Il senso del lavoro

Il lavoro oggi è profondamente cambiato e le persone, più che mai, sono alla ricerca di un significato profondo, al di là delle mansioni. Il ruolo del manager va ripensato e adattato a questo nuovo approccio. Ne parliamo con Seth Godin, in libreria con Il canto del significato (Roi Edizioni), vero e proprio manifesto per i team e i loro leader per riprogettare il mondo del business

Nel suo ultimo libro, Il canto del significato, lei afferma che le persone vogliono significato: vogliono comprare prodotti, compiere lavori significativi e sentirsi parte di qualcosa di più grande. In generale, come impatta sul mondo del lavoro?
«Il lavoro si è trasformato. Si è passati dalla catena di montaggio alle videochiamate su Zoom, dalla riproduzione del lavoro di ieri (anche se più velocemente) al duro impegno nell’inventare il domani. Eppure, l’ombra dell’industrializzazione persiste: l’espressione “sudare sette camicie” ci ricorda una lunga tradizione di lavoro, stress, comando e controllo. Ora ogni persona ha accesso ai mezzi di produzione, abbiamo tutti un supercomputer nelle nostre tasche e, tra intelligenza artificiale e robot, la “fatica” sta cambiando profondamente. Se i tuoi collaboratori non sono emotivamente disponibili a portare il meglio al lavoro, otterrai solo il loro sudore, non la loro visione e connessione. Dunque, dobbiamo e vogliamo offrire significato».

Lei sostiene che dobbiamo unire le forze per costruire organizzazioni ricche di senso, che offrano strumenti e fiducia alle persone affinché queste possano dare il loro miglior contributo. Come devono essere queste organizzazioni?
«Ciascuno di noi ha avuto almeno un’esperienza ricca di senso. Magari in un contesto sociale, spirituale o familiare. Tutti comprendiamo cosa significhi mancare a qualcuno, svolgere un lavoro di cui siamo orgogliosi, affrontare una sfida e riuscirci. Nel mio libro non chiedo ai manager di essere indulgenti, di distribuire marshmallow e abbassare gli standard. Anzi, quando consideriamo i momenti della nostra vita che hanno fatto la differenza, di solito sono quelli in cui gli obiettivi e gli standard sono elevati. Sto esortando i manager a considerare l’opportunità di lavorare con gli esseri umani per creare di più, non di meno. Dobbiamo farlo con anima e cuore».

Qual è il ruolo dei manager per arrivare a costruire queste organizzazioni e dare realizzazione e senso al lavoro delle persone in azienda?
«È interessante notare che due parole utilizzate nel contesto lavorativo in Italia sono state prese in prestito dall’inglese: leader e manager. Il leader, il capo, potrebbe essere il capo dei capi, ma il significato effettivo della parola è qualcuno che si offre volontario per condurci verso il futuro. Richiede un ingaggio, persone che scelgono di seguirti. D’altra parte, il manager, il direttore, è qualcuno che utilizza potere e autorità per esercitare il controllo. I manager giocano un ruolo relativo fino a quando i leader (e un manager può scegliere di essere un leader) compaiono per ridefinire il lavoro e amplificare una cultura con il senso. Non possiamo ordinare alle persone di interessarsi, non possiamo ordinare loro di avere un significato. Quello che possiamo fare è creare le condizioni perché possano trovare ciò di cui hanno bisogno per diventare leader loro stesse».

Per raggiungere questo scopo, tecnologie, modelli e processi organizzativi come devono essere messi a sistema e come devono supportare il lavoro delle persone?
«Enzo Ferrari era leggendario nel ridefinire e poi realizzare ciò che poteva essere una macchina da corsa. Ferrari era anche noto per il suo stile di leadership autocratico. Prendeva decisioni in modo indipendente e si aspettava che fossero seguite senza domande. Questo approccio era efficace nell’ambiente altamente strutturato ed esigente della produzione di automobili e auto da corsa. Ora, in ogni angolo di ogni settore, le regole stanno cambiando rapidamente. I cicli di produzione sono più brevi, le informazioni provengono da ogni parte ed essere semplicemente autocratici non risulta efficace. L’intelligenza collettiva è superiore a quella individuale e possiamo contare su strumenti per connetterci e comunicare».

Di fatto, siamo partiti da Taylor e dalle catene di montaggio, ma oggi dove dobbiamo arrivare?
«Creare un prodotto che soddisfi le specifiche, in modo rapido e ben fatto e a un costo equo è necessario per entrare nel mercato, ma non è affatto sufficiente. Una volta che hai capito come far funzionare i robot sulle linee di produzione, dovrai interagire con le persone intorno a te per scoprire il cambiamento che cerchi di apportare, per svolgere un lavoro che abbia significato, per persone sinceramente interessate a ciò che fanno».

Seth Godin è imprenditore e scrittore. Con i suoi contributi ha aiutato a cambiare in modo radicale il modo di guardare al marketing. Tra i suoi numerosi libri, tutti bestseller, ricordiamo Questo è il marketing e La mucca viola. Con Il canto del significato (Roi Edizioni), Godin ci pone di fronte alla grande sfida di oggi: rimodulare i nostri valori, abbandonando le tradizionali misure di produttività, per rimettere al centro l’innovazione, la creatività e, soprattutto, gli esseri umani. 


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