Uno di noi: Mauro Carbonetti

Due chiacchiere con Mauro Carbonetti, amministratore delegato del gruppo Magazzini Gabrielli, realtà di riferimento della grande distribuzione organizzata italiana, sul ruolo e il valore che un AD può e deve dare in un’azienda della GDO. Carbonetti è associato a Manageritalia Ancona dal 1989

Cosa vuol dire oggi essere amministratore delegato in un mercato sempre più mutevole?
Vuol dire avere senso innato e profondo di responsabilità e attitudini quali la curiosità verso tutto ciò che è innovativo, senza perdersi nella grande varietà di ciò che si può vedere, distinguendo i particolari e inserendoli in un quadro generale. Significa avere visione sistemica. Per lavorare in tale ampiezza occorre essere abili nei processi di delega, mantenendo in equilibrio costante l’autonomia delle persone delegate e il controllo necessario affinché non si perda la linea di navigazione».

Quali i must da mettere in campo, indipendentemente da azienda e settore?
Riconoscere in primis che i risultati si raggiungono con persone e collaboratori competenti e motivati. Occorre a questo scopo essere sfidanti e riconoscere i meriti, imparare dagli errori, generare ottimismo e passione. Per fare tutto ciò serve un impegno costante e continuo per coinvolgere l’intera azienda nella costruzione di una rete trasversale di relazioni che faccia da propulsore verso l’innovazione e la crescita organica delle competenze.

Come un amministratore delegato può dare contributo e valore all’azienda?
Questo può avvenire solo se si ha una profonda comprensione del business e del proprio mercato di riferimento. Capire e lavorare principalmente sulle leve, sugli asset che possono generare valore per tutti i portatori di interesse, non solo per i soci, e quindi in grado di far progredire l’organizzazione verso uno sviluppo “sano” che tenga costantemente presente la vision dell’impresa e il percorso migliore per realizzarla.

Quale il percorso vincente per un manager della moderna distribuzione?
Percorrere le tappe che partono dal mercato, meglio dalla conoscenza del cliente. Sembrerebbe quasi ovvio ma non è così. La mia esperienza mi ha mostrato grandi flop anche di persone strutturalmente dotate. Partire quindi da ciò significa porsi le domande giuste, mettersi nella logica di comprendere ciò che facciamo e per chi lo facciamo. Affrontare le sfide di questo settore senza conoscere a fondo le tematiche dei punti vendita significa mantenere un gap nel proprio bagaglio professionale che difficilmente si potrà colmare.

Cosa fare per crescere professionalmente?
Fare esperienze anche diversificate, allargare il campo dei propri interessi e non smettere mai di studiare e aggiornarsi. Occorre un confronto costante con colleghi di altri settori e aziende. Coltivare relazioni aperte e collaborative. Non disdegnare compiti di natura operativa e soprattutto non saltare fasi della propria attività professionale solo per cercare di arrivare prima al traguardo. D’altronde anche un amministratore delegato passa normalmente una grande quantità del proprio tempo in attività gestionali concrete, determinate spesso da problemi anche di sopraggiunta urgenza che hanno bisogno di essere risolti.

Lei è sempre stato nel retail, quali punti di forza di business e manageriali offre e sono esportabili altrove?
In questo settore la complessità dello stesso abitua alla flessibilità e duttilità necessarie per un approccio modulare e scalabile. Si impara a gestire l’incertezza e a convivere con lo stress che la stessa genera, ma soprattutto si impara a focalizzare costantemente l’attenzione sulle persone, attraverso l’ascolto e l’osservazione. Oggi i dati generati dalla tecnologia a sostegno delle decisioni sono un grande aiuto, ma rappresentano pur sempre una bella fotografia del passato. Viceversa per guardare avanti occorre sempre l’intuizione che solo l’uomo può avere interpretando i segnali che spesso non sono così evidenti.

Come sta cambiando la moderna distribuzione e come cambierà?
Il cambiamento è già in atto ed è ormai conclamato. Il mercato e i consumatori, insieme ai fattori acceleratori generati dalla tecnologia digitale, dalla sensibilità ambientalistica, dalla maggiore attenzione salutistica, dai cambiamenti sociali e del lavoro, ha imposto un ripensamento totale dei paradigmi con cui si dava risposta alle istanze della domanda. È ormai chiara una significativa focalizzazione e segmentazione delle formule commerciali delle insegne distributive. Pensare a un’offerta generalista non trova più sufficiente riscontro da parte dei clienti, i quali sempre più vogliono sentirsi unici come entità intellettuale e personale. A tutto ciò occorre dare risposte sempre più efficaci se si vuole continuare a fare questo mestiere.

E-commerce e punto vendita fisico per voi sono rivali o complementari?
Sono rivali se pensiamo a competitor che definiamo pure player, sono complementari se un’insegna moderna vuole dare le famose risposte alle istanze dei propri clienti. Il nostro mestiere implica la conoscenza a fondo dei bacini ove sono le location, ciò significa anche attrezzarsi al meglio per offrire i servizi di cui i potenziali clienti hanno necessità di usufruire. Pertanto attivare servizi di home delivery o di click & collect per facilitare l’attività di rifornimento ritengo sia una necessaria evoluzione della nostra attività commerciale. Farne a meno significa fare spazio ai competitor. Anzi, un’insegna “forte” sul territorio qualifica di per sé il servizio di richiesta attraverso la tecnologia e ne rafforza in qualche modo l’elemento fiduciario.

Vive ad Ascoli Piceno, che ambiente professionale c’è e come sfruttarlo?
Ogni ambiente in cui ci si cala mostra i suoi vantaggi e le sue peculiarità. La nostra regione, e soprattutto la valle del Tronto, ha vissuto e sta vivendo periodi di crisi che non scopro io oggi. Il tessuto imprenditoriale è costituito principalmente da pmi, ma con eccellenze di prodotto riconosciute anche su scala nazionale e a volte internazionale. Ovviamente qui l’imprenditore è molto presente nel business. Questo irrobustisce la dinamica imprenditoriale degli eventuali manager presenti in tali imprese. Certamente può essere per certi versi un vantaggio, ma occorre saperne cogliere le sfumature, soprattutto in merito alle dinamiche di delega e del rapporto fiduciario che questo si porta dietro.

Come fare networking con vantaggi per sé e l’azienda, magari anche divertendosi?
La tecnologia digitale offre opportunità che fino a qualche lustro fa non era neanche immaginabile. Occorre però fare una precisazione, tutto ciò che è mediato da un sistema tecnologico a volte non copre appieno quello che invece si può ottenere da una sana discussione aperta e frontale in cui ognuno possa percepire anche le più piccole sfumature di ciò che viene raccontato. Per questo occorre mantenere rapporti diretti e costanti fuori dall’azienda, selezionando opportunamente i consessi ove si ritenga opportuno essere presenti (non necessariamente inerenti la propria specificità professionale), per migliorare costantemente le proprie competenze e la gestione del business».

Managerialmente parlando, Asco
li Piceno e la sua regione come sono messi?
Esistono delle ottime professionalità che purtroppo a volte sono sottovalutate, in quanto su scala nazionale forse veniamo considerati una regione un po’ “invecchiata” sotto l’aspetto culturale e professionale, con pochi stimoli competitivi e territoriali. In realtà non è così: la mia esperienza mi ha insegnato e fatto conoscere realtà e persone di assoluto valore che nulla avrebbero da invidiare a colleghi di regioni maggiormente titolate. Le difficoltà in questo territorio esistono e sono di non poco conto, basti pensare soltanto ai collegamenti e alle infrastrutture moderne che qui sono ancora latenti e non confrontabili con la fascia tirrenica. Questo accresce notevolmente le difficoltà della mobilità che purtroppo si riesce a fare soltanto a costo di veri “sacrifici” di natura personale».

Lei è associato a Manageritalia Ancona: che rapporto e quali vantaggi ha?
Ho usufruito molto durante gli anni degli eventi formativi e dei vari workshop proposti dal Cfmt, ma ho anche utilizzato diverse tipologie di consulenza necessarie a chiarire aspetti del mio rapporto di lavoro. Ritengo anche molto valide le proposte assicurative utilizzabili ad esempio nel caso di viaggi all’estero. In generale il rapporto con l’associazione è stato da me sempre apprezzato e ritengo di aver avuto, ogni qual volta richiesto, il supporto necessario.

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