Manager in tempi di emergenza: Antonio Ladisa

Prosegue il format di Manageritalia che interroga alcuni manager associati su come stanno vivendo e gestendo l’emergenza coronavirus

Prosegue il format di Manageritalia che interroga alcuni manager associati su come stanno vivendo e gestendo l’emergenza coronavirus. Antonio Ladisa è General manager a Tenuta Monacelle Resort di Monopoli, vice presidente Ada Puglia, vice presidente Micexperience Puglia e associato Manageritalia Puglia, Calabria e Basilicata. Ci racconta la sua esperienza. 

Come avete affrontato nell’immediato l’emergenza coronavirus nella tua struttura e più in generale negli hotel del territorio?
«Nell’immediato, presa coscienza di quanto stava accadendo e degli effetti drammatici, abbiamo tempestivamente fissato riunioni, dapprima tra dirigenti e proprietà e successivamente con tutto lo staff. In una situazione in continuo divenire e non definita, abbiamo ritenuto di adottare tutte le misure di sicurezza a tutela del personale (mascherine, guanti, igienizzanti), siamo passati a dotare il personale degli strumenti necessari per lavorare in remoto fino ad arrivare alla decisone di rimanere a casa e di sanificare tutti gli ambienti di lavoro (reception, back office, uffici commerciali e amministrativi ecc.). Il tutto nell’arco di una settimana. Tutti gli alberghi nelle zone limitrofe, avendo le stesse caratteristiche stagionali, continuano a essere chiusi in attesa di nuove informazioni in merito all’emergenza coronavirus e alle nuove disposizioni governative».

Quindi, da quando siete chiusi?
«Il nostro è un resort hotel con clientela prevalentemente leisure, pertanto il lockdown dettato dall’emergenza epidemiologica è coinciso, in parte, con la chiusura annuale fissata in gennaio-febbraio e di organizzazione per l’avvio della stagione ai primi di marzo. Eravamo pronti alla partenza con una serie di prenotazioni soprattutto di turisti stranieri, di wedding e diversi eventi congressuali, tra cui uno di carattere internazionale della durata di 8 giorni con occupazione di tutte le camere, sale per riunioni, ristorazione… Purtroppo quando la situazione si è maggiormente aggravata, siamo stati costretti a rinunciare all’apertura con conseguenti, inevitabili cancellazioni per i mesi di marzo, aprile e maggio e giugno. Eravamo pronti con i nuovi contratti per i dipendenti stagionali che abbiamo dovuto bloccare, mentre con i dipendenti fissi stiamo lavorando in procedura smart working».

Che ipotesi fate per la ripresa?
«Siamo di fronte a uno scenario che lascia presagire una ripresa molto lenta e molto cauta da parte di tutti. Ahimè, le cancellazioni subite per i mesi di marzo, aprile e maggio rappresentano solo un’anticipazione della lunga agonia che porterà il nostro comparto a fronteggiare una crisi senza precedenti. Con tutto l’ottimismo possibile, francamente dubito che la gente, finita l’emergenza, sarà animata dalla voglia di viaggiare, di fare vacanze. Inoltre, in considerazione dell’evoluzione pandemica del virus in Europa e nel mondo la nostra previsione di ripresa è ancora più negativa, in virtù di una incidenza pari a un 60% di turisti stranieri sul fatturato totale».

Qual è il ruolo di un manager in questi frangenti?
«E’ proprio in momenti di gravi crisi e difficoltà che emerge la centralità del ruolo del manager. A partire dall’urgenza di accogliere le ansie dei propri collaboratori e di motivarli a rimettersi in moto per rafforzare maggiormente le sinergie con operatori e colleghi di settore. Ma soprattutto il manager dovrà farsi promotore del cambiamento e della nuova cultura dell’accoglienza. In un futuro segnato dal distanziamento sociale, occorrerà una rimodulazione dei servizi (ristorazione, congressi, fitness, wedding); inoltre, sarà necessaria un’adeguata formazione del personale addetto, nonché l’adozione di ulteriori specifiche su misure e standard igienici, oltre alla sanificazione di tutti gli ambienti dell’albergo con le dovute certificazioni di legge. Bisognerà riprogrammare i budget , ripianificare le azioni di Sales & Marketing etc».

Come pensate di gestire l’immediato e il futuro?
«Nell’immediato, il lavoro gravoso che si sta svolgendo da quasi due mesi a questa parte è la gestione delle disdette, dei rimborsi, delle cancellazioni alberghiere e delle riprotezioni degli eventi congressuali e di wedding, per i prossimi mesi e finanche per il 2021. Si sta gestendo la situazione economico-finanziaria e amministrativa; la tutela dei dipendenti attraverso misure a sostegno (cassa integrazione, etc.). Per il futuro bisognerà rivedere gli accordi commerciali e contrattuali con tour operator e grossisti (wholesaler), rimodulare nuove strategie per l’acquisizione di nuovi clienti, riadattare gli ambienti e i servizi osservando le ormai necessarie distanze sociali; promuovere pacchetti vacanza con formule nuove e stimolanti dando maggiore enfasi al nostro Bel Paese».

Cosa chiedono le aziende del vostro settore al Governo?
«Di fronte a questa drammatica situazione dell’intero comparto turistico che sarà inevitabilmente, l’ultimo a riaprire i battenti, il governo, le regioni e le istituzioni in generale dovrebbero prendere misure significative con blocco sui mutui, tasse, sugli interessi passivi sui finanziamenti; fornire sostegno economico per i lavoratori dipendenti e, non ultimo, avviare una campagna di promozione del nostro Paese a favore del turismo interno. Ma tutto questo lo si chiede oggi non fra 2/3 mesi, il comparto turistico è già in “ginocchio”».

Quale ruolo hanno le associazioni di categoria in questo momento?
«Le associazioni di categoria, a mio avviso, svolgono un ruolo fondamentale e determinante, non solo per il sostegno e le occasioni di confronto, ma perché rappresentano un supporto concreto per la traduzione e l’interpretazione dei dettami di governo, per le procedure burocratiche, oltre a rappresentare esigenze specifiche di settore, come nel caso che mi riguarda Ada e Federalberghi».

In particolare come manager cosa si aspetta da Manageritalia?
«Il consueto e sempre qualificato sostegno per fronteggiare, questa volta, non l’ordinario, ma una situazione di straordinaria drammaticità attraverso accordi sindacali e misure a tutela di dirigenti, quadri e professional. Sarebbe, inoltre, auspicabile, “comunicare” alle istituzioni e al mondo dell’imprenditoria la centralità della figura e del ruolo manageriale, non solo nella gestione di particolari criticità come quella che stiamo vivendo, ma per rimettere in moto l’economia del nostro Paese. Infine, una “attenzione” che mi aspetterei, in questo momento di disastro economico, riguarda la possibile “clemenza” per la sospensione del pagamento dei fondi nel comparto turistico alberghiero».

Ci sarà da ricostruire, quando sarà ora. Da dove ripartiremo e come?
«Ripartiremo dal cambiamento; dal nuovo modo di vedere e fare le cose; dalla capacità di innovare e di pensare a nuove strategie che avranno come focus la cura e la salute delle persone tutte, operatori, addetti ai lavori, clienti».

Nonostante la difficoltà dell’emergenza in atto, riesce a vedere opportunità da cogliere per il vostro business in ottica futura?
«“Costretto” all’ottimismo, l’opportunità che questa emergenza mi offre è quella di stimolare la capacità di rivisitare l’esperienza professionale (formazione) e immaginare, prima e realizzare dopo, nuovi modi di fare ospitalità; riuscire a fare rete per creare nuove sinergie e partnership (lavorare in team) con colleghi e istituzioni al fine di valorizzare maggiormente il territorio, oggi più che mai “destination tourism” potrebbe essere la svolta del cambiamento».

Intanto cosa si può fare per prepararci al meglio e limitare i danni?

«Adottare misure necessarie per mantenere gli accordi contrattuali in essere e soprattutto evitare di perdere prenotazioni di clienti già acquisiti (fidelizzati) e da acquisire, adottando misure commerciali più flessibili. Altra possibile strategia potrebbe essere quella di promuovere un’immagine nuova di azienda improntata sulla tutela della salute e sull’innovazione tecnologica. Non ultimo, armarsi fino ai denti di motivazione e passione per un Paese che vanta siti di unica bellezza e che abbiamo il dovere di far rinascere».

Oggi com’è la Puglia, che turisticamente stava vivendo un momento magico?
«Molto colpita per tutte le ragioni che possiamo immaginare, ma soprattutto per l’immediato stop che ha dovuto subire da un trend di aumenti sul numero delle presenze di turisti che ormai da diversi anni eravamo abituati ad avere. Ma più consapevole. Consapevole delle fragilità, ma anche del potenziale di un territorio favorito dal clima, dalle caratteristiche geo-fisiche, dalla buona cucina, dalle persone. Potenziale che andremo a comunicare ancor di più oggi, non solo per il mercato straniero, ma agli stessi italiani».

Anche in Puglia, come in tutt’Italia, ci sarà da mettere in campo creatività, competenze e…?
«… e la riscoperta dei valori veri, essenziali, unici: le persone, la famiglia, la salute, il lavoro e l’amicizia ora più che mai necessari per rialzarsi da una crisi che non ha risparmiato nessuno di essi».

 

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