera di ricostruzione non potrebbe essere armonica e completa. Intendiamo valorizzare la nostra funzione e chiediamo che congrua rappresentanza della categoria sia chiamata a far parte di quegli organi e consessi nei quali si discutono o si decidono provvedimenti interessanti, il commercio in particolare e l’economia del Paese in generale».
Dalla prospettiva al contratto
Parole, quelle di Candioli, meno marziali di quelle a cui si era abituati in quel periodo. Parole piene di energia civile, con un senso profondo di responsabilità. La responsabilità di partecipare come attori alla ricostruzione di un Paese distrutto. Parole che sono diventate principi e poi azioni attraverso il contratto collettivo nazionale dei dirigenti del terziario, nato nel 1948, il primo firmato da Confcommercio, un anno prima di quello destinato ai dipendenti. Un contratto che ha dato vita a tutele, servizi, welfare, rappresentanza e bilateralità. Ora, proviamo a raccontarlo, partendo dai suoi tre pilastri principali: sicurezza e solidarietà; attrattività e inclusione; qualità dei servizi.
Sicurezza e solidarietà
Il nostro contratto tutela i dirigenti attraverso una mutualità concreta e solidale. Un esempio emblematico è il Fasdac, nato nel 1948, ben prima dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale. Si tratta di un fondo autogestito che garantisce un’ampia copertura sanitaria, sostenendo chi è più in difficoltà secondo un autentico principio di solidarietà. Un altro esempio è il Fondo Mario Negri, che offre previdenza complementare obbligatoria e servizi dedicati, come prestazioni assistenziali specifiche per persone con disabilità.
Questi strumenti incarnano i valori di Manageritalia, radicati nella responsabilità professionale: un contratto che anticipa i bisogni, non si limita ad accogliere le istanze. Accanto al Fondo Mario Negri, sono nati Assidir e Manageritalia Servizi per rispondere alle esigenze assicurative e professionali degli associati, così come la Convenzione Antonio Pastore e la Cassa De Lellis.
Il ccnl non guarda solo al presente: genera risorse anche per i pensionati, che possono scegliere di restare nel Fasdac con gli stessi servizi ma con contributi ridotti. Inoltre, grazie ai contributi volontari, chi perde l’incarico può continuare a beneficiare del sistema di welfare di Manageritalia.
Dal 2021, infine, l’Organizzazione ha esteso il proprio impegno anche a chi è uscito dal mercato del lavoro, supportandolo nel reinserimento attraverso XLabor, la divisione dedicata al lavoro manageriale, che offre soluzioni, strumenti, risorse e interventi concreti per accompagnare il rientro nel mondo professionale.
Attrattività e inclusione
Il contratto dei dirigenti del terziario non è solo uno strumento di tutela, ma un vero e proprio valore aggiunto. Si fonda su un equilibrio tra sostenibilità dei costi, chiarezza delle regole, accesso trasparente e condizioni certe in fase di uscita. La sua efficacia e applicabilità dipendono dalla capacità di essere moderno, attrattivo ed equo: al suo interno trovano spazio il benessere del dirigente, un welfare evoluto e, più recentemente, strumenti di welfare aziendale che rafforzano ulteriormente la sua competitività.
E, naturalmente, contiamo – e vogliamo continuare a contare sempre di più – sulle donne manager: sin dal 1975 abbiamo previsto un’integrazione al 100% rispetto a quanto erogato dall’Inps per la maternità. Inoltre, il progetto genitorialità del Fasdac offre sussidi aggiuntivi ai genitori con figli da 0 a 3 anni.
Il contratto collettivo dei dirigenti del terziario si articola in 49 articoli: è snello, facilmente leggibile, prevede un costo contenuto in fase di ingresso e offre regole chiare e definite in uscita. Questo consente al datore di lavoro di avere piena consapevolezza dell’investimento che sta effettuando.
Il nostro contratto non prevede la reintegra ex art. 18 dello Statuto dei lavoratori; anzi, ne ha superato l’impostazione, contribuendo a ridefinire i termini giurisprudenziali in materia. Non è un caso se formule oggi consolidate, come il licenziamento “ad nutum”, hanno trovato origine proprio in questo contesto, a conferma della capacità di anticipare l’evoluzione normativa e rispondere in modo pragmatico alle esigenze del mercato.
Qualità dei servizi
Tutto questo si traduce in servizi concreti, disponibili su tutto il territorio: assistenza sanitaria, consulenze personalizzate gratuite offerte da professionisti esperti in ambiti che vanno dal contratto all’assistenza professionale, assicurativa e previdenziale. A ciò si affianca la formazione continua offerta da Cfmt, dove apprendimento, welfare aziendale e politiche attive si intrecciano e fanno del nostro sistema una vera e propria community professionale, dove il networking rappresenta un elemento chiave per favorire il mantenimento delle competenze del manager moderno e ne facilità l’occupabilità. Non si tratta di promesse, ma di standard di qualità concreti e riconosciuti.
I numeri
Dai dieci uomini e una donna del 1945, oggi Manageritalia conta oltre 45.500 associati e quasi 10.000 imprese. Una crescita del 101% negli ultimi 30 anni, in controtendenza rispetto al mercato. Ma, soprattutto, +150% di dirigenti donne e +360% quelle con contratto Manageritalia. Anche la qualità dei servizi è un fatto tangibile che i nostri associati ci riconoscono. Un segnale forte di inclusione, ma anche di attrattività di un sistema che funziona.
Il testimone del futuro
In ottant’anni di storia, chi ha guidato Manageritalia ha raccolto l’eredità ideale di Silvio Candioli, intrecciando parole e valori con passione e visione. Ognuno ha aggiunto il proprio tassello, con orgoglio e capacità, contribuendo a costruire un sistema vivo che si trasmette e si rinnova nel tempo.
Quel testimone oggi continua a passare di mano, non solo ai vertici, ma all’intera assemblea, in tutti i territori dove si trova Manageritalia, a chi ogni giorno lavora con dedizione per custodire e trasformare un modello che ha saputo attraversare le epoche, perché capace di cambiare restando fedele a sé stesso.