IT Manager: figura strategica o “aggiustastampanti”?

Nel prossimo decennio la competitività delle aziende sarà determinata dalla capacità di cambiare i propri processi digitali interni. L’analisi di Paolo Borghetti di Future Age
IT manager Future Age

La persona che aggiusta la stampante, l’uomo o la donna da chiamare quando il gestionale si blocca, la wifi non prende o il ceo non riesce a condividere lo schermo su Teams. Insomma, la figura che assicura il pronto soccorso digitale di tutti i reparti: operativa, reperibile, onnipresente, ma mai strategica. Così viene ancora vista la figura dell’IT Manager in molte, troppe aziende italiane, ma questo è un grave errore: nel 2025 è assolutamente sbagliato considerare l’IT un mestiere tecnico, sarebbe come considerare un chirurgo un bravo tagliatore di bistecche.

L’analisi di Paolo Borghetti, ceo di Future Age, sottolinea un punto fondamentale: le aziende che non vogliono restare fuori mercato devono comprendere che l’IT Manager non è un tecnico, è il manager più importante dell’impresa moderna.

La miopia delle Pmi italiane

Sono circa 390.000 le imprese manifatturiere presenti in Italia, oltre il 90% delle quali fattura meno di 10 milioni di euro. Secondo i principali osservatori (Assintel, Politecnico di Milano, Istat), più del 70% di esse non ha un IT Manager interno. Non ha dunque un responsabile che governi infrastrutture, sicurezza, processi informativi o innovazione per il semplice fatto che nella maggioranza delle imprese l’informatica viene esternalizzata: spesso in uffici e corridoi si sente dire: “ci pensa il fornitore”, “c’è il cugino del titolare”, “abbiamo un sistemista a chiamata”. La conseguenza di tutto ciò è che la tecnologia non è uno strumento di crescita, ma solo una stampella di emergenza. A guidare ogni decisione non è la strategia aziendale, ma il commerciale di turno. Il risultato è la mancanza di una visione interna che porta a  comprare licenze inutili e chiamare “digitalizzazione” la sostituzione dei pc.

Non uomo software, ma uomo processo 

Cambiare un sistema Erp non significa cambiare un software, bensì cambiare la spina dorsale dell’organizzazione, ridisegnare processi, responsabilità e flussi decisionali. L’IT Manager moderno è un architetto di processi, non un semplice installatore di sistemi. È un ruolo manageriale che ha una visione trasversale su tutta l’azienda: è la figura professionale che deve capire come far dialogare reparti che oggi si ignorano, come eliminare sprechi, come usare i dati per prendere decisioni migliori. Invece, spesso accade che venga trattato come un elettricista con un Excel in mano.

Sepolti dall’operatività spiccia

Oggi l’IT Manager, invece di fare innovazione, è costantemente impegnato nelle seguenti attività:

  • resettare password per colleghi che le dimenticano ogni lunedì mattina;
  • inseguire chi “non riesce a stampare in fronte-retro”;
  • rispondere a email con oggetto “URGENTE: non trovo il file sul desktop”;
  • fare da psicologo informatico a chi “non capisce perché la VPN non va”;
  • disinstallare toolbar piene di pubblicità dai browser del reparto acquisti;
  • spiegare per la cinquantesima volta che “Excel non è un gestionale”.

E mentre combatte con mouse, cavi e stampanti, nessuno si chiede chi stia pensando al futuro digitale dell’azienda. Il tempo per pensare a come innovare, del resto, si riduce a zero tra un antivirus da aggiornare e una riunione di emergenza.

Il futuro delle imprese italiane passa da questa figura 

Nel prossimo decennio, non saranno il prodotto o il prezzo a determinare la competitività, ma quanto velocemente un’azienda saprà cambiare i propri processi interni. A orchestrare questo cambiamento può essere solamente l’IT Manager per:

  • introdurre l’intelligenza artificiale nei flussi decisionali;
  • automatizzare i processi ripetitivi;
  • ridurre i costi e migliorare la produttività;
  • unire persone, processi e tecnologie in un’unica visione coerente.

Ma finché sarà sepolto da ticket, assistenze e cavi Usb, nessuna trasformazione sarà possibile.

Conclusione 

L’IT Manager è la mente digitale dell’azienda, il suo sistema nervoso centrale, non il mero braccio tecnico.  Finché continueremo a trattarlo come un “aggiustastampanti”, continueremo a cambiare software senza cambiare davvero azienda.

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