Perché dobbiamo smetterla di lamentarci in ufficio

Un programma detox per lavorare e vivere meglio

Il malessere inizia per molti già la domenica: la sola idea di recarsi sul luogo di lavoro il giorno seguente genera un’ansia diffusa che diviene più acuta verso sera. Eppure, non c’è alternativa: bisogna andare in ufficio, seppure senza entusiasmo. L’umore inizia a migliorare verso il mercoledì, per stare poi molto meglio il venerdì, considerato il “giorno della liberazione”. E così via. Il sociologo Jean Viard del resto ha spiegato che il picco della felicità si raggiunge a 70 anni ed è più basso tra i 20 e i 50: questo significa che la fase dedicata al lavoro – 30 anni della nostra vita durante i quali trascorriamo gran parte della settimana in ufficio – è contraddistinta dal malumore. 

Anche le tradizioni culturali su cui si fondano le società occidentali non offrono conforto, basti pensare all’idea propagata dal cristianesimo del “guadagnerai il pane col sudore della fronte”, o la concezione di stampo marxista dell’alienazione del lavoratore dalla sua natura profonda. Insomma: lavoro e felicità sono due concetti incociliabili? L’invito a divertirsi da parte di imprenditori illuminati come Richard Branson è realistico?

Il lavoro non è soltanto un modo per guadagnarci da vivere, ma dovrebbe essere un terreno di gioco dove imparare a conoscersi di più, dove sviluppare le nostre competenze e attivare i nostri talenti e renderci utili. Le due autrici di questo saggio, Christine Lewicki, coach specializzata in leadership, e Emmanuelle Nave, direttrice risorse umane con formazione in psicologa e terapia Gestalt, ci propongono una sfida, uno sforzo cosciente per non lamentarsi durante 21 giorni consecutivi. Ci sarà poi tutto il tempo necessario per porsi delle domande: che cosa si nasconde dietro la nostra lamentela? cosa cerchiamo di ottenere con questa strategia dagli effetti “tossici”? Il libro si rivolge soprattutto ai lavoratori dipendenti, ma non mancano gli stimoli per i liberi professionisti, gli imprenditori e in generale chiunque abbia a che fare con un ambiente professionale. 

Interessante la sezione dedicata alla psicologia delle lamentele: dentro di noi c’è l’eco di voci dell’infanzia che magari ci suggerivano scelte di vita e percorsi di carriera spesso completamente diversi da quelli intrapresi, da cui la frustrazione. Il sentimento che la nostra vita sia in modalità pilota automatico e vada avanti su binari rigidi procura allo stesso tempo un senso di profonda insoddisfazione. 

Ma bisogna smetterla. La lamentala provoca un ciclo vizioso, spiegano le autrici: tendiamo a lamentarci di più quando ci troviamo in un ambiente dove altri si lamentano. 

Una sfida, dunque, ma anche un gioco con prove da superare, esercizi di respirazione e tecniche suggerite per sviluppare i nostri sensi e permetterci di creare un legame con il nostro ambiente. L’analisi di molte testimonianze raccolte durante la stesura del libro ci permette di riconoscerci in queste storie e individuare il metodo migliore per noi per uscire dall’impasse della lamentala. 

J’arrête de râler au boulot! 21 jours pour être (enfin) heureux au travail, Christine Lewicki, Emmanuelle Nave, Eyrolles, pagg. 181, € 11,90.

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