Riprendiamoci il turismo: Mauro Conficoni (coop.va Atlantide di Cervia)

Le azioni in atto per la ripresa di un settore chiave del nostro Paese. La parola ai manager

Manageritalia vuole parlare dei vari comparti e territori del turismo italiano con una serie di interviste a manager di aziende e organizzazioni dell’intero settore (alberghi, cultura, leisure, agenzie viaggi ecc.) per cogliere le azioni in atto per la ripresa. Una ripresa che ci vedrà tutti protagonisti, come operatori o come turisti. Intervistiamo oggi Mauro Conficoni, destination manager e responsabile sviluppo della cooperativa Atlantide di Cervia.

Quanto ha pesato la crisi in atto sulla sua organizzazione e, in generale, sul turismo del suo territorio?
«Come ormai ben noto, il settore del turismo, della cultura, e più in generale degli eventi, sono quelli più duramente colpiti. Il turismo è basato sul movimento delle persone: va da sé che migliaia di aziende hanno subito un arresto molto difficile da sopportare economicamente».

Come avete fatto fronte alla crisi sino ad oggi?
«La nostra società, che si occupa prevalentemente di erogare fondi provenienti dall’Unione europea – i fondi della Politica Agricola Europea, mediati tramite la Regione Emilia Romagna, e altri, provenienti da bandi europei che vinciamo – da sempre orienta i propri bandi verso lo sviluppo sociale e infrastrutturale, specialmente ecoturistico, del nostro territorio di intervento, compreso nelle province di Ravenna e Ferrara. In questo periodo abbiamo attivato altre cinque persone, proprio per essere più “veloci” nell’erogazione dei fondi a disposizione».

Oltre alle singole aziende, l’ecosistema del turismo del suo territorio come ha reagito in questo duro frangente? Si poteva fare meglio e di più?
«Dal nostro punto di vista, si deve fare assolutamente di più per quanto riguarda lo snellimento burocratico. Ci sono tanti soldi pubblici destinati ad opere strutturali, fondamentali per il nostro turismo, che subiscono rallentamenti non più sopportabili».

La pandemia e la conseguente crisi hanno innescato dei cambiamenti irreversibili per il settore turismo? Quali prospettive per il prossimo futuro?
«Il turismo ripartirà, non c’è dubbio. Ci sarà più attenzione al senso di sicurezza, alla voglia di natura, alla ricerca di spazi, alla ricerca di qualità dei servizi e delle destinazioni prescelte. Le destinazioni dotate di reti informatiche veloci e di alta capacità vinceranno rispetto a chi viaggia ancora a K, invece che a Giga. Internet farà ancora di più la differenza nella scelta della destinazione».

Avete in atto di cambiare qualcosa nel modello di business e nelle strategie per cogliere al meglio la ripresa e come?
«Il nostro territorio ospita circa 30 milioni di presenze all’anno. Si punta sulla qualità urbana delle nostre città, sul miglioramento del senso di ospitalità, compresa l’identità della Romagna. Ci saranno forti finanziamenti sulle reti delle piste ciclabili, sul Parco del Delta del Po, uno dei parchi più importanti del mondo dal punto di vista della biodiversità, sul miglioramento dell’accessibilità delle spiagge, l’allungamento della stagione della nostra offerta balneare».

Il vostro territorio come si sta preparando alla ripresa?
«Dal mio punto di vista, la sinergia qui in Romagna è alta e si marcia insieme, pubblico e privato. Serve solo abbattere la burocrazia in maniera determinante. Il Recovery Plan metterà a disposizione risorse importanti, il turismo ne gioverà sicuramente. Ma 5 anni per spendere tutti quei miliardi così come siamo messi oggi pare un sogno. Vedremo».

E la vostra azienda, in particolare?
«Delta Duemila è, in sintesi, anche un’agenzia di sviluppo locale. Il nostro piano strategico si chiama “Turismo sostenibile; una strategia per il turismo sostenibile nel delta emiliano-romagnolo, prendiamocene cura!”. Quindi, cura del nostro territorio, delle nostre tradizioni, del nostro ambiente, delle nostre imprese. In 20 anni di azione Delta 2000 ha riversato circa 30 milioni di euro di fondi europei tramite bandi pubblici e progetti nella propria area di azione che hanno fatto la differenza in alcuni ambiti, come quello dell’ecoturismo».

Come vi aspettate che sia la domanda, i clienti… nell’immediato e nel prossimo futuro?
«Più colti, più attenti, più esigenti, più attenti alle destinazioni di prossimità alla loro residenza, più sensibili alle offerte ecoturistiche. Probabilmente si ridurrà il periodo di permanenza e aumenteranno i viaggi brevi. Soffriranno ancora le città d’arte».

Insomma, come si immagina il turismo in Italia e per l’Italia da qui a cinque anni?
«Il turismo, purtroppo, in Italia è ancora “uno stato d’animo”, non è un’industria come deve essere, con tutte le sue implicazioni. Il RP potrebbe contribuire a rendere il nostro paese più moderno, accessibile e sostenibile. Abbiamo un immenso patrimonio ricettivo, ma spesso è vecchio e scrostato. È difficile arrivare in molte città. Per competere con i grandi player internazionali abbiamo bisogno di un immenso sforzo di miglioramento, anche e soprattutto infrastrutturale. Poi, come sempre, i turisti torneranno: visitare l’Italia è il desiderio del mondo intero».

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