Perché un libro sul cambiamento, voluto o imposto dalle circostanze?
Nel 2017 l’Institute for the Future pronosticò che l’85% dei lavori che esisteranno nel 2030 non fossero ancora stati inventati. Questo significa che in futuro dovremo cambiare spesso e radicalmente lavoro, in un modo che storicamente non è mai avvenuto prima e che comporterà sfide non banali nel re-skilling delle persone. Quello sarà, per così dire, il meno. La vera difficoltà credo sarà la tenuta psicologica. Ricominciare richiede non solo di apprendere competenze spesso completamente nuove, ma anche di ricostruire la propria identità e di rinnovarsi in modo profondo.
La ragione di un libro sui nuovi inizi si fonda sulla convinzione che sarà sempre più “normale” doversi reinventare una carriera e che l’unica cosa da fare è essere preparati e pronti a cogliere i lati positivi. Non si può dire: “Fermate il mondo, voglio scendere!”.
Cosa dovrebbe contenere la cassetta degli attrezzi per affrontare l’era dell’incertezza, potersi rimettere in gioco o “cadere in piedi”?
Prima ancora degli strumenti, sono importanti la consapevolezza e l’atteggiamento. Il vecchio mondo non tornerà, ormai l’incertezza è l’unica certezza che abbiamo. Ma bisogna capire che l’opportunità è l’altra faccia della stessa medaglia. Non sto negando le difficoltà che si incontrano, anzi, per me sono un nodo cruciale da sciogliere e infatti dedico una buona parte del libro a capire come superarle. Dico solo che se ci si ferma a quelle si è perduti e perdenti.
Preso atto che “indietro non si torna”, suggerisco di concentrarsi anzitutto sull’atteggiamento da tenere, che deve essere di ottimismo proattivo (il contrario di essere rinunciatari) e di orientamento al futuro. Infine, certo, alcuni strumenti servono e ne parlo nel libro. Nella cassetta degli attrezzi metterei per esempio la capacità di gestire la propria motivazione durante il nuovo inizio, la capacità di comprendere velocemente nuovi contesti, di costruire una rete di supporto, di saper narrare la propria storia in modo convincente.
Qual è la lezione più importante che emerge dalle storie che lei ha raccolto?
Due lezioni dominano le storie che ho raccolto. La prima è che dover ricominciare non è necessariamente una disgrazia. Molte storie di personaggi famosi e non che, costretti a ricominciare, hanno trovato la loro fortuna, passione, ispirazione fanno capire che in mezzo alle difficoltà possono esserci opportunità. Naturalmente bisogna farsi trovare preparati. La seconda lezione è che il successo non sempre arriva subito, anzi, spesso richiede vari tentativi, che non andrebbero vissuti come insuccessi, ma come tappe della strada che porta al successo.
Non è mai troppo tardi per ricominciare, iniziare una nuova vita o un percorso di carriera: quali sono i fattori da tenere a mente quando si è deciso di voltare pagina dopo i 50 anni?
Bisogna rifiutare la mentalità che io chiamo “declinista”, secondo la quale dopo i 50 anni i giochi sarebbero fatti, le capacità inizierebbero a declinare e le opportunità si chiuderebbero. Sono credenze che, come tutte le credenze, hanno il brutto vizio di far trovare conferme ovunque e, alla fine, di auto-avverarsi. Gli over-50 hanno moltissimo da offrire, dalla maggiore stabilità emotiva alla minore competitività solo per citarne due. Come spiego nel libro, dobbiamo diventarne consapevoli per iniziare a valorizzarle e farle conoscere.
Lei definisce la comfort zone una danger zone: ma qual è il pericolo più grande di trovarsi in una situazione né spiacevole né entusiasmante? La comfort zone, quel perimetro all’interno del quale ci sentiamo sicuri delle nostre conoscenze e prestazioni, è pericolosa perché al suo interno non si impara a ricominciare e addirittura, la “dotazione iniziale” su cui possiamo contare per affrontare i nuovi inizi, alta o bassa che sia, si riduce. Una volta si poteva stare per tutta la vita lavorativa nella tranquillità della comfort zone, ma ora non è più realistico: prima o poi qualcosa ci costringerà a uscirne. Meglio iniziare subito a costruire la propria capacità di ricominciare perché, ed è una buona notizia, la si può allenare ed espandere.
Cosa fare per avere il cambiamento come filo conduttore della nostra vita professionale e personale?
Nel libro elenco 5 abitudini utili da acquisire:
• Abitudine n. 1: imparare cose completamente nuove. Dovremmo chiederci quando abbiamo imparato qualcosa da zero l’ultima volta. Da zero significa che si trattava di qualcosa fuori dalla comfort zone di apprendimento. Per esempio, se siete avvocati e avete cercato di capire come funziona un programma informatico o come si aggiusta il cambio della bicicletta, conta, mentre se avete studiato l’ultimo testo di legge, non conta. Va bene qualsiasi cosa purché vi costringa a partire dalle nozioni base e a diventare principianti.
• Abitudine n. 2: rompere la routine. Essere abitudinari non aiuta quando bisogna ricominciare. È buona prassi fare un elenco delle proprie abitudini e poi, coscientemente, cambiarle.
• Abitudine n. 3: circondarsi di persone aperte al cambiamento o almeno diluire le persone chiuse che si frequentano aumentando il numero di quelle aperte.
• Abitudine n. 4: imparare a capire il contesto. Questa abitudine serve perché, quando si affronta un nuovo inizio, spesso si cambiano contesto e persone ed è chiave sapersi inserire rapidamente.
Per allenarsi bisogna studiare le abitudini e i comportamenti di diversi gruppi di persone senza giudicarli e senza preconcetti, con il solo scopo di capire le regole della “tribù” che state esaminando
• Abitudine n. 5: uscire dalla propria bolla. Questa abitudine serve ad aprire le vedute frequentando, ogni tanto, persone diverse da noi per qualche aspetto importante. Per esempio, se avete più di 50 anni, trovatevi un mentore almeno vent’anni più giovane (meglio se fuori dalla cerchia familiare). Se siete tra i 20 e 50, trovatene uno più vecchio e magari anche uno più giovane. Inoltre, almeno una volta al mese, cercate di vedere una persona con cui sapete di non andare d’accordo su qualcosa di importante e ascoltate il suo punto di vista.
Infine, allenate queste abitudini insieme ad altri, trovate altre persone che con cui condividere difficoltà e progressi. In fondo è come prepararsi per una maratona: in compagnia fate meno fatica e vi divertite di più.
Nelle prossime settimane pubblicheremo su Manageritalia.it stralci e storie del libro Il magico potere di ricominciare (Mind).