“Grande è la confusione sotto il cielo”, affermava Mao Tze Tung, “quindi la situazione è eccellente”. Mao si riferiva, ovviamente, alla situazione della società cinese che avrebbe favorito il suo moto rivoluzionario; a me, però, l’aforisma ha fatto venire alla mente la situazione che stiamo vivendo oggi.
La pandemia sicuramente ha cambiato, e cambierà ancora, stili di vita, abitudini e comportamenti. Ma in alcuni casi ha solo acuito e reso più evidenti crisi organizzative e approcci alla gestione non adattati alla realtà del mondo che cambiava. Negli ultimi anni, infatti, il mondo del lavoro è mutato in maniera rapida e persistente e l’introduzione di nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione sul posto di lavoro e la globalizzazione dei mercati hanno avuto notevoli riflessi su contenuti, forme di lavoro e professionalità.
Fino agli anni settanta, la maggior parte delle persone viveva una vita di apprendimento, formazione e lavoro dal percorso “normale”: la gioventù con il periodo di formazione ed apprendimento, la maturità con l’attività professionale e il pensionamento seguivano un percorso lineare.
Con il passaggio ad una società del sapere, la biografia normale cede il passo ad una “multigrafia”, ovvero singoli periodi della vita diventano fasi di passaggio che si incrociano, che comportano interruzioni (disoccupazione, aggiornamenti) o proseguono (formazione continua) e si ripetono, riavviando un ciclo continuo di formazione e nuovo inserimento lavorativo. Nella vita lavorativa si pretenderà sempre di più un adattamento continuo ai mutamenti. Ciò richiederà disponibilità ad un apprendimento che duri tutta la vita, anche perché la validità delle conoscenze “dura” sempre meno. Già, conoscenze acquisite solo pochi anni prima con tanta fatica sono già superate perché sono cambiati sia il contesto sia le necessità del mondo del lavoro.
Diventa quindi fondamentale una formazione continua che possa far aggiornare ai dirigenti quelle competenze tecniche e comportamentali necessarie per poter competere in un mondo del lavoro sempre più selettivo e polarizzato. Quindi, formazione e reskilling per accompagnare il lavoratore lungo un percorso di sviluppo e riqualificazione professionale, tutelando la sua professionalità e quindi la sua persona invece del suo posto di lavoro.
Centrato su questo obiettivo da quasi vent’anni opera Fondir, il Fondo interprofessionale per la formazione continua dei dirigenti, costituito per volontà delle parti sociali Abi, Ania, Confcommercio, Confetra, First Cisl, Manageritalia, Fidia, Unisin – Sinfub, con due Comparti, dove afferiscono le aziende provenienti dai settori costituenti: e cioè in uno le aziende del Commercio, Turismo, Servizi, Logistica, Trasporti e Spedizioni e Credito, Finanza ed Assicurazioni nell’altro. Il Fondo ha proprio recentemente rinnovato i suoi organi.
COMPOSIZIONE DEL CDA FONDIR, NOMINATO IL 16 FEBBRAIO 2021
Stefano Bottino, ABI (presidente)
Roberto Saliola, Manageritalia (vicepresidente)
Paolo Baldazzi, Confcommercio
Mario Del Pezzo, Manageritalia
Mario Garcea, First Cisl
Fabio Marrocco, Confetra
Corrado Mosele, Confcommercio
Pietro Pisani, Unisin-Sinfub
Gianluca Reggioni, ABI
Ettore Ruggiero, Manageritalia
Riccardo Verità, Ania
Fondir si finanzia con i contributi per la formazione già versati all’Inps dalle imprese aderenti e dall’Inps stesso, poi riversati al Fondo su richiesta delle aziende stesse e in favore dei loro dirigenti e quindi di loro stesse. Non costa quindi nulla e offre un’utile opportunità di ampliare le possibilità formative. Fondi paralleli esistono naturalmente anche per tutti gli altri lavoratori.
COME ADERIRE A FONDIR
Tutte le aziende private appartenenti a differenti settori economici possono iscriversi a Fondir. Condizione necessaria è che fra i dipendenti ci sia personale assunto con contratto da dirigente.
L’adesione è gratuita e permette di recuperare e utilizzare i contributi per la formazione già versati all’Inps. Partecipando agli avvisi è possibile anche ottenere più risorse per la formazione di quelle versate.
Aderire è semplice: basta scegliere nella “denuncia aziendale” del flusso Uniemens, all’interno dell’elemento “FondoInterprof”, l’opzione “Adesione” (codice Fodi) e inserire il numero dei dirigenti interessati all’obbligo contributivo.
Qualora un’azienda desideri aderire a Fondir ma risulta essere iscritta ad altro Fondo, dovrà, prima di cambiare codice, scegliere l’opzione Redi e successivamente indicare il codice Fodi.
Al Fondo aderiscono complessivamente circa 6.000 imprese con più di 30.000 dirigenti e oggi Fondir rappresenta circa un quarto dei dirigenti del settore privato.
Dalla sua costituzione Fondir ha finanziato circa 8.000 piani di formazione, con un impegno di risorse pari a quasi 100 milioni di euro, di cui l’80% liquidati. Annualmente sono interessate da percorsi di formazione finanziata dal Fondo oltre 600 aziende e circa 4.200 dirigenti.
L’obiettivo primario del Fondo è quello di adeguare le competenze dei dirigenti ai cambiamenti in corso, sviluppando approcci strategici e competenze trasversali per organizzare e attuare strategie aziendali realmente innovative e che permettano, al contempo, una rapida riconversione dei metodi produttivi.
Già negli anni passati, e ancor più oggi con l’accelerazione imposta dalla pandemia, assume importanza strategica la valorizzazione degli aspetti e degli asset immateriali delle aziende. Ciò che ha sempre funzionato non è detto che oggi funzioni ancora. La sfida vincente sarà quella di essere in grado di avere visione e competenze trasversali, sempre più interconnesse e contaminate con altre discipline.
Fondir negli anni ha mutato la propria offerta formativa, progettando strumenti sempre più flessibili, con metodologie che, assicurando comunque il necessario e obbligatorio controllo dei piani finanziati, consentano però alle aziende di poter usufruire di formazione di qualità, rapida nell’erogazione, semplice nelle regole d’accesso e con una fruizione che si concili con i tempi di lavoro. Carta zero e rendicontazione a costi standard hanno accelerato il pagamento dei piani. E con l’avvio della programmazione 2021, il Fondo mette a disposizione delle aziende iscritte quasi 23 milioni di euro. Un’ottima opportunità per rafforzare le competenze della classe dirigente in questo particolare momento storico.
Il percorso di affinamento delle competenze sarà soprattutto culturale: le aziende più pronte a vivere nel nuovo mondo quanto prima capiranno che la flessibilità mentale, l’aggiornamento continuo e la creatività saranno le armi con cui competere, tanto prima saranno competitive sul mercato globale.
Pertanto, alla confusione sotto il cielo, i dirigenti dovranno reagire facendosi trovare pronti alla ripartenza, con uno scenario che non sarà uguale a ieri, ma che Fondir già prepara ad affrontare!