Il gruppo Manager per il Sociale si affaccia ormai al suo 25° anno di attività, perseguendo l’obiettivo di mettere gratuitamente a disposizione delle organizzazioni non profit le competenze acquisite dagli associati nel loro percorso professionale. Il piccolo gruppo originale si è sviluppato rapidamente negli ultimi 15 anni e conta oggi 315 manager organizzati in team specialistici.
Ha aiutato 293 enti di piccole e grandi dimensioni e realizzato 383 progetti nelle più diverse aree di fragilità, in ambito organizzativo, amministrazione e finanza, marketing e comunicazione, ricerca fondi, risorse umane e formazione, information technology, qualità e privacy. In tempi più recenti, stanno gradualmente aderendo figure più giovani in attività, il che dimostra una crescente sensibilità dei manager nei confronti del bene comune, dovuta anche agli obiettivi di sostenibilità economica e sociale da parte delle aziende.
L’importante lavoro svolto concretamente e la preziosa risorsa tempo messa a disposizione dai volontari sul campo rende evidente il valore della responsabilità sociale di Manageritalia.
Un aiuto apprezzato
Le attestazioni di apprezzamento per il nostro aiuto sono veramente numerose. Tuttavia, la migliore gratificazione è il buon esito dei progetti e la richiesta da parte degli enti di proseguire e ampliare la collaborazione. Per fare un esempio, per l’executive master in terzo settore e imprenditorialità sociale di Altis/Università Cattolica il numero dei tutoraggi che ci sono stati richiesti è passato nell’ultimo triennio da 8 a 10 e nel 2023 addirittura a 15.
La managerialità diventa un dono
Il nostro sostegno manageriale, con la ricchezza delle competenze che offriamo, è diventato sempre più indispensabile con la trasformazione del terzo settore in atto. Per adeguarsi alla recente legge di riforma e per prepararsi soprattutto a rispondere ai vecchi e nuovi bisogni emergenti, i soggetti attivi nell’ambito del non profit devono riorganizzarsi e sviluppare nuove capacità innovative. Il terzo settore rappresenta sempre di più un pilastro dell’economia del Paese.
Manager per il Sociale: parte attiva nella comunità
Anche il nostro gruppo ha imparato molto dal mondo del volontariato, diverso da quello profit in termini di risorse umane, finanziarie, tempi di realizzazione e fortemente legato al fondamentale apporto delle relazioni interpersonali.
Il manager in pensione attivo è un dono per la comunità, ma anche per sé stesso. La gratificazione nasce dalla consapevolezza di poter trasmettere il valore delle proprie competenze a chi ne ha bisogno per svolgere al meglio attività sociali e di sentirsi parte attiva nella comunità. Inoltre, i nostri incontri organizzativi del mercoledì mattina e quelli di gruppo mensili, in cui si dibattono risultati, successi e difficoltà e si mettono insieme le diverse esperienze,
sono veramente arricchenti per tutti.
Cosa c’è nel futuro del gruppo
Per il futuro puntiamo allo sviluppo di una concreta attività di collegamento tra terzo settore, azienda, finanza e pubblica amministrazione che favorisca la coprogrammazione e coprogettazione a beneficio di tutti. Per perseguire questo obiettivo abbiamo creato il servizio Profit4NonProfit, lanciato lo scorso maggio all’Università Cattolica con una partecipazione straordinaria di vari stakeholder.
Il contesto nel quale si è operato finora sta cambiando: mondo profit, pubblica amministrazione locale, università e finanza hanno un maggior interesse al sociale; il non profit ha necessità di sostenibilità economica, competenze e collaborazioni per perseguire stabilmente i suoi obiettivi.
Sempre più aziende considerano i criteri Esg parte integrante della loro strategia, nel contempo alcuni enti del terzo settore vedono le aziende come possibili partner. Abbiamo già avviato e stiamo avviando interessanti contatti e disponiamo delle risorse manageriali per impegnarci nella realizzazione di questo progetto, anche grazie all’inserimento di manager in attività all’interno del gruppo (ad oggi oltre 50), apportatori di nuove informazioni e conoscenze tecnologiche innovative. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, a seguito di un’audizione avuta con alcune commissioni dell’assessorato Welfare e Politiche sociali metropolitane, siamo stati invitati a intervenire a una sessione della cabina di regia di un progetto di significativa rilevanza, con la prospettiva di un inserimento operativo.
Alcune iniziative del gruppo Manager per il Sociale
La parola ai volontari
Cosa vuol dire essere manager per il sociale? E perché intraprendere un’esperienza di questo tipo? Ce lo raccontano Giulia Branduardi, Maurizio Gatti, Santino Mafodda e Marisa Manzoni, volontari del gruppo Manager per il Sociale che, mettendo in campo le competenze manageriali acquisite durante la propria carriera, aiutano le realtà non profit a crescere.
Perché hai scelto di fare il manager per il sociale?
Branduardi «Per mettere le mie competenze e il mio tempo a disposizione per il bene e lo sviluppo della comunità e del territorio in cui vivo».
Gatti «Per rendermi utile presso le associazioni che operano nel sociale, mettendo a loro disposizione le conoscenze acquisite in 40 anni di lavoro».
Mafodda «Per sentirmi utile, mantenere allenata la mente e dare un contributo al bene comune, regalando la mia pluriennale esperienza di manager altrimenti dispersa».
Manzoni «Dopo tanti anni passati a costruire una splendida carriera in multinazionali nel settore delle telecomunicazioni, un percorso che mi ha permesso di viaggiare in tutto il mondo e misurarmi con culture e profili umani diversi, ho sentito la necessità di mettere l’esperienza maturata al servizio di chi è stato meno fortunato di me e Manager per il Sociale ha rappresentato lo strumento più vicino alla mia storia passata per poter entrare in contatto e scoprire più da vicino il mondo del non profit».
Cosa cambia nel fare il manager nel sociale rispetto a farlo in una società profit?
Branduardi «È molto diverso sotto diversi punti di vista: innanzitutto, non esiste un ritorno economico; poi, molte realtà sono limitate dal punto di vista strutturale e di processo; infine, dal punto di vista umano, la soddisfazione di sentirsi utili per gli altri è molto più grande e intima rispetto a quella del completamento di un progetto aziendale».
Gatti «Cambiano soprattutto i tempi di applicazione. In azienda, subito dopo aver deciso, si è nel pieno delle attività. Nel mondo degli Ets i tempi si valutano in mesi e non ore o giorni. Molto spesso noi siamo partiti mentre l’ente sta ancora “digerendo” la scelta fatta, se l’ha fatta, o non ci sta ancora pensando».
Mafodda «In generale, cambiano obiettivi e valutazioni: le società profit operano principalmente in funzione di una sostenibilità finanziaria, quelle non profit si misurano sull’impatto sociale. Le aziende stanno però maturando una maggiore sensibilità verso i temi del sociale e, in questa nuova prospettiva, Manager per il Sociale può giocare un ruolo importante promuovendo collaborazioni tra profit e non profit in un’ottica win-win».
Manzoni «Direi tutto! Il mondo non profit ragiona spesso con strumenti emozionali piuttosto che razionali, ma purtroppo deve sempre più misurarsi con logiche simili al mondo profit se vuole massimizzare i risultati ed evitare sprechi di risorse umane e finanziarie così preziose. Manager per il Sociale penso possa dare una mano per aiutare in questa fondamentale svolta».
Cosa ti porti a casa da questa esperienza?
Branduardi «Come prima cosa la consapevolezza di appartenere a un gruppo che condivide la stessa mission e che ha creato un ecosistema di tanti progetti sociali sul nostro territorio che fanno la differenza, poi la certezza del mio accrescimento umano e del contatto con la realtà e le questioni sociali più rilevanti».
Gatti «La soddisfazione di essere stato utile. Io mi occupo di argomenti tecnici (privacy), che non sempre suscitano entusiasmo nelle persone che ci troviamo di fronte, ma è bello riuscire comunque a essere di aiuto anche in aree che le organizzazioni considerano erroneamente secondarie».
Mafodda «La conferma che le competenze acquisite nella nostra carriera sono un patrimonio di grande valore e il fatto di metterle a disposizione del bene comune le arricchisce ulteriormente dando loro una qualità e una sensibilità “diversa”».
Manzoni «La conoscenza e la possibilità di contribuire a favore delle tantissime realtà che si impegnano ogni giorno, spesso silenziosamente, per realizzare progetti per il bene della comunità e in aiuto a chi ha più bisogno. Manager per il Sociale è come una grande vetrina al di là della quale vivono tante storie spesso appassionanti. Aggiungerei anche la possibilità di scegliere tra le varie iniziative e poter sposare il progetto che più ti rappresenta».
La consiglieresti?
Branduardi «La consiglierei ai dirigenti giovani e quelli meno giovani. Ai primi perché occuparsi del sociale è altamente formativo ed educativo, ai secondi perché è un modo unico per restituire al territorio l’esperienza maturata e per sentirsi “connessi”, meglio ancora se da dirigenti “attivi”!».
Gatti «Certo! È un’esperienza formativa, si scoprono realtà ed esperienze che difficilmente si incontrano durante la normale attività lavorativa. È un cambio di visione della realtà che, seppur invecchiando, ci fa sentire utili e in attività».
Mafodda «La consiglio a tutti i colleghi iscritti a Manageritalia, in particolare a quelli ancora attivi. Dall’interno delle loro organizzazioni possono contribuire a far crescere in azienda la nuova cultura legata alla collaborazione tra i diversi attori sociali per ottenere un impatto positivo per tutti».
Manzoni «Decisamente: è un’esperienza che permette di arricchirti umanamente ed entrare in contatto con persone davvero speciali!»
Come entrare a far parte del gruppo Manager per il Sociale
Invia un’email a mxs.lombardia@manageritalia.it,
oppure telefona il mercoledì mattina dalle 9 alle 12 al numero 02 62535045:
abbiamo bisogno anche di te!