Intelligenza artificiale: ma i responsabili HR sono pronti o no?

Secondo una recente ricerca questa funzione manageriale non è ancora sufficientemente preparata ai cambiamenti organizzativi in arrivo nei prossimi anni

Articoli, saggi e indagini previsionali continuano a preannunciare l’esplosione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Questione di poco, c’è chi prevede che in una manciata d’anni si assisterà alla scomparsa di posti su larga scala, all’introduzione capillare dell’automazione nelle aziende, all’avvento di nuovi ruoli professionali e in definitiva a nuove opportunità e nuove logiche legate al talent management e alla gestione delle risorse umane. 

Il sondaggio Global Future of Work Survey della multinazionale Willis Towers Watson ha messo in luce la scarsa preparazione da parte dei responsabili HR nell’ambito dei cambiamenti organizzativi legati all’automazione e una profonda incapacità nel gestire un numero sempre più esiguo di dipendenti full time a tempo indeterminato e persone ingaggiate per progetti specifici e contingenti. 

La ricerca ha rilevato che l’automazione rappresenterà in media il 22% del lavoro svolto nei prossimi tre anni. Ciò equivale al 12% di quelle che affermano oggi di impiegare l’intelligenza artificiale e la robotica e solo il 7% di tre anni fa.

“Le aziende del Regno Unito vedono chiaramente l’automazione del lavoro prendere slancio, con piccoli segnali di rallentamento”, ha dichiarato George Zarkadakis, Digital Lead di Willis Towers Watson. “Le implicazioni per le risorse umane e le strategie di talento sono immediate. L’uso crescente di intelligenza artificiale, robotica, professionisti, consulenti e dipendenti part-time comporta sfide per le risorse umane che solo poche organizzazioni sono pronte ad affrontare. Benché molte aziende riconoscano la necessità di approcci innovativi e stiano reinventando il lavoro e il modo in cui talento e abilità si uniscono, c’è ancora molto da fare”.

Il sondaggio evidenzia il punto di vista dei responsabili risorse umane. Emerge che meno del 7% afferma di essere sufficientemente preparato all’avvento della digitalizzazione in tutti i processi e soprattutto appare evidente un atteggiamento poco proattivo e in grado di dare il via fin da ora a strategie per ripensare la gestione dei talenti. 

Solo il 31% delle aziende interrogate ha già adottato misure per affrontare la contrazione di posti di lavoro e solo il 32% degli HR manager ha intrapreso azioni per identificare le competenze emergenti per la propria attività. Appena il 27% sta cercando di ripensare percorsi di carriera in linea con strutture organizzative più snelle, flessibili e dove lo smart working avrà un peso importante. 

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