Giovani e turismo: un rapporto in crisi

Il settore non piace ai giovani, ma il rapporto si può ricucire attraverso formazione e coinvolgimento. Questa l’opinione di Stefania Stea, rappresentante hotel 4 stelle Associazione Veneziana Albergatori, Consigliera Camera Commercio Venezia Rovigo

L’intervista è parte del progetto di Manageritalia Veneto Turismo: giovani, imprese, lavoro – Il Veneto verso Milano-Cortina 2026, che riflette e vuole incidere sul futuro dei turismi in Veneto coinvolgendo tutti gli stakeholder del territorio, privati e pubblici.

In base alla sua esperienza come è oggi la situazione delle risorse umane nel settore alberghiero? Avete difficoltà a trovare personale e se sì per quali motivazioni? E in quali mansioni in particolare?

«In questi ultimi due anni è diventato davvero difficile reclutare personale con un minimo di preparazione. In primis per il reddito di cittadinanza, che è stato gestito in maniera superficiale e senza tenere conto della stagionalità di alcuni settori, come quello alberghiero e dei ristoranti. Poi per la pretesa, da parte di molti giovani, di stipendi alti, pur non avendo esperienza e senza aver compreso fino in fondo le dinamiche del settore. Infine per i salari, che nel nostro settore sono bassi e andrebbero rivalutati e, assieme ad essi, anche i costi del lavoro, che al contrario sono troppo alti. Noi, in particolare, fatichiamo a reclutare addetti al front office turnanti, portieri di notte e manutentori con esperienza».

E rispetto al turnover? Avete difficoltà a trattenere in azienda il personale, in particolare i giovani?

«La difficoltà vera sta nel trovare le persone motivate: spesso i giovani preferiscono andare a lavorare per blasonate catene internazionali o intraprendere carriere più remunerative. Per garantire una collaborazione duratura cerco di creare un ambiente di lavoro sereno e coinvolgente, di garantire una giusta retribuzione e di favorire la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli privati».

Ritiene che ci sia una elevata disaffezione dei giovani verso l’occupazione negli alberghi e, in generale, nel settore turistico? Ed eventualmente perché?

«L’orario di lavoro nelle strutture alberghiere può risultare lungo, spezzato e stressante: non è adatto a chi non ha spirito di sacrificio o la consapevolezza che, per i ruoli dirigenziali, è necessaria la gavetta. In molti giovani noto poi tante pretese e tanta arroganza, soprattutto nei confronti dei superiori e dei colleghi».

E le competenze? Quali competenze servono oggi e quali sono particolarmente scarse sul mercato?

«Sono varie, sia hard che soft. Come competenze tecniche sono fondamentali le conoscenze digitali e tecnologiche, almeno due lingue (l’inglese fluente ormai è scontato) e il conseguimento di specifici percorsi formativi o di specializzazione. Tra le soft skill sono utili l’empatia, la capacità di ascoltare, il problem solving, al quale è legata la creatività, la gestione dello stress, la proattività, la flessibilità, la resilienza e il saper lavorare in team».

Cosa e come fare per colmare questo gap?

«La formazione è un elemento essenziale. Senza un’adeguata e costante formazione viene a mancare la crescita personale: difficilmente si otterranno miglioramenti e risultati. Bisogna avere obiettivi professionali da perseguire e non smettere mai di imparare: l’umiltà e l’ambizione sono la chiave del successo personale».

Il turismo diventa un business sempre più sinergico e interconnesso, in cui i clienti chiedono un’offerta di esperienze che integrano i servizi di hôtellerie, cultura, sport, mobilità ecc.  In questo contesto, che politiche devono portare avanti le aziende verso le risorse umane, fondamentali per la qualità dei servizi?

«Fare turismo esperienziale significa passare dal turismo dei luoghi al turismo delle emozioni. Per sviluppare un’offerta tale si dovranno sviluppare necessariamente delle collaborazioni con altri professionisti o aziende, ma anche avvalersi di tecnologie tipiche dell’industria 4.0 che permettono di ottimizzare le azioni di comunicazione, promozione e vendita. Le risorse umane devono sapere essere attori nella vendita, utilizzando i canali adeguati, per trasmettere emozioni».

Si tratta di politiche che tutte le imprese sono/dovrebbero essere in grado di perseguire, oppure dimensione e formule imprenditoriali e organizzative influiscono?

«La soddisfazione e la fidelizzazione del cliente sono determinate dalla capacità di superare le sue aspettative, personalizzandola nella misura e nei modi che la singola impresa riesce a sostenere».

Cosa si può fare per dare più appealing, soprattutto verso i giovani, al lavoro nel settore alberghi e turismo, oggi così malvisto, a torto o a ragione, per stagionalità, tempi di lavoro estremamente flessibili e retribuzioni basse?

«Una volta inserito nel contesto aziendale, è importante che il giovane sia coinvolto nelle situazioni che lo riguardano, messo a conoscenza dei risultati ottenuti e di cosa l’azienda pensa di lui. Bisogna offrire percorsi di formazione, oltre che soffermarsi sulle condizioni lavorative che prevedano programmazione dei turni di riposo, benefit di vitto e alloggio, bonus sui risultati e attività di welfare».

Stefania Stea, proprietaria Ca’ Nigra Lagoon Resort e Ai due Fanali, rappresentante hotel 4 stelle Associazione Veneziana Albergatori, Consigliera Camera Commercio Venezia Rovigo.

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