Raccontiamo in presa diretta, attraverso la voce e il vissuto dei manager, come settori, business e aziende stanno guardando avanti per cogliere nelle inevitabili difficoltà del momento le chiavi di lettura del futuro che ci attende e che dobbiamo costruire tutti insieme. Una rigenerazione della quale dobbiamo essere tutti protagonisti e che Manageritalia vuole contribuire a delineare.
Come è stato l’ultimo anno per Il mondo delle Fiere?
«Per un settore che vive di accorpamenti, la pandemia ha inciso pesantemente sui fatturati, si parla di un -80% dell’intero comparto italiano. Questo ha inevitabilmente penalizzato tutto l’export del sistema produttivo del Made in Italy, che genera con le fiere un volume d’affari di 60 miliardi l’anno».
Cosa avete fatto per gestire questa crisi economica e sanitaria?
«In Italian Exhibition Group abbiamo rapidamente messo in atto azioni di cost saving per garantire la sostenibilità della struttura, ma non abbiamo mai smesso di investire su ricerca, innovazione e internazionalizzazione. Abbiamo intensificato molto la comunicazione con tutti gli stakeholder per mantenere un ruolo di riferimento e di guida nella “crisi” e, soprattutto, ci siamo concentrati sui dipendenti per garantire loro il massimo livello di sicurezza al lavoro e mantenere alto il livello di motivazione».
Qual è stato il ruolo del management?
«In queste fasi di grande discontinuità il ruolo del management è stato più determinante di sempre. Da una parte, come manager, abbiamo accelerato i processi decisionali in un contesto totalmente “VUCA”, senza alcun dato storico o benchmark o best practice da seguire. Dall’altro abbiamo continuato a guardare al futuro facendo in modo che le necessarie azioni di oggi, anche quelle urgenti, rimanessero allineate con la nostra strategia e visione per i prossimi anni. Fondamentale inoltre il ruolo nel mantenere i team e i talenti motivati in questo contesto. È stato proprio il periodo giusto per farsi ispirare dai valori e dallo spirito del Capitano Sir Shackleton nella gestione del suo equipaggio durante la spedizione di Endurance del 1914…».
Come guardate al futuro?
«Siamo realisti e sappiamo che la ripresa avverrà gradualmente, anche se ci aspettiamo un relativo “rimbalzo” alla riapertura della mobilità internazionale. Siamo invece molto ottimisti sul valore degli eventi fieristici per il business dei nostri clienti. Questi mesi di pandemia hanno confermato quanto siano importanti gli eventi in presenza nelle dinamiche commerciali di tutti i settori e, tra espositori e buyer, il consenso su questo è molto ampio».
La crisi ha portato e/o porterà cambiamenti nel modello di business, strategie, organizzazione nella vostra azienda e in generale nel vostro settore…?
«Per il settore fieristico il cambiamento era già in atto e la pandemia l’ha solo accelerato. Avevamo già in cantiere l’introduzione di nuovi strumenti digitali e format ibridi che rafforzassero la nostra proposizione di valore per le aziende. E li abbiamo presentati con un anno di anticipo (per esempio VOICE e WE ARE Jewellery). Per il resto continuiamo sul percorso di crescita dimensionale, con integrazioni e acquisizioni, per fare sempre più leva su scala e internazionalizzazione».
La digitalizzazione è uno dei driver della ripresa e del futuro: per voi cosa significa e cosa farete?
«Certamente, ma lo era già prima del Covid. Le tecnologie, gli strumenti digitali e i software sono diventati molto accessibili e non saranno quelli a fare la differenza. Con IEG puntiamo sull’asset delle risorse umane, sui talenti e sulle competenze. Solo così, con la migliore intelligenza umana, ci assicuriamo di scegliere quando e come usare l’intelligenza artificiale, quale tecnologia adottare e in quale modalità applicarla all’interno della nostra strategia».
E la sostenibilità?
«Anche la sostenibilità, come la digitalizzazione, era già fondamentale molto prima della pandemia. IEG è organizzatore degli eventi più significativi a livello europeo su economia circolare e green technology (Ecomondo e Key Energy) e per la gioielleria da tempo tramite CIBJO (Confederazione Mondiale della Gioielleria) partecipiamo allo UN Global Compact che sostiene proprio i 17 Sustainable Development Goals. Quindi la sostenibilità c’è e ci sarà nei nostri eventi e nelle nostre iniziative aziendali».
Vi aspettate un cambiamento dei vostri clienti, dello scenario competitivo… e come?
«I clienti continueranno a cambiare, saranno sempre più esigenti e preparati. Noi dovremo continuare ad andare più veloci per poter offrire loro opportunità di business in modalità sempre nuove e durante tutto l’anno. Per quanto riguarda lo scenario competitivo, il settore è in forte consolidamento e richiederà sempre più presidi diretti su mercati internazionali strategici. Anche su questo abbiamo appena concluso delle operazioni importanti su Emirati Arabi Uniti e Messico».
Qual è oggi e quale sarà in futuro il ruolo del management?
«Con o senza pandemia, i mercati, la società e le organizzazioni continueranno ad evolvere molto rapidamente perché viviamo in tempi “esponenziali” a complessità crescente. In sintesi, e per usare una metafora sportiva, credo che il manager nel futuro dovrà essere sempre più capitano e insieme allenatore. Perché dovrà allenare sempre più manager al suo fianco per decidere più in fretta, per allargare il patrimonio di competenze della squadra e per mettere tutti in condizione di correre al massimo della propria velocità, gestendo sempre meglio la (crescente) complessità».
Quando e come uscirete e usciremo da questo pandemonio?
«Stiamo tutti vedendo l’effetto positivo della somministrazione del vaccino in percentuali alte della popolazione, come sta accadendo negli Emirati Arabi Uniti, in Israele e anche in UK. Direi che la luce in fondo al tunnel si vede».