È tempo di valorizzare il capitale umano

Per non essere emarginati da un mondo nel quale il sapere è delegato sempre più alle tecnologie digitali, diventa fondamentale valorizzare le proprie competenze professionali. Un’attività che richiede concentrazione e approfondimento, al contrario di approcci esaltati come rapidità e superficialità. In questo articolo parliamo del volume appena pubblicato di Gian Carlo Cocco, Time to mind

La vastissima massa di competenze che caratterizza il mondo attuale non può essere raccolta nella mente di un singolo individuo (nel Rinascimento questa illusione era ancora in auge tramite la figura dell’uomo “enciclopedico”).

Tutte le conoscenze (le hard skill delle competenze) sono distribuite capillarmente nelle comunità umane e, soprattutto, registrate in apparati di informazioni composti dai tradizionali manuali alle raccolte di dati, fino ai big data di ultima generazione.

Nel loro libro L’illusione della conoscenza, Steven Sloman e Philip Fernbach chiariscono che le persone possono registrare nella loro mente un numero assai limitato di informazioni: in un certo senso gli esseri umani si comportano al pari delle api e fanno riferimento a una sorta di “mente collettiva”.

Le conoscenze di ogni singola persona (che sono inestricabilmente connesse con quelle di altre persone) rappresentano comunque la tessera di un mosaico dinamico insostituibile e faticosamente delegabile, un prezioso “bagaglio” non facile da conservare, arricchire e utilizzare, che deve essere sostenuto da comportamenti che consentono di trasmetterle, applicarle e svilupparle tramite un processo di interazioni arricchenti. Questi comportamenti possono essere individuati e descritti in termini

di capacità (le soft skill, che si dimostrano sempre più importanti nel mondo digitale) e vanno a completare le competenze professionali.

Il ruolo centrale dell’uomo nell’era digitale

Si sta diffondendo, infatti, la convinzione che l’intelligenza artificiale, la robotica, le nanotecnologie, le biotecnologie ecc., possano sostituire le competenze professionali individuali e collettive. Ma questa convinzione rischia di divenire una pericolosa illusione perché le sempre più diffuse tecnologie digitali stanno sì modificando la realtà sociale ed economica, ma hanno assolutamente bisogno della cura e dello sviluppo delle conoscenze e delle capacità delle persone reali. Abdicare alle proprie competenze e delegarle a sistemi informatici e telematici può aprire l’orizzonte al drammatico futuro disegnato da Yuval Harari nei suoi libri: far parte della maggioranza degli “inutili”.  

La nuova ignoranza,
figlia della superficialità. Come combatterla? 

Negli ultimi tempi l’ignoranza di massa è riapparsa (come accade sovente per molte epidemie che sembravano debellate), originata dalla superficialità, dal fascino della semplificazione, dalla cultura edonistica che, anziché premiare l’impegno, valorizza la furbizia e il minimo sforzo per ottenere il massimo risultato. Questo riflusso dell’ignoranza si è diffuso e si diffonde come un virus anche nelle scuole e nelle università, favorito dall’abbassamento degli standard di profitto e dal lassismo di molti docenti. La cultura digitale, basata sul reperimento delle informazioni essenziali in tempo reale, ha contribuito pericolosamente al diffondersi dell’ignoranza (mascherata da una patina di sapere superficiale). Perché sforzarsi di acquisire con fatica conoscenze quando la stesse sono a portata di mano con un click? Ma l’unica modalità per evitare di essere emarginati da un mondo nel quale il sapere è totalmente delegato all’intelligenza artificiale consiste nella valorizzazione delle competenze professionali che si accrescono nell’interscambio e nel gioco di squadra. 

Questa attività richiede concentrazione e approfondimento, al contrario degli approcci oggi esaltati: la rapidità e la superficialità. Come segnala Daniel Goleman nel suo libro Focus, oggi l’attenzione e la concentrazione rappresentano preziose risorse mentali molto poco apprezzate a scapito del sapere preconfezionato e, spesso, astutamente manipolato.

Nell’attuale turbolenza e imprevedibilità economica e sociale, il valore professionale delle persone (che rimangono in ogni caso il perno insostituibile di ogni attività, cioè un capitale) rimane la risorsa strategica per eccellenza. Se non viene superato l’ostacolo fondamentale che tende a diffondere in modo subdolo l’ignoranza e a mantenere surrettiziamente la diffusa illusione di possedere il sapere in forma virtuale, questo capitale rischia di svanire. Le persone, soprattutto quelle che hanno potuto accumulare un solido bagaglio di competenze, devono necessariamente dedicare la massima attenzione, se vogliono sopravvivere alla minaccia dell’obsolescenza del proprio valore professionale e di quello dei propri collaboratori. Questo impegno richiede una modalità non solo mirata, ma anche veloce.

Time to mind, l’apprendimento come vantaggio competitivo

In sintesi, occorre la progressiva riduzione del tempo di apprendimento accompagnata dal mantenimento dell’efficacia: un vantaggio competitivo che può essere sintetizzato nella formula Time to mind che dà il titolo al libro e che trae spunto dal diffuso e vincente approccio del Time to market. 

Seguendo il percorso del libro possiamo partire da una citazione tratta dall’introduzione: «Se le persone vogliono sopravvivere all’attuale “tempesta perfetta”, dove le onde della speculazione finanziaria originano drammatici naufragi (ingigantiti dalla pandemia), devono dedicare attenzione non solo ai risultati da raggiungere, ma anche al proprio valore professionale e a quello dei propri eventuali collaboratori».

Il libro Time to mind rappresenta anche il seguito e il completamento della recente pubblicazione dello stesso autore dal titolo Governare l’impresa con il capitale umano, in quanto fornisce un contributo applicativo di come il capitale umano organizzativo e personale possa essere concretamente sviluppato tramite accorgimenti per rendere efficace l’apprendimento delle conoscenze e delle leve per incrementare in forma mirata l’espressione delle capacità.

Assessment per seguire
le evoluzioni delle capacità 
Per seguire le evoluzioni delle capacità è indispensabile fare ricorso allo strumento diagnostico definito assessment che, a fronte dello sviluppo dello smartworking, può essere applicato a distanza secondo quanto illustrato nel libro. La metodologia di assessment ha il vantaggio di diagnosticare rapidamente e in modo affidabile il livello di espressione delle capacità chiave e di suggerire azioni mirate di automiglioramento e di autocoaching.

L’applicazione del Time to mind consente di realizzare un sistema di “autoformazione permanente” che si pone l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere direttamente le risorse di contenuto professionale significativo. In particolare, per la popolazione dei giovani (studenti universitari o studenti degli ultimi anni delle scuole superiori) è stato possibile individuare alcune capacità essenziali per svolgere qualsiasi tipo di attività. Queste capacità possono fornire un primo orientamento per coloro che affrontano la sfida del primo impiego o sono neo-assunti. Il profilo che emerge dalla compilazione degli assessment può essere correlato ai risultati emergenti dalla compilazione del questionario sulle intelligenze multiple abbinato al questionario sullo stile di apprendimento, che forniscono utili indicazioni di orientamento.

Dato che l’epoca dell’investimento professionale garantito dalle istituzioni e dalle imprese è sempre più in crisi, l’unica risposta possibile è l’investimento su se stessi realizzabile in un periodo di tempo ragionevole e con un impegno quotidiano limitato, purché continuativo. 

Time to Mind. Velocità ed efficacia dell’apprendimento: il nuovo vantaggio competitivo di imprese e individui, Gian Carlo Cocco, Franco Angeli 2020 – Collana HR Innovation AIDP.

Alla conclusione del libro si trova un voucher che consente di provare gratuitamente alcuni assessment a distanza proposti dalla piattaforma multilingue di formazione messa a punto dalla Time to Mind SA, impresa svizzera della quale Cocco è presidente: https://www.timetomind.ch/


Gian Carlo Cocco è professore universitario di Intelligenze manageriali e di Economia del capitale umano presso l’Università e-Campus di Novedrate (Co). Coordina progetti di consulenza e formazione incentrati sulla valorizzazione del capitale umano d’impresa e sullo sviluppo dei processi di innovazione. È titolare, in Svizzera, della Gian Carlo Cocco Sagl. 

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