Cosa vuol dire oggi essere amministratore delegato in un mercato sempre più mutevole?
«Vuol dire studiare e mantenersi aggiornati come mai è successo in passato. In ogni mercato le evoluzioni tecnologiche possono essere straordinarie opportunità come grandi minacce. È troppo semplice passare da essere leader a essere obsoleti e bisogna sempre guardare al dopodomani per cercare di rimanere competitivi e attuali. Penso poi che questo atteggiamento non sia solo di una persona, del leader, ma deve essere trasmesso e coltivato in tutta l’organizzazione facendone una delle caratteristiche personali da cercare e premiare».
Quali i must da mettere in campo, indipendentemente da azienda e settore?
«Studio, ascolto, determinazione, ma soprattutto capacità di ingaggiare le persone in progetti complessi e mai scontati. Il capitale umano è in ogni settore importante, ma in quello dei servizi dove la mia azienda opera è cruciale».
Come un amministratore delegato può dare contributo e valore all’azienda?
«Oggi come oggi i ruoli sono più sfumati e la velocità del mercato richiede una vicinanza dei vertici aziendali con ogni fase operativa. Solo così si può aggiungere valore e portare le persone a raggiungere obiettivi sfidanti. Credo che l’epoca del manager distaccato e non coinvolto nella quotidianità sia finita».
Lei è stato nel marketing, nelle vendite ecc. Qual è il percorso vincente?
«Non esistono stereotipi. Certo è che solo conoscendo fino in fondo il cliente si può costruire un prodotto o un servizio di successo. Non è sufficiente ascoltare, bisogna conoscere dal profondo per innovare. Prenda l’esempio di Uber: se avessero seguito solo il percorso classico dei focus group organizzati fra gli utenti dei taxi cosa avrebbero ottenuto? Risposte standard tipo: più veloci, più puliti, meno costosi ecc. Non credo avrebbero costruito l’esperienza cliente che oggi offrono solo basandosi su questo. Innovare significa conoscere a fondo, essere curiosi e immaginare. Ecco il percorso vincente».
Cosa fare per crescere professionalmente?
«Mai sentirsi a posto con se stessi o arrivati. Mai pensare: mi merito che l’azienda mi dia riconoscimenti per quello che ho fatto.
Ogni mattina bisogna svegliarsi pensando di dover dimostrare quanto si vale e cosa si può portare all’azienda e alle persone che vi lavorano».
Quali sono i punti di forza di business e manageriali del settore dei servizi finanziari? E come sono esportabili altrove?
«I servizi per il mondo finanziario offrono grandi opportunità di risparmio ed efficientamento a tutti i clienti. Il primo servizio che Crif (la capogruppo di Cribis) ha lanciato in Italia oltre 25 anni fa ha fatto risparmiare milioni di euro in minori tassi di interesse a ognuno di noi. Sono idee esportabili in ogni paese e che ci hanno consentito un grande sviluppo globale».
Che ambiente professionale c’è a Bologna e come sfruttarlo?
«Bologna è una città dove si vive ancora benissimo e questo aiuta anche a lavorare meglio. Il tessuto aziendale locale è stimolante e vario e sicuramente offre buone opportunità di crescita».
Come fare networking con vantaggi per sé e l’azienda, magari anche divertendosi?
«Incontrando le persone con curiosità. Se lo si fa per dovere o solo con lo scopo di vendere se stessi o la propria azienda porta forse a qualche risultato immediato, ma sicuramente non nel lungo periodo».
Managerialmente parlando, Bologna e la sua regione come sono messi?
«Molti ottimi manager in aziende dinamiche e abituate a contesti internazionali. Cosa vuole di più?».
Lei è associato a Manageritalia Bologna: che rapporto e quali vantaggi ha?
«Utilizzo qualche servizio ma non frequento mai. Magari se ci fossero iniziative diverse anche di networking potrebbe diventare un ambiente di ulteriore crescita».