I problemi che affrontiamo oggi diventano benedizioni nello specchietto retrovisore della vita. Col tempo, il semaforo rosso di ieri diventerà verde». Sembra uno dei soliti pensierini motivazionali da leggere dopo aver scartato l’ennesimo biscottino della felicità. D’altronde, cosa ci si potrebbe aspettare da un libro scritto da un famoso attore di Hollywood che abbiamo visto in qualche commedia americana?
Quale profondità di pensiero potrà contenere una raccolta di riflessioni alternate a racconti di episodi della vita di Matthew McConaughey? Greenlights. L’arte di correre in discesa (Baldini& Castoldi editore) è diventato un piccolo caso editoriale, un successo che travalica la fama dell’attore.
È possibile che chi ha acquistato il libro lo abbia fatto in un primo momento attirato e incuriosito dal “brand” del famoso attore, come se fosse un gadget. Poi, grazie al passaparola, questo libro è diventato un bestseller.
Il libro riprende la tradizione dei romanzi on the road americani, in cui l’autore acquista un biglietto di sola andata per il deserto, dove andare a riflettere sulle storie ed esperienze raccolte durante i suoi cinquant’anni di vita. Come in tutte le autobiografie, i diari di vita, il libro inizia con la descrizione della sua infanzia negli States. Dal padre di origini irlandesi, il giovane McConaughey impara l’etica del duro lavoro, della disciplina, della lealtà, della perseveranza e dell’umiltà. La madre, invece, gli trasmette il ruolo della motivazione nel raggiungere i propri obiettivi, il tutto condito da una sfrontatezza yankee secondo la quale non dovete «entrare in un posto come se voleste comprarlo, entrateci come se fosse vostro».
Questo libro-racconto non è solo una raccolta di aneddoti più o meno divertenti, ma diventa un’occasione per riflettere sul proprio percorso, appuntare le lezioni imparate e trasmetterle al lettore. È proprio l’aspetto “didattico” di vita vissuta a rendere interessante questo libro. Libro dall’impaginazione accattivante, dove il racconto autobiografico viene interrotto da citazioni, post-it, appunti di viaggio raccolti nel corso di una vita e che ne fanno una raccolta di perle di saggezza dalle quali trarre ispirazione nel nostro lavoro e non solo.
Un libro scritto in modo diretto, sincero e umile. Molto diverso dalle autobiografie autocelebrative, dove traspare soprattutto l’arroganza di chi ce l’ha fatta. Un libro in cui le esperienze dell’autore diventano lezioni, grazie alle quali impariamo come anche in situazioni negative si debba sempre cercare il lato positivo. Come ci ricorda McConaughey, non si può apprezzare la luce senza ombre, a volte è necessario perdere l’equilibrio per trovare un appoggio migliore. Un modo, questo, per trovare sempre più semafori verdi (“greenlights”, appunto) e su come imparare a gestire e superare le delusioni, senza abbattersi davanti ai semafori rossi.