Manageritalia avvia da oggi una discussione online permanente dedicata ai quadri. Lo facciamo con un’intervista a Elisabetta Pedrini, responsabile quadri Manageritalia Bologna ed esperta di orientamento professionale, su temi molto concreti e a noi vicini: il nostro essere quadri e manager.
Cominciamo da qui e avviamo questo dialogo per scambiarci valore discutendo insieme e rilanciandolo poi sui social, collavorando (collaborando e lavorando) per costruire insieme il nostro futuro e quello della nostra Associazione.
Un modo, anche, per aumentare il nostro personal branding e quello di Manageritalia.
Stiamo cercando quadri che abbiano contenuti e esperienze da raccontare e condividere. Se hai temi e idee da proporre la redazione è aperta a valutare i tuoi stimoli.
Parleremo di quadri con i quadri, ma insieme a tutti dei temi importanti oggi per ogni manager e buona collavorazione!
Intervista a Elisabetta Pedrini, responsabile quadri Manageritalia Bologna e Senior Consultant in Right Management (Manpower Group)
Oggi in Italia ci sono 425mila quadri che lavorano nel settore privato e sono in aumento (+10%) negli ultimi anni. Cosa ne pensi e come vanno le cose per i quadri oggi in Italia?
In effetti il trend generale, in linea anche con i dati elaborati dall’osservatorio del mercato del lavoro dell’azienda per cui opero (Right Management del Gruppo Manpower), indica un aumento della ricerca di middle manager per la maggior parte delle figure professionali, in imprese di grandi, medie e piccole dimensioni.
La mia esperienza di consulente dell’organizzazione mi permette di osservare come stiano cambiando il trend di crescita professionale e del sistema motivazionale del middle manager attuale. Tradizionalmente il passaggio a un livello professionale superiore avveniva attraverso una crescita verticale che vedeva il manager di talento promosso a un ruolo gerarchicamente via via superiore, associato per lo più a un aumento retributivo che gli consentiva di raggiungere quasi sempre in tempi più o meno rapidi la qualifica di dirigente.
Sempre più spesso oggi invece, non solo per motivi di riduzione dei costi aziendali ma anche di cambiamenti organizzativi indotti dalle rinnovate strategie di business, lo sviluppo di carriera degli alti potenziali si realizza attraverso la creazione di ruoli di coordinamento di gruppi interfunzionali, che prevedono maggior responsabilità sui risultati e sulla gestione delle risorse coinvolte, ma non necessariamente un incremento né nel livello retributivo né della qualifica professionale che tende quindi ad attestarsi sul livello “quadro”.
I quadri sono manager a tutti gli effetti e nell’indagine di Manageritalia se ne ricava un buon rapporto con i dirigenti, quando ci sono, un po’ meno invece con l’imprenditore e la proprietà. Qual è il loro ruolo oggi?
Il fenomeno si spiega attraverso il ruolo strategico che il quadro ricopre sempre di più oggi nelle organizzazioni. Il quadro ricopre nell’organizzazione il ruolo di “cinghia di trasmissione” tra la dimensione strategica, quella dei dirigenti, e la dimensione operativa, quella degli impiegati e degli operai.
Il quadro si trova quindi oggi ad assolvere la fondamentale funzione di ponte che assicura l’allineamento dei comportamenti agiti alle “linee guida” dell’azienda (mission, vision e valori), attraverso la traduzione di questi in obiettivi concreti e in comportamenti efficaci e in linea con la strategia di business. In questo senso il quadro si trova ad assumere un ruolo che da spettatore e controllore del cambiamento ne diventa protagonista e guida. Una figura ad alto livello di formazione, professionalità e qualificazione per cui la conoscenza è componente centrale del valore.
Questo nuovo ruolo ricoperto dal quadro si esprime al suo meglio in contesti organizzativi altamente managerializzati e questo spiega il buon rapporto con i dirigenti, depositari in primis della continuità culturale dell’organizzazione. Meno fluido invece può essere a volte il rapporto con proprietà e imprenditore, che per sua natura è meno portato a una spontanea delega dei processi interni e della gestione delle risorse.
Cosa serve a un quadro oggi per potere gestire al meglio la sua professione in un contesto sempre più mutevole e sfidante?
Il mezzo attraverso cui il quadro adempie alla sua funzione strategica di cui parlavamo sopra, sono le competenze tecniche e le competenze manageriali.
In primo luogo deve quindi assicurare la trasmissione e la diffusione delle linee guida in termini di strategia aziendale e di politiche di management a tutti i livelli
Deve inoltre acquisire competenze efficaci nella gestione delle risorse, in termini di gestione e di motivazione dei collaboratori – Leader as Coach – di trasferimento di know how e competenze, di presidio dell’allineamento con la sfera dirigenziale, di garanzia dell’execution, di monitoraggio e sviluppo
E la carriera? C’è ancora e com’è?
Oggi far carriera significa svolgere un’attività professionale in linea con i propri centri di interesse (“cosa mi piace fare”), con i propri valori (“ciò in cui credo”, le mie “convinzioni”), le proprie competenze professionali (“quello che so, che so fare e le mie caratteristiche distintive di personalità”).
Tu cosa fai per stare sull’onda e cosa consigli di fare?
Due sono le variabili da presidiare a questo fine: la consapevolezza del proprio posizionamento personale, definito dalle competenze possedute e dall’obiettivo di sviluppo di carriera a cui si aspira; la gestione del proprio network personale, costituito sia dai contatti presenti all’interno della propria organizzazione, per presidiare le opportunità di sviluppo della carriera professionale presenti dove si opera, che da quelli presenti al di fuori, per cogliere opportunità di sviluppare la propria carriera attraverso il passaggio in una organizzazione diversa da quella in cui si opera.
Manageritalia ne aggrega un buon numero.
Perché un quadro si associa a Manageritalia oggi?
Perché nonostante il crescente riconoscimento dell’importanza strategica del ruolo ed i trend positivi del mercato del lavoro, la figura del quadro appare ad oggi scarsamente “istituzionalizzata” rispetto alle altre figure professionali.
Questa situazione fa emergere la necessità di creare network professionali e forme di rappresentanza nel mondo dell’associazionismo, attraverso cui è possibile riscoprire e valorizzare forme di omogeneità di interessi, aumentare la “reputazione professionale”, affermarsi dal punto di vista “istituzionale”, condividere lo sviluppo della cultura manageriale, know how e strumenti, incentivare iniziative di formazione più efficaci e “spendibili”.