Perché oggi il change management è hot

Il tema del prossimo Friday’s manager (organizzato da XLabor il 20 gennaio 12-13) è Change Management: cambiare le organizzazioni a partire dal proprio ruolo

Ospite dell’atteso appuntamento mensile di Friday’s Manager (20 gennaio, dalle 12 alle 13), dal titolo Change management: cambiare le organizzazioni a partire dal proprio ruolo, organizzato come sempre da XLabor, la divisione di Manageritalia per il mercato manageriale, è Arianna Visentini, founder Variazioni srl (Smart Work Counsulting Agency), Ph. D. Labour Relations – TEDx speaker, a cui abbiamo posto alcune domande.

Di change management ne sentiamo parlare da tempo immemore. Tant’è che questa disciplina gestionale nasce nel 1947 grazie a Kurt Lewin (Kurt Lewin “Changing in Three Steps”), pioniere della psicologia sociale, che per primo studia le dinamiche dei gruppi e lo sviluppo delle organizzazioni elaborando un vero e proprio modello delle fasi di cambiamento.

Però, forse mai come oggi il cambiamento, termine altrettanto abusato e poco praticato, è indispensabile e non più prorogabile. Un cambiamento che deve essere totale e coinvolgere persone, modelli, tecnologie… Insomma, tutto quello che costituisce la struttura e la vita pulsante di ogni organizzazione.

Per cominciare a entrare appieno nell’ottica del change management abbiamo condiviso con la nostra ospite alcuni dei motivi sottesi a questa sua innegabile necessità.

Vediamoli in sintesi e per capitoli.

Il mondo:

• il mondo cambia ed è sempre più instabile (la tempesta perfetta: conflitti globali, disequilibri geopolitici, costi energetici, esplosione popolazione mondiale, siamo 8 miliardi);
• a livello socioeconomico emergono diseguaglianze, climate change, denatalità in Occidente, rischio default finanziario, great resignation, quiet quitting…

Il lavoro:

• è radicale la trasformazione del nostro rapporto col lavoro: sono le persone che scelgono le organizzazioni in base ai loro scopi personali;
• c’è sempre più attenzione al sistema di valori;
• cambia la nostra relazione col tempo e vogliamo spenderlo solo ne vale la pena: è infungibile in un mondo incerto;
• siamo persone nuove e sono persone nuove quelle con cui lavoriamo;
• nelle nostre vite e nelle nostre organizzazioni servono nuove competenze: apporto di valore, pensiero strategico;
• l’impatto si estende anche nell’operatività, visione, consapevolezza, leadership (guido, trascino, coinvolgo, ascolto e comunico).

Il manager (ma tutti):

• fiducia (mi fido, ma so monitorare), chiarezza negli obiettivi, ma anche trasparenza e autenticità;
• il compito del manager è arduo: senza burocrazia e senza l’alibi dei processi amministrativi;
• dobbiamo fungere da facilitatori di relazioni, hub decisionali, agit prop, movimentisti, motivatori;
• dobbiamo avere chiaro cosa vogliamo: il nostro obiettivo ha impatto sulla nostra vita;
• su tutto il purpose (dove voglio andare, cosa voglio fare) che guida il mio percorso impattando sulla mia organizzazione;
• cassetta degli attrezzi: D&I – CSR e SDGS – smart working, change management (open mindset).

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