L’agenda della C-Suite oggi è più che mai in continuo cambiamento, dovendosi adeguare continuamente a repentini cambiamenti del contesto economico, sociale, storico. La società liquida è un eterno maremoto, dove la normalità è proprio rappresentata da una discontinuità perenne. Tra le sfide più importanti, c’è il radicale cambiamento del modo di concepire il lavoro, l’approccio gestionale digital oriented e la competizione su scala globale al netto di vorticose oscillazioni dei mercati. In questo contesto assumono sempre più importanza i temi ESG (Environment, Social, Governance) in ambito risorse umane, oltre che finanziario.
Temi ESG e organizzazioni responsabili
I criteri ESG vengono utilizzati per lo più in ambito economico quando si valuta un investimento non solo dal punto di vista della rendita o della convenienza. In che modo un’azienda può prendere decisioni seguendo un approccio ESG e perché queste tematiche si adattano anche alle strategie organizzative?
La risposta è semplice: un investimento finanziario, così come un’azienda, è una realtà potenzialmente redditizia e che comporta un rischio. Avviare un business richiede infatti un investimento in risorse, idee e gestione, che si accompagnano al rischio costante che la situazione macroeconomica si modifichi e la domanda dei propri servizi e prodotti si evolva. Sia da parte dei board member che da parte di chi valuta la performance finanziaria delle aziende, la valutazione del rischio in un’ottica ESG è oggetto di attenzione.
Misurare l’impatto delle scelte aziendali
Come anticipato l’acronimo ESG unisce tre concetti: Environmental, Social e Governance. Il primo punto riguarda l’impatto su ambiente e territorio che certe decisioni sono in grado di causare. Il secondo, social, fa riferimento alle iniziative e alle decisioni interne ed esterne di un’azienda che possono avere un impatto sociale. Infine, con governance si fa riferimento alla gestione interna all’azienda e alla sua capacità di portare miglioramenti anche verso l’ecosistema esterno di cui fa parte.
Ognuno di questi elementi, quindi, può guidare l’azienda nelle scelte e negli investimenti anche In riferimento alla funzione delle Risorse Umane. Per esempio, offrire la possibilità di lavorare in modalità agile prevedendo giorni da remoto, nell’ambito dei quali poter operare in un contesto di salute e di benessere, è una scelta che segue i criteri ESG: infatti favorisce il work-life balance delle persone, riduce le emissioni di combustibili nell’ambiente e ottimizza il lavoro riducendo i costi interni. Una decisione semplice come l’implementazione del lavoro agile, quindi, può essere considerata affine ai criteri ESG.
Ma anche collegare la performance degli executive a decisioni di business socialmente responsabili rappresenta oggi la scelta di sempre più aziende, quotate e non.
ESG: perché investire nella sostenibilità
Spinti da motivazioni sempre più solide e concrete, gli investitori, così come le imprese, vogliono e possono promuovere un’economia a basso impatto di CO2. Non solo: in un mondo in rapido movimento verso gli investimenti responsabili, nessuna azienda può permettersi di essere mera spettatrice. In tal senso, il rating ESG permette di misurare in maniera precisa la stabilità dal punto di vista degli aspetti ambientali, sociali e di governance, affidandosi a parametri standardizzati e condivisi.
Investire nella sostenibilità è una scelta vincente, non solo per i motivi più ovvi che vi stanno alla base, ma anche in ottica HR. Numerosi studi, infatti, dimostrano come i Millennials e la Gen Z siano fortemente attratti da aziende che mirano allo sviluppo di strategie e politiche di people sustainability.
Con lo sviluppo dei nuovi metodi per generare rendimenti sostenibili e grazie a un numero sempre più alto di società decise a raggiungere obiettivi di business sostenibili, gli investitori possono ridurre i rischi ESG dei portafogli, contribuendo al tempo stesso a un cambiamento positivo.