L’IA e i manager

L’intelligenza artificiale è uno strumento che fa la differenza. Strategie e consigli per usarla in azienda e con il team. Ne parliamo con Elisa Farri e Gabriele Rosani, autori di AI generativa per manager
intelligenza artificiale per manager

Nel vostro libro avete evidenziato il “divario tra teoria e pratica” nell’adozione dell’IA generativa. Quali sono le principali ragioni di questo gap e come superarlo?

«Se escludiamo quei manager che semplicemente non hanno accesso all’IA generativa perché l’azienda ne limita l’utilizzo, ci sono due ragioni. La prima: alcuni manager credono che questa tecnologia abbia numerosi benefici, ma non per loro. In altre parole, non vedono il vantaggio di usarla nel loro lavoro quotidiano. La seconda: alcuni manager, pur intuendone il potenziale, non sanno come utilizzarla in pratica».

Qual è il mindset giusto da avere nei confronti dell’IA generativa?

«1. Conversazionale: per la prima volta, i manager possono dialogare con l’IA, senza dover programmare una macchina per farlo. Il punto è adottare un approccio dialogico attivo.
2. Sperimentale: trattandosi di una tecnologia che evolve rapidamente, la curiosità del manager nell’approfondire le evoluzioni e apprendere i cambiamenti è fondamentale per restare al passo.
3. Responsabile: l’IA generativa è una tecnologia non deterministica che può creare le cosiddette “allucinazioni”, ovvero commettere errori o fornire informazioni non veritiere. Perciò, il manager deve adottare e promuovere un comportamento etico e stare sempre all’erta per individuare eventuali rischi».

Perché definite l’IA generativa un “collaboratore strategico”?

«Con questa modalità di interazione si va ben oltre una semplice serie di domande e risposte. L’IA diventa l’interlocutore del manager, prende parte alla conversazione, suggerisce prospettive nuove e mette persino in discussione ipotesi o idee. Le attività più adatte sono quelle che richiedono una riflessione strutturata, come per esempio la risoluzione di problemi complessi, la valutazione di più opzioni o l’analisi di punti di vista diversi».

L’IA come aiuta il manager nella sua gestione personale?

«Lo aiuta a ottimizzare la sua produttività. In pratica, il manager fornisce un input all’IA che esegue, restituendo un output che lei/lui deve poi revisionare e verificare. Alcuni esempi sono: la gestione delle email, i riassunti di documenti lunghi e la creazione di contenuti. Il principale vantaggio consiste nella velocità».

In che modo supporta nella gestione del team?

«Nel gestire un team, non sempre le situazioni si svolgono senza intoppi, e i conflitti possono emergere. In questi casi, l’IA può essere un valido supporto per aiutare il manager a riflettere sulla situa zione e a identificare tecniche o buone pratiche che, a seconda del contesto, possano essere applicate per gestire il conflitto in modo efficace. Sebbene spetti sempre al manager prendere la decisione su come risolvere un conflitto, l’IA agisce come un coach offrendo spunti, suggerimenti e approcci che possono facilitare il processo».

Avete individuato “35 applicazioni pratiche” dell’IA generativa per i manager. Quali sono le tre che considerate più innovative o dirompenti?

«La prima è chiedere all’IA di mettersi nei panni di un nostro interlocutore, simulando la prospettiva di clienti, colleghi o stakeholder per aiutarci a prevedere come verranno interpretate le nostre comunicazioni e migliorare l’efficacia del messaggio. La seconda è usarla come “sparring partner”, chiedendole di sollevare obiezioni o contro-argomentare una nostra idea, così da individuare punti deboli, colmare lacune e considerare aspetti trascurati. La terza è usare l’IA per stimolare il pensiero laterale, per esempio facilitando dei brainstorming e suggerendo analogie da altri settori per ispirare soluzioni innovative».

Qual è la competenza manageriale più importante da sviluppare per affrontare la trasformazione guidata dall’IA?

«Partiamo dal presupposto che molti dei processi e delle attività lavorative attuali saranno ridisegnati in una logica di collaborazione tra IA e persone, sia a livello individuale che di team. Alcune attività saranno delegate interamente all’IA e altre rimarranno solo umane, ma la maggior parte verrà svolta in un’interazione continua tra uomo e macchina. Per essere davvero efficace e di valore, questa collaborazione dovrà avvenire sotto forma di dialogo. Una delle competenze manageriali più importanti da sviluppare sarà la capacità di condurre una conversazione efficace con l’IA. Questo aspetto diventerà ancora più cruciale con l’evoluzione delle tecnologie verso sistemi di interazione attiva, come le interfacce voice-to voice che consentono di parlare direttamente con l’IA invece di limitarsi a scrivere comandi o prompt. Più che le competenze tecniche, ciò che farà davvero la differenza sarà l’abilità maieutica: la capacità di porre le domande giuste, come in un dialogo socratico. Tradizionalmente, il ruolo del manager è stato associato alla capacità di fornire risposte; oggi, invece, il valore si sposta sulla capacità di formulare le domande giuste per estrarre il massimo potenziale dall’intelligenza artificiale e dalla collaborazione uomo-macchina».

a cura di ROI Edizioni
Ritorno sull’investimento della lettura. Il libro del mese di ROI Edizioni, idee di management e per crescere.

AI generativa

AI generativa per i manager. Guida pratica per sfruttare l’intelligenza artificiale, semplificare il lavoro e migliorare i risultati (ROI Edizioni, pagg. 224, € 20,90) è disponibile nelle librerie e online.

Elisa Farri Gabriele Rosani

Elisa Farri e Gabriele Rosani lavorano presso il Management Lab di Capgemini Invent. Studiano come le pratiche manageriali evolvono alla luce delle nuove tecnologie. Pubblicano su riviste di management come Harvard Business Review. Prima di Capgemini, lavoravano presso lo European centre for strategic innovation, fondato da Alessandro Di Fiore.

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