L’Instituto Empresarial de Interim Management, ente non profit di Madrid che ha tra i suoi fini la promozione del temporary management, ha avviato un’indagine sul tema realizzata grazie alla collaborazione di tre dei più importanti gruppi/reti a livello mondiale in questo ambito: EIM Group, Globalise – The Global Interim Management Group e Senior Management Worldwide SMW (ora IMW, rappresentato in Italia da Temporary Management & Capital Advisors, che ne è anche uno dei quattro fondatori).
Lo studio, che ha raccolto le opinioni di 45 società specializzate in 50 paesi in Europa, America, Asia e Oceania, offre una visione aggiornata di come il mercato delle aziende si pone nei confronti del temporary management (di seguito TM), attraverso la lente “mediata” delle società che propongono il servizio e con un respiro internazionale che può essere molto utile per le aziende, anche pmi, che si muovono in contesti allargati.
Benefici attesi
Partiamo dai benefici che le aziende si aspettano e per i quali decidono di ricorrere al servizio. Oltre un terzo delle risposte segnala al primo posto l’immediatezza nel “comprare” talenti manageriali per gestire progetti strategici: giova ricordare che, specie con aziende multinazionali e grandi gruppi, i tempi intercorrenti tra la definizione del brief di progetto e l’inserimento in azienda del manager si misurano in pochi giorni (massimo una settimana). La velocità di ingresso, ma, soprattutto, quella di esecuzione e raggiungimento degli obiettivi in un contesto oggi sempre più fluido, rendono il TM preferibile all’executive search e alla consulenza tradizionale.
Segue al 18% la sostituzione di senior manager in posizioni strategiche: l’ingresso del TMan in pochi giorni garantisce sia la copertura del ruolo, sia la possibilità di gestire con più calma l’inserimento del manager permanente (spessissimo l’incarico a una società di executive search va in abbinata al progetto temporary, con il TMan che contribuisce attivamente alla fase di selezione e, spesso, di instradamento del nuovo manager). Terzo, al 15%, il trasferimento di competenze (punto fondamentale per le pmi).
L’apprezzamento da parte delle aziende per la combinazione virtuosa tempi/qualità propria del TM ha portato a una parziale sovrapposizione tra canale temporary e canale della ricerca tradizionale, dando vita, in Inghilterra e in Germania, ma non solo, a un nuovo segmento della ricerca di manager, definito come Quick Hire, oppure come Quick Permanent, il cui concetto di base è molto semplice: inserire, tramite società specializzate nel TM, un manager permanente con tempi e modi propri del TM (velocità, qualità, costi).
Quali sono le figure manageriali più richieste?
Il Cfo sembra farla da padrone: ogni 100 progetti, oltre il 21% riguarda questa figura. Seguono, per il 16%, Dg/Ceo e direttori Operations (Coo), con la Direzione HR all’11%. A livelli bassissimi (1% circa) direttori marketing e direttori comunicazione. Dal punto di vista geografico, va rilevato come in Europa la richiesta di Coo e di direttori HR sia più elevata che in altre aree.
Società specializzate o fai da te?
Forse la domanda che viene posta con maggior frequenza da parte di aziende e imprenditori è la seguente: è più opportuno rivolgersi a una struttura specializzata, oppure percorrere la via del professionista indipendente, del freelance?
Una soluzione non è a priori superiore all’altra: si tratta di due modalità differenti di operare, caratterizzate da un diverso livello di servizio, che si traduce poi in un diverso livello di costo. Infatti, un terzo dei rispondenti ritiene che il principale vantaggio nell’utilizzo di una società specializzata risieda nella qualità del servizio che deriva dall’esperienza specifica cumulata, con un 22% che intravede il principale beneficio nella pianificazione e controllo del progetto fino al suo termine, ivi inclusa la garanzia di sostituzione del manager in caso di problemi.
È importante il tema della selezione del manager: lavorando esclusivamente su TMan lo specialista è maggiormente in grado di valutare al meglio le qualità del singolo in ottica temporary, specie per quanto riguarda la reale motivazione a lavorare per progetto. Tenuto presente che nella media su 20 curriculum spontanei solo quattro (cinque al massimo) rivelano dei reali TMan, qual è la probabilità per l’azienda di individuare uno dei quattro su una base di contatti molto limitata? Qual è il rischio che l’azienda è disposta a correre andando ad imbattersi in uno degli altri 16?
Quali gli ostacoli a un più ampio utilizzo dello strumento?
Per oltre la metà degli intervistati, il principale elemento di freno è rappresentato dalla carenza di conoscenza delle caratteristiche del servizio e delle sue modalità di applicazione. Secondo il 20% un problema può essere il costo del servizio (se non correttamente letto in rapporto ai benefici), oltre al fatto che la decisione e la contrattazione del servizio vengano quasi sempre gestite dall’HR e non dal management di linea.
Quali le principali motivazioni per utilizzare un TMan?
Nel 70% dei casi, la ragione principale per un intervento è la mancanza di risorse interne adeguate a risolvere situazioni critiche (positive e negative), seguito dalla gestione di progetti strategici (>20%).
Pubblica amministrazione
Oltre il 40% degli intervistati rileva come i servizi di TM vengano acquistati dal settore pubblico. In Italia siamo ancora molto indietro, ad esempio rispetto alla quota dei progetti nel settore pubblico in UK (34%), anche se qualche piccolo segnale di sviluppo inizia ad intravedersi: un buon esempio è il recente protocollo di intesa firmato dall’allora ministro Brunetta e da Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, per facilitare l’accesso al Portale del Reclutamento inPA, l’innovativo punto di incontro tra domanda e offerta di lavoro previsto dal Pnrr: in conseguenza dell’accordo, tutti i professionisti “rappresentati” da Confassociazioni (circa 1 milione e 240 mila), sono andati ad aggiungersi ai 5,6 milioni di profili già censiti.
Impatto del Covid sulla domanda
Nel 60% dei casi è stato rilevato un effetto positivo sulla domanda di servizi temporary, nessuna influenza particolare nel 25% e un impatto negativo nel 14%.
Fattori di impatto sull’utilizzo
La conoscenza dello strumento resta uno dei fattori principali nell’80% dei casi, seguito a oltre il 60% dalla velocità dei tempi di risposta dei provider e, poco più indietro, dai costi e dalla flessibilità delle condizioni contrattuali.
Capacità di seguire i clienti a livello internazionale
Nel 60% dei casi, l’appartenenza a gruppi internazionali ad ampia copertura geografica (quali i tre che hanno lavorato alla realizzazione dell’indagine) è visto come un fattore molto importante per le aziende clienti, stante la capacità di offrire loro un servizio il più possibile globale (ovvio per grandi gruppi internazionali e multinazionali, meno ovvio, ma altrettanto evidente anche per le pmi e/o le Psm, Pocket size multinational) e di condividere conoscenze e best practice.
Tipologia di aziende clienti
La domanda di TM proviene ancora in larga parte da aziende grandi o medio-grandi: 29% da aziende con >1.000 addetti, 33% nella fascia 500-1.000, 26% nella fascia 100-500 e 12% nella fascia di quelle più piccole (<100). In Italia sta sensibilmente crescendo la quota di pmi che utilizzano il servizio.
Trend di mercato
In oltre l’80% dei casi, l’aspettativa è di crescita per l’anno appena concluso, sia per gli accresciuti bisogni da parte delle aziende, sia per la crescita dell’economia. Anche il numero di TMan è cresciuto in oltre il 71% dei casi, con particolare rilievo per l’Europa nel suo complesso (Italia inclusa, a differenza, ad esempio, di Francia e Austria). Il prezzo del servizio, che abbiamo visto essere comunque una variabile importante, viene giudicato come stabile nel 55% dei casi (66% per l’Italia).