Sviluppare la creatività: riconsiderare il brainstorming

Se vi state occupando di creatività sul lavoro, prima o poi qualcuno vi chiederà di cosa si tratta. Se iniziate con il descrivere l’idea di tecniche per generare nuove idee, spesso otterrete risposte come “oh, vuoi dire brainstorming”. Il brainstorming è infatti una tecnica creativa comunemente conosciuta e utilizzata, il che non impedisce che sia anche la tecnica più debole che può essere utilizzata. Infatti, il problema non è che il brainstorming sia sbagliato, ma che raramente viene utilizzato nel modo giusto.

Il brainstorming è stato sviluppato dal padre della moderna creatività, Alex Osborn, uno dei fondatori dell’agenzia pubblicitaria newyorkese BBD&O. Le idee di Osborn sono presenti in ogni testo moderno sulla creatività, anche se alcuni scrittori non riconoscono il suo iniziale contributo. Oltre al brainstorming, Osborn ha sviluppato tutta una serie di tecniche per liberare il pensiero creativo. La sua idea era quella di utilizzare una di queste tecniche per far nascere le idee e poi usare il brainstorming come un metodo per mettere insieme le idee senza correre il pericolo di una prematura valutazione.

Stranamente, quasi tutti quelli che usano il brainstorming dimenticano il primo passo e così provano a usare il metodo di raccolta delle idee senza neppure stimolare le stesse in primo luogo. È un po’ come provare a raccogliere il miele da un’arnia senza preoccuparsi di farne uscire le api come prima cosa. 

L’opera fondamentale di Osborn su questa materia, Applied Imagination: Principles and Procedures of Creative Problem Solving (Charles Scribner’s Sons, 1963) è un importante contributo per la biblioteca di chiunque sia interessato alla creatività.

Ci sono letteralmente centinaia di tecniche per generare idee e nei prossimi post ne vedremo alcune. Avere un corredo di strumenti di ampio respiro è assolutamente raccomandabile, ma ogni tecnica, dopo un po’ di tempo può diventare “obsoleta”.

In linea di massima, queste tecniche si dividono in quattro categorie. Alcuni prendono un aspetto del problema e lo modificano, quindi usano le implicazioni del cambiamento per gestire il problema in modo diverso. Alcuni guardano il problema da un punto di vista diverso. Alcuni ignorano coscientemente il problema, instradando i pensieri in una direzione totalmente diversa prima di tornare alla condizione originale. Un’ultima categoria nega del tutto l’esistenza del problema o cerca altre strade per affrontare un problema differente.

E voi fate brainstorming in azienda? Con quali risultati? Condividiamo esperienze e buone prassi.

Articolo tratto dal libro Mind Storm di Brian Clegg (edizione italiana a cura del gruppo di lavoro CreaInnovazione di Manageritalia Roma – clicca qui per scaricare gratuitamente l’ebook). 

Facebook
LinkedIn
WhatsApp

Potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca