Coraggio. Felicità. Partecipazione. Vulnerabilità. Di cosa stiamo parlando? Forse sareste sorpresi se vi dicessi che stiamo parlando di lavoro. Eppure, è proprio così. E quelle quattro parole sono i primi quattro titoli (i primi due appena usciti) di una nuova collana. Si chiama “Voci del lavoro nuovo”, è edita da FrancoAngeli e ho la fortuna e la responsabilità di dirigerla. Ogni libro, partendo dalla parola-chiave del titolo, vuole accendere un faro e approfondire un particolare aspetto di un mondo che sta radicalmente cambiando sotto i nostri occhi. Ma insieme fornire anche una parola d’ordine per guidarci a costruire un futuro del lavoro all’altezza delle trasformazioni che sta vivendo.
La trasformazione del lavoro: oggettiva o soggettiva?
È una trasformazione, quella che sta vivendo il lavoro, che in parte è oggettiva, legata cioè ai grandi mutamenti economici e tecnologici in atto e al modo in cui le imprese si adattano a tali cambiamenti, modificando a volte pesantemente la propria struttura e organizzazione. Dall’altra, però, è indubbiamente anche una trasformazione soggettiva, perché è altrettanto indubbio che per ognuno di noi, e rispetto anche al recente passato, il lavoro sta assumendo significati diversi e nuovi. In rapporto alla nostra realizzazione, al nostro tempo, al valore stesso della nostra vita.
Coraggio: non è più tempo di eroi!
Tutti questi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni hanno svuotato di senso molti concetti e parole dati per assodati, tanto nel lessico quotidiano quanto nella letteratura manageriale. Pensiamo ad esempio a “coraggio”: è sempre stato un attributo dei capi e dei leader; era a loro che veniva richiesta la virtù tipica dei condottieri. Ora questa parola ha assunto un senso nuovo. Si è fatta più democratica e indica invece una virtù che ognuno deve possedere e mostrare nel lavoro quotidiano: quando si tratta di decidere, esprimere un’opinione, fidarsi di qualcuno, cambiare idea, fare un passo indietro. La necessità di un coraggio “diffuso” – non è più tempo di eroi – è la risposta alla paura e all’incertezza che si sono insinuate nelle organizzazioni e nel lavoro assieme alla rivoluzione tecnologica, alla globalizzazione, alla stessa pandemia.
Felicità: vocabolo determinante nel futuro del lavoro
Ma ci sono anche parole che – di fronte ai cambiamenti del lavoro – chiedono di entrare per la prima volta e con forza in questa sfera. Sono parole nuove che nessuno, fino a poco tempo fa, si sarebbe mai sognato di associare al lavoro. È il caso, ad esempio, di “felicità”. È un vocabolo che sarà determinante se pensiamo solo alla continua denuncia, nel discorso pubblico, dell’incapacità che ha oggi il lavoro di dare un senso alla vita delle persone e di cui fenomeni come le “grandi dimissioni” o il “quiet quitting” sono segnali fortissimi. Ma la disaffezione, se non l’infelicità, che tocca oggi la sfera professionale è documentata anche dai dati di istituti di ricerca come Gallup, che presenta cifre allarmanti – impressionanti per l’Italia – sul basso coinvolgimento dei lavoratori. Con ricadute molto tangibili nel profitto. E quindi si fa pressante per le imprese la necessità non certo di assicurare una felicità personale (non è il loro compito), quanto di creare al loro interno condizioni che la facilitino. Le imprese non possono permettersi, prima di tutto per ragioni economiche, di essere luoghi di infelicità.
Una lettura ricca di stimoli
Parole come coraggio e felicità dimostrano quindi come sia necessario un nuovo vocabolario del lavoro che da un lato dia un senso differente o inedito a parole che già fanno parte di quel campo, dall’altro faccia entrare a pieno titolo al suo interno parole che non vi hanno mai avuto cittadinanza. La collana “Voci del lavoro nuovo” è a tutti gli effetti un vocabolario di questo genere. Ad ogni parola presa in considerazione corrisponde un libro che per scelta editoriale, a partire dalla stessa copertina, vuole essere smart, prestarsi a una lettura facile ma ricca di stimoli. Inoltre, i suoi autori sono accuratamente scelti per essere a loro volta voci nuove, per l’appunto. Nuove per genere, per generazione, per provenienza culturale, per valori. Voci capaci di rinnovare le categorie, di ribaltare gli approcci, di generare un nuovo paradigma. È sicuramente il caso di Annalisa Galardi, che firma il volume Coraggio, e di Chiara Bisconti, autrice di Felicità.